Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 28-11-2023 Roma (Italia) - PD, mancata proroga del mercato tutelato dell'energia - Nella foto: la segretaria PD Elly Schlein durante la conferenza stampa convocata d'urgenza per fare il punto sulla mancata proroga del mercato tutelato dell'energia nel decreto appena varato dal governo November 28, 2023 Rome (Italy)- Politics - PD, failure to extend the protected energy market - In the photo: PD secretary Elly Schlein during the press conference urgently called to take stock of the failure to extend the protected energy market in the decree just passed by the government

Elly Schlein e le europee. Clemente Mastella: ‘La star sul piano politico è solo la Meloni’

Elly Schlein vorrebbe candidarsi capolista alle europee in tutte e cinque le circoscrizioni. Ma ormai è la sola a pensarla così. Il dibattito sulla discesa in campo della segretaria alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo ci restituisce l’immagine di una leadership sempre più isolata all’interno del Pd. La notizia è che Schlein non ha più un gruppo di fedelissimi. O forse non lo ha mai avuto. La dimostrazione, appunto, sta nel posizionamento delle varie correnti dem sull’ipotesi di una corsa della segretaria. “Forse solo Boccia ormai le dice di candidarsi, ma nemmeno Furfaro e Ruotolo si possono considerare come vicini a Schlein”, dice  un deputato del Pd di prima fascia. La situazione è quella di una segretaria con la valigia in mano, barricata al Nazareno con un gruppetto di consiglieri. Un cerchio magico che è sempre più stretto.

È ancora una fonte dem a raccontare a taccuini chiusi la solitudine di Schlein: “Lei si confronta e si fida solo di tre o quattro persone del suo Staff, nessun politico, parla soltanto con pochi dei suoi collaboratori”. Le voci del Nazareno descrivono una segretaria nel bunker. Altro che la truppa dei “quarantenni” che erano pronti a rivoltare il Pd come un calzino. Stando alle voci che filtrano dal Pd, l’unico esponente politico che si può considerare “davvero leale e vicino a Schlein” è la coordinatrice della segreteria nazionale Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio. Per rendersi conto dell’isolamento della leader del Pd basta guardare le ultime prese di posizione sulla sua candidatura alle elezioni europee. L’ultima? Quella di un altro insospettabile, Pierluigi Bersani. L’ex segretario dem stronca le ambizioni della segretaria. “Deve valere il principio di coerenza, se ti candidi poi vai a Bruxelles”, ha detto Bersani.

Eppure la segretaria sembra intenzionata comunque a misurarsi con la sfida. Tocca vedere soltanto con quali modalità. Una possibilità è una candidatura in una sola circoscrizione anziché in tutte e cinque. Il che vuole dire che addirittura Schlein potrebbe rimanerci per davvero a Bruxelles. Una posizione che trova sempre più sponde all’interno del Pd. Con le malelingue che sussurrano: “È un modo per allontanarla da Roma nel momento in cui finirà la sua esperienza come segretaria”. Un esilio dorato. Ma, dicevamo, colpisce l’isolamento politico di Schlein. “Anche Orlando e Franceschini non vogliono che si candidi in tutte e cinque le circoscrizioni”. Ma a pesare più di tutti è stata la bocciatura di Romano Prodi, che pure mesi fa aveva benedetto il nuovo corso incarnato dalla deputata italo-svizzera-statunitense, ritagliandosi il ruolo di consigliere e padre putativo politico della leader. Assicurano dal Pd che “il no di Prodi alla candidatura è stato una botta bruttissima per Schlein, lei non se lo aspettava”.

Per non parlare dei no che arrivano dal fronte che al congresso ha sostenuto Stefano Bonaccini. Il governatore dell’Emilia Romagna ha stoppato di nuovo le pretese di Schlein. “Elly Schlein non ha bisogno dei miei consigli, se si vuole candidare è la leader del partito, ha tutto il diritto di farlo”, è la premessa di rito del presidente del Pd. Poi la stoccata: “Ho già detto, nei giorni scorsi, cosa penso, cioè che, a mio parere, l’idea della capolista in cinque circoscrizioni non attiene alla nostra storia e alla nostra cultura da un punto di vista di una grande forza democratica che ha un vantaggio rispetto alle altre, che è quello che può parlare di Europa con più cognizione di causa”. Bocciata.

A ciò si aggiungono le fibrillazioni sulla politica estera. I riformisti non vogliono che alla Camera, sulla mozione sulla guerra in Medio Oriente, sia espressa a chiare lettere la richiesta del riconoscimento di una Stato di Palestina indipendente. Ma anche la linea pacifista sull’Ucraina è sotto accusa. Senza dimenticare le ultime tensioni interne sui temi etici. Con il botta e risposta tra Schlein e l’ex ministro Lorenzo Guerini sul fine vita. Elly traballa

I leader candidati alle elezioni europee portano consenso? Meloni e Renzi trainano, Schlein candidata affossa il Pd.

Nella politica italiana dove tutti i partiti ragionano come ci fosse il proporzionale salvo poi doversi – causa legge elettorale parzialmente maggioritaria – acconciare ad alleanze da cartello elettorale che producono coalizioni dove il gioco più naturale e obbligato, appena formato il Governo, è un continuo tiro alla fune, la segretaria del Partito Democratico è ritenuta da tutti debole nel Paese e dunque la meno pericolosa dei possibili coprotagonisti di oggi. Che, attenzione, saranno anche quelli di domani. Perché in un Parlamento pieno di anonimi, a un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, se ci fossero stati personaggi carichi di minimo carisma o personalità, o anche solo minimamente promettenti, sarebbero già usciti. Invece niente. E così resterà, dunque, per i prossimi tre anni. Con questo orizzonte, Elly è comoda per Conte perché evita l’approdo di qualcuno che gli faccia davvero concorrenza rischiando di metterselo definitivamente sotto il tacco.

Conviene alla minoranza Pd che pur allibita dalle uscite marziane della segretaria preferisce far parte insofferente e marginale di un partito del 20% con una segretaria claudicante anziché essere protagonista di uno che azzardi, rischiando qualcosa, salvo eventualmente scoprire nelle urne europee che il peso elettorale di questo Pd non sia invece inferiore. Conviene al Centro, che così può tentare di raccogliere i voti di chi, non approvando l’operato del centrodestra troppo un’alternativa ancora più statalista e dirigista. Conviene statalista, non crede in, last but not least, a Giorgia Meloni, che infatti la cerca come suo sparring partner, sapendola come propria assicurazione sulla vita, giacché Elly elegge a priorità argomenti del tutto evanescenti (anzitutto l’evocazione dell’inesistente allarme fascismo) cui è sensibile una fetta minima della nostra società, e il cui dualismo la aiuterà a regolare i rapporti di forza nel centrodestra alle Europee.

Durante l’ultima puntata di Omnibus, Clemente Mastella, sindaco di Benevento, ha espresso un’opinione forte e incisiva riguardo lo stato attuale della politica italiana, in particolare focalizzandosi sulla sinistra e sul suo confronto con la destra. L’attenzione è stata catturata dalla sua analisi critica, soprattutto riguardo alla figura emergente di Elly Schlein, una delle protagoniste del dibattito politico attuale.

Mastella ha puntato il dito contro la sinistra, sottolineando: “I vagiti dell’opposizione sono stati veramente poco efficaci fino ad oggi“. Questa osservazione arriva in un momento particolarmente caldo per la politica italiana, segnato da intensi scambi e dibattiti in aula a Montecitorio, dove recentemente si è assistito a un confronto diretto tra il primo ministro Giorgia Meloni e la leader dell’opposizione Elly Schlein.

Il dibattito in questione, che ha visto Meloni e Schlein protagoniste, è stato interpretato da Mastella come un chiaro segnale della superiorità politica di Meloni in questo momento storico. Secondo il sindaco di Benevento: “La star sul piano politico è apparsa soltanto la Meloni“. Questo, per Mastella, rappresenta una problematica per il tessuto democratico del paese, sottolineando la necessità di un’opposizione più forte e incisiva.

Il riferimento a una “debolezza strutturale” del centrosinistra, e in particolare della sinistra, è un punto critico sollevato da Mastella. Egli ritiene che la sinistra: “L’idea di andare tutto a sinistra li porta a superare i vagiti ma resteranno fermi al balbettio“. Questo, secondo Mastella, è evidente dalla mancanza di vittorie elettorali significative da parte della sinistra dall’anno 2006, quando, secondo le sue parole, il successo fu dovuto in gran parte ai suoi 280mila voti in Campania.

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