Enrico Letta e la sua ‘agenda surreale…’

Jasmine Cristallo, portavoce delle sardine, plaude alla proposta di Letta di tassare le successioni milionarie. Il linguaggio della Cristallo è proprio della notte dei tempi: ‘Una proposta che certamente non faceva riferimento ad ‘un impianto bolscevico’. Una proposta moderatamente di sinistra, stroncata sul nascere da Draghi ed avversata dalla destra. Si trattava di una proposta di buonsenso e destinata ai giovani e questo di fronte al dilagare di povertà diffuse e mentre grandi patrimoni accumulano e consolidano ricchezze. In Italia, grazie ad un regalo che Berlusconi ha fatto ai ricchi come lui, chi ha certi privilegi li conserva e li trasmette, tutti, ai propri eredi. Di fronte alla proposta di chiedere un esiguo contributo all’1% degli italiani che eredita patrimoni sopra i 5 milioni di euro, ripeto, 5 milioni di euro, le destre hanno avuto una reazione spropositata, quasi si fossero trovati di fronte ad un esproprio proletario’. 

Le Sardine sono un fenomeno folkloristico e  per Jasmine Cristallo, una che vuole emigrare se la Meloni dovesse diventare premier,  la ricchezza è un ‘privilegio’. E la sinistra ha un solo dovere: tassare i più facoltosi. Altre idee a loro non vengono.

Nel Pd ha destato stupore questa virata di Letta. ‘Sono d’accordo con Draghi’, ha twittato  l’ex renziano Andrea Marcucci, mentre la sinistra dem, con Gianni Cuperlo, Matteo Orfini, Andrea Orlando, è corsa ad applaudire. Letta ha dovuto digerire l’umiliazione che Draghi gli ha inferto ma è deciso a rilanciare. «Draghi fa il premier di una maggioranza eccezionale figlia di tempi eccezionali – è il commento di Letta – io faccio il leader di un partito di sinistra. Essere leali significa, anche, tenere il punto quando si è forti delle proprie convinzioni. Il dovere adesso è di ‘redistribuire le ricchezza’.

Marcello Veneziani sulla Verità  fa un ritratti del segretario del Pd: ‘Enrico Letta è uno stagista attempato a cui hanno assegnato d’ufficio la borsa di studio come segretario del Partito democratico. È planato in Italia, si è installato nel suo ufficio e nel loggione del governo Draghi a cose fatte.   Ha trovato tutto pronto, doveva solo mettere nel microonde la sua porzione.  Erasmus Letta è arrivato al suo posto per completare il quadro e renderlo omogeneo a Draghi e al mantra ‘l’Europa ce lo chiede’. L’avvento di Letta con una buona di realismo si può descrivere così, spiega lo scrittore ed editorialista; se non fosse per le manie di protagonismo e di decisionismo del segretario dem. Il quale si crede di essere quello che non è: l’azionista di maggioranza del governo Draghi. E così è diventato arrogante con Salvini e Meloni.  Ma non si rende conto di avere  un’agenda ‘surreale’.

Letta ‘parla come se il padrone di casa fosse lui, come se lui avesse voluto Draghi al governo e avesse deciso i ministri tutti, il programma, le riforme e perfino cosa indossare e cosa mangiare. I tg della Rai che sono di una povertà d’immagini da tv albanese sotto dittatura’, ci presentano un Letta tuttofare: ‘Dinamico, non perde tempo, guizza tra le macchine, s’ infila nella sede risoluto e dal piglio cesarista diresti: e mo’ so’ cavoli amari per chi trova in sede a poltrire. Arriva lui e li mette in riga…Se non sei d’accordo con le nostre riforme, intìma il Lettatore ogni giorno a Salvini, te ne puoi andare’, incalza la penna virulenta di Veneziani. Che lo mette in riga. Guardare i sondaggi per credere, che sono un bel bagno di umiltà: due rilevazioni – da venerdì a lunedì con il sondaggio Mentana-  fanno scivolare il Pd al terzo posto dopo FdI.

Non gli viene il sospetto – chiede Veneziani -che lui, come Salvini, è lì a far da coro, tappezzeria e supporto a un governo che non è di sinistra, non è di destra, non è grillino, ma è euro-banco-atlantico, se proprio vogliamo spaziare. E ha una sola Riforma da fare: il piano Recovery, quel brutto nome ospedaliero per rianimare l’Italia sul piano economico’. Non sembra prendere atto della realtà. Avendo in passato perso altre borse di studio, una a Palazzo Chigi sette anni fa, crede di essere stato reintegrato nel Palazzo di governo- prosegue lo scrittore e filosofo- . E pensa o vuol far credere che Draghi sia solo il Luogotenente, il suo emissario. Stavolta, per non ripetere la brutta fine della volta scorsa, Letta fa il grintoso, il cazzuto, il tosto; imita malamente Renzi: scottato come fu dal giorno in cui gli lasciò la campanella che ancora risuona dentro le sue orecchie’.  Veneziani  lo richiama a scendere dal piedistallo: ‘Non ha capito che alla segreteria del Pd non è stato chiamato come il Vaccino risolutivo della leadership; semmai come il Tampone in questa lunga vacatio sedis dopo la cacciata del tirannello fiorentino’.

Se è  Salvini a chiedere  le riforme che stanno a cuore alla Lega, Letta allora  dice che sono divisive e  che è il leader leghista a voler spaccare la maggioranza. Venezani non è il solo ad affermare che l’unico movente di Letta è elettorale e propagandistico. Un altro intellettuale, il sociologo Luca Ricolfi, uomo di sinistra, lo ha affermato tale e quale in un ‘intervista, seguita da un intervento a quarta Repubblica in cui si è detto ‘a disagio’ con questa sinistra. Veneziani non è il solo a definire ‘surreale’ l’agenda di Letta. Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano gli rinfaccia di avere mollato i non garantiti: ‘Anche se per il Pd il blocco dei non garantiti costituisse una causa persa dal punto di vista elettorale; come può disinteressarsene il partito cha affonda le radici nelle idee di progresso e nei valori del cattolicesimo sociale? Forse da Enrico Letta sarebbe lecito aspettarsi una spiegazione: perché il Pd sia impegnato a polemizzare con Matteo Salvini quasi esclusivamente sul tema dei diritti . E si tralasci, per esempio, di intervenire sul davvero poco che l’esecutivo Draghi, in linea con l’esecutivo Conte,  riesce a produrre nel sostegno al lavoro non garantito’.

Leggi bene l’ingaggio, conclude Veneziani,  sei stato preso come stagista, non come statista…

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