Comune di Bari e scioglimento del ‘campo largo’ tra Conte e Schlein

«Non è detto che lo scioglimento del Comune di Bari sia così illegittimo…». Di prima mattina, Giuseppe Conte sonda lo stato maggiore del M5S. E questa frase, ripetuta dal capo dei 5 Stelle in un giro di telefonate coi capigruppo e i suoi 4 vice nel partito, fa capire perché l’ex premier abbia deciso di far saltare per aria il campo largo proprio a Bari.

Uno scontro a distanza quello tra Schlein e Conte che sta tendendo  banco nel primaverile romano. Ed Elly ci è andata giù pesante con Giuseppe quando salita sul palco ha parlato di “una sberla tirata in faccia alla gente per bene.” Apriti cielo ecco che piovono le reazioni della politica al litigio tra i due ex: “Se lei volesse mantener fede all’impegno preso a marzo del 2023 quando fu acclarata segretario del partito democratico al grido di ‘libererò il partito democratico da ‘capibastone’ e ‘cacicchi’ lei troverebbe in me il più grande partner”. Dice Conte stizzito in risposta alla critica di Elly Schlein sul fatto che i 5 Stelle non faranno più le primarie con il Pd a Bari.

Elly Schlein sul palco di Bari ha fatto un discorso tutto contro Conte e i grillini, che accusano il Pd di comprare i voti, e ha provato a tirarsi fuori dalle inchieste al grido: «Noi non abbiamo bisogno di questi traffici». Viva l’orgoglio, la segretaria ragiona da Roma, prova a puntellare la statua cadente della questione morale e della presunta superiorità dem, su cui il leader di M5S la attaccherà da qui alle elezioni Europee, ma parla ignorando la realtà.

Far saltare le primarie? Un colpo, ma…: Michele Emiliano a sorpresa su Giuseppe Conte.

«Se ti sei venduto tu, perché non mi posso vendere pure io?». Il celebrato cambiamento di cui la sinistra pugliese si vanta, altro non è che trasformismo e nella regione lo sanno tutti. I cittadini hanno visto un’intera classa dirigente traslocare dal centrodestra alle giunte di Michele Emiliano e Antonio Decaro in cambio di incarichi e poltrone e non hanno fatto che imitare i loro eletti, vendendosi per 50 euro, uno scaldabagno, qualche buono di benzina. Chi può giudicarli?

Qualcuno che a Bari le è stato molto vicino dice che «il suo ciclo è finito». Che lei è «un elefante nella stanza del Pd». Quale effetto le fa? «Io sono sempre stato l’elefante nella stanza del Pd!», sogghigna Michele Emiliano: «Il partito non mi ha mai metabolizzato, sono stato sempre una spina nel fianco, per tanti segretari».

Il giorno dopo la tempesta è affollato di nostalgie e amarezze, sassolini nelle scarpe e orgoglio. Emiliano sa che la sua Puglia è un caso nazionale per l’addio al campo largo e che lui è un caso nel caso, con la sua assessora Maurodinoia travolta dalla compravendita dei voti e l’odore di palude tutt’attorno. E, naturalmente, vorrebbe fare  una lunga rievocazione di vent’anni di lotta alle mafie e riqualificazioni urbane, prima da sindaco e poi da presidente della Regione.

Da «mediatore» a candidato. Nichi Vendola ci spera. Fratoianni e Bonelli ci credono. Dal Pd, l’ipotesi, che circola nelle ultime ore, di una candidatura a sindaco di Bari dell’ex governatore della Puglia non viene presa in considerazione: «Non scherziamo», filtra dal Nazareno. L’opzione è però, da venerdì sera, sul tavolo dei pontieri. E avrebbe incassato anche un via libera preliminare da parte di Giuseppe Conte. Il nome di Vendola potrebbe essere la carta per superare lo stallo barese. Si sarebbero dovute tenere le primarie per la scelta del candidato sindaco del Pd. Due gli sfidanti in campo: Vito Leccese, sostenuto da Pd e Verdi, e Michele Laforgia, appoggiato da Fratoianni e Conte. Dopo l’inchiesta, in cui è finita indagata l’assessore regionale Anita Maurodinoia, il capo dei Cinque stelle ha mandato all’aria le primarie, annunciando la corsa solitaria con Laforgia. Una mossa che spacca il campo largo.

Il Pd vive l’incubo di perdere la guida della città. Anche Elly Schlein, nella sua visita barese di venerdì, non ha fatto passi indietro: «Per noi il candidato resta Vito Leccese». Al netto delle esibizioni muscolari, si lavora a un nome unitario che rimetta insieme Pd-M5s-Verdi e Sinistra Italia. I pontieri sono Bettini, Orlando e Fratoianni. Angelo Bonelli è un’altra colomba al lavoro: «Interrompere le primarie a Bari è stato un fatto incomprensibile e un danno alla città. Vito Leccese ha dato la sua disponibilità a fare un passo indietro per farne tre avanti. Ora spetta a Laforgia fare questo passo indietro, noi lo attendiamo» chiarisce l’esponente dei Verdi.

L’ala più dura nel Pd contro l’intesa con i Cinque stelle è guidata da Francesco Boccia, capogruppo dem al Senato. Mentre sul nome di «Vendola candidato» ci sarebbe il veto di Emiliano e Decaro che non vogliono lasciare la guida della città nelle mani dell’ex delfino di Fausto Bertinotti. L’ipotesi Vendola piace invece a Fratoianni e Bonelli. Mentre Conte non farebbe barricate. E qui va fatto un passo indietro. Vendola è stato il regista occulto dell’operazione ha portato alla candidatura di Michele Laforgia con l’appoggio del M5s. E dunque in caso di candidatura di Vendola, Laforgia non avrebbe difficoltà a fare un passo indietro. Laforgia lascia intravedere uno spazio di manovra: «Continueremo a lavorare per l’unità del centrosinistra sino all’ultimo minuto utile anche se toni, modi e atteggiamenti esibiti dall’altra parte nelle ultime ore non sono esattamente quel che testimonia uno spirito unitario» precisa in un’intervista a Radio Norba. Il tempo stringe. Vendola lancia segnali: «Abbiamo il dovere di difendere l’eredità preziosa della primavera pugliese, la storia del grande cambiamento che in un ventennio ha trasformato il volto di Bari e della Regione. Per questo è una follia correre divisi alle prossime amministrative e spero di cuore che prevalga in tutti la saggezza e il senso di responsabilità», auspica in un’intervista a Repubblica. Tra oggi e domani, Laforgia e Leccese dovrebbero incontrarsi per il faccia a faccia. Potrebbe essere l’ultimo disperato tentativo di trovare un nome condiviso.

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