Elezioni europee tra la variabile impazzita di Matteo Salvini e l’allarme di Mario Draghi sul modello di crescita europeo

A sei mesi e poco più alla data delle elezioni europee è fatto obbligo dedicare l’editoriale di questa settimana a questa realtà politica in prossima scadenza,  e lo è ancor di più se si avverte qualche nota stonata che può turbare l’armonia esistente nel centrodestra. La nota stonata di cui parlo è rappresentata dal vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, leader della Lega, Matteo Salvini che, a valle del meeting sovranista di Firenze torna ad attaccare ‘l’Europa delle tasse’: ‘Sono a Bruxelles  da ministro per evitare una nuova tassa europea, questa volta sui porti italiani. Questa è l’Europa che non ci piace, quella della tassa sulle auto, sulla casa che costerebbe agli italiani fino a 50mila euro. La Lega vuole un’Europa diversa. Meno tasse e obblighi e più sicurezza. C’è chi ripropone l’inciucio con le sinistre, che ha portato l’Europa ai problemi di oggi, e chi pensa ad un futuro di benessere fondato su lavoro, sicurezza e libertà, guidato dal centrodestra unito anche a Bruxelles’. Nell’ultimo passaggio che parla di ‘inciucio con le sinistre’ sceglie come ‘testimone’ la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, che molto elegantemente sorvola sulle dichiarazioni del capo-leghista, ricordandogli  che esiste una maggioranza ampia a Bruxelles in grado di proporre una scelta europeista ai cittadini: ‘Mi interessa solo portare le persone al voto. Continueremo a lavorare con le forze europeiste anche nel prossimo Parlamento, quanto detto da Matteo Salvini non l’ho preso come una critica. Ho ottimi rapporti con tutti gli europarlamentari italiani di tutti gli schieramenti politici e ho grande rispetto per il lavoro che svolgono gli europarlamentari, possiamo non essere sempre d’accordo su tutto, ma questo rispetto per me è sacrosanto. Perché sono stati eletti dai cittadini italiani. Quello che mi interessa è di portare quanta più gente possibile al voto. Continueremo a lavorare con le forze pro europee anche nel prossimo Parlamento, sarà più difficile ma tanto più importante’. La giovanissima presidente e avvocato Metsola incontra Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e, in precedenza,  è stata intervistata da Bruno Vespa in  ‘Rai Cinque minuti’: ‘Un’alleanza di Giorgia Meloni con il Ppe? Io non posso parlare per suo conto, ma la presidente la conosco molto bene. È una donna molto forte. Quando parla lei si vede che l’Italia conta. È una donna pro-Ue molto forte. Ed è per questo che noi contiamo su di lei. E io conterò non solo sulla sua amicizia ma sulla leadership. Quest’anno l’Italia prenderà la presidenza del G7, sarà un anno molto importante perché potremo vedere la presidente con i suoi ministri nella leadership di questi Paesi.  L’Europa se guardiamo gli ultimi 5 anni è stata più unita che mai ma dobbiamo essere sicuri che quell’unità si mantenga. Questo è ciò che voglio fare qui in Italia. Vengo da un tour nel Sud che ho fatto per ascoltare e assicurarmi che i cittadini possano contare sulla nostra unità. Non possiamo dare per scontati i nostri elettori. E’ questa la più grande sfida che avremo. Stiamo parlando ora di cosa vogliamo dall’Ue dopo le elezioni. Io voglio che gli italiani abbiano la possibilità di trovare dei candidati di cui possano fidarsi, affinché noi possiamo continuare a costruire questo progetto europeo, che è fragile. Io sono convinta che solo il centro europeista può dare soluzioni al futuro dell’Ue’. In pochi e brevi passaggi Roberta Metsola coglie il centro della problematica europea post-elezioni,  che si dipingerà a giugno 2024: ‘…negli ultimi 5 anni l’Europa è stata più unita che mai…; ‘…dobbiamo essere sicuri che questa unità si mantenga…;  ‘…non possiamo dare per scontati i nostri elettori…; ‘possiamo continuare a costruire questo progetto europeo’. Lo scopo ultimo del mio editoriale non è quello di rispondere,  o stigmatizzare quanto affermato da Matteo Salvini,  che in questo momento gioca politicamente a fare la variabile impazzita, quando è più che nota la posizione del centrodestra e di Antonio Tajani: ‘Salvini è un alleato e può esserlo anche in Europa, ma noi non faremo mai un’alleanza con Afd e con la signora Le Pen. Questo è noto e non ha nulla che vedere con l’Italia e con il governo. Nessun inciucio, ma dobbiamo dare stabilità all’Europa ed essere realisti. In Europa sono per un’alleanza di centrodestra tra conservatori, liberali e popolari. La centralità di Forza Italia nella stabilità dell’Europa è un elemento imprescindibile nella prossima legislatura. Forza Italia è parte del Ppe e senza Ppe non si governa l’Europa. Non c’è nessuna polemica con Salvini e non devo fare nessuno appello. Salvini farà le scelte che ritiene opportuno fare. Dico solo che se Salvini vuole allearsi con noi io sono sempre disponibile. Siamo alleati in Italia, non vedo perché non dovremmo esserlo in Europa’. Ancor meglio chiarisce Fulvio Martusciello, capodelegazione di Forza Italia al Parlamento Europeo, che liquida così il leader della Lega: ‘È in campagna elettorale. Noi l’abbiamo iniziata prima di lui e dovrebbe ricordarsi che il segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani ‘non sbaglia mai’. Il riferimento è all’affermazione del ministro delle Infrastrutture e vicepresidente del Consiglio, secondo il quale il leader degli azzurri ‘sbaglia’ a dire che non si alleerà mai con forze anti-Ue come il Rassemblement National di Marine Le Pen e con Alternative fuer Deutschland. Salvini, continua Martusciello, sa quanto noi che in Europa non si vota con il maggioritario, ma con il proporzionale puro: le maggioranze si compongono il giorno dopo le elezioni. Il 10 giugno i segretari dei partiti avvieranno le decisioni. Noi siamo in campo con i nostri valori, in maniera molto chiara’. Chiarite le posizioni di Salvini e del centrodestra ritorniamo alle dichiarazioni della Metsola riguardo ‘…il continuare a costruire questo progetto europeo’. Su questo aspetto, pragmatico e programmatico,  è utile ascoltare l’autorevolissimo  parere  e  visione  di Mario Draghi: ‘Il modello di crescita europeo si è dissolto. Non possiamo più far conto sui pilastri di prima. Dobbiamo reinventarci e adottare un modo diverso di crescita. Ma occorre anche diventare Stato. Le imprese dicono che il mercato europeo è troppo piccolo. In teoria avremmo il mercato unico, ma in realtà abbiamo tanti mercati diversi dei singoli Stati. Pertanto le piccole imprese che nascono in Europa prima o poi si spostano altrove o vendono a imprenditori in altre parti del mondo. Senza un cambio di rotta che porti alla crescita secondo Draghi l’UE viaggia verso una situazione preoccupante. Non è roseo il futuro dell’Unione Europea, soprattutto se la sua economia continuerà a viaggiare sui binari incerti che sta percorrendo in questo momento. È un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno unito’. L’auspicio è che, di fronte all’attuale modello di crescita dissolto, l’UE sia in grado di reinventarsi e tornare a crescere. Come farlo? Secondo Draghi l’unica possibilità è quella di diventare Stato per ampliare il mercato europeo e iniziare a pensare a un’integrazione politica europea. In pratica Mario Draghi pigia il tasto dell’allarme, realtà che spiega e motiva il tour politico svolto dalla presidente Metsola, presente in Italia per tastare il polso politico della cittadinanza italiana.

Andrea Viscardi

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