epa10535447 Chinese President Xi Jinping (L) and Russian President Vladimir Putin (R) toast at a reception in the Faceted Chamber of the Moscow Kremlin, Russia, 21 March 2023. Chinese President Xi Jinping arrived in Moscow on a three-day visit, which will last from March 20 to 22, according to Russian and Chinese state agencies. Xi Jinping visits Russia on improving joint partnership and developing key areas of Russian-Chinese economic cooperation. EPA/PAVEL BYRKIN / SPUTNIK / KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT

Cina-Russia, Xi e Putin per asse strategico

Nessuna proposta di cessate il fuoco, nessuna svolta clamorosa per trovare una soluzione negoziata del conflitto in Ucraina ma un rafforzamento dell’asse “strategico” tra Russia e Cina per “un nuovo ordine mondiale”.

Questi i risultati dei due giorni di fitti colloqui del presidente cinese Xi Jinping con Vladimir Putin a Mosca, conclusi con tanti affari e il pieno sostegno del capo del Cremlino all’iniziativa diplomatica cinese.

Niente tuttavia lascia presagire che ci sarà una risposta positiva da parte dell’Ucraina e dell’Occidente, mentre anzi le tensioni aumentano per la notizia delle armi all’uranio impoverito che la Gran Bretagna si appresterebbe a fornire a Kiev.

Le quattro ore e mezza di confronto faccia a faccia tra Putin e Xi e le tre ore di colloqui svoltisi  alla presenza delle delegazioni hanno partorito due dichiarazioni congiunte: una sullo sviluppo della cooperazione economica da qui al 2030, l’altra sul rafforzamento del “partneriato strategico”. Decisioni tutto sommato attese fin dalla vigilia. Sull’altro aspetto cruciale della missione, cioè il piano di pace cinese, non si registrano invece sviluppi sostanziali, al di là del fatto che entrambi hanno sottolineato l’esigenza di una soluzione negoziata. Mosca, infatti, sostiene l’iniziativa di Pechino, ma lamenta che dall’altra parte non c’è la necessaria buona volontà.

Il piano cinese può essere preso come base per un accordo di pace, ma solo “quando l’Occidente e Kiev saranno pronti”, ha detto Putin. Il problema, ha lamentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, è che “i Paesi europei e soprattutto Washington non consentono a Kiev nemmeno di pensare” ad un negoziato. “Ora che le maschere sono cadute, i Paesi occidentali mostrano il loro ghigno feroce”, ha aggiunto il portavoce. Nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva già detto a Kiev che comunque non avrebbe dovuto accettare un’eventuale, ingannevole proposta di cessate il fuoco. E oggi, ancora prima della fine dei colloqui a Mosca, il consigliere presidenziale ucraino Mikhailo Podolyak ha messo in chiaro che l’Ucraina non acconsentirà ad una tregua: “Ogni tentativo di congelare il conflitto lo farebbe protrarre; un cessate il fuoco significherà una cosa sola, una guerra non finita che brucia nel cuore d’Europa”, ha scritto Podolyak in un tweet. Non ci sono ancora notizie certe, del resto, su una telefonata che secondo alcuni media Xi avrebbe dovuto fare a Volodymyr Zelensky dopo la visita a Mosca.

Il presidente ucraino ha tuttavia detto di essere pronto a un dialogo con Pechino: “Abbiamo offerto alla Cina di diventare un partner nell’attuazione della formula di pace. Abbiamo trasmesso la nostra formula su tutti i canali. Vi invitiamo al dialogo. Aspettiamo la vostra risposta”, ha detto Zelensky aggiungendo di “ricevere segnali, ma niente ancora di concreto”.

A rasserenare gli animi non aiuta certo l’annuncio della vice ministra della Difesa britannica, Annabel Goldie, secondo la quale Londra intende fornire all’Ucraina anche munizioni perforanti all’uranio impoverito da usare contro i carri armati russi. Lo spettro del nucleare, sebbene depotenziato, torna quindi ad aleggiare su un conflitto che molti temono già possa provocare uno scontro diretto tra la Nato e Mosca. Putin ha detto che se tali forniture avverranno, la Russia sarà costretta a “reagire”, anche se non ha precisato come.

In questo quadro poco confortante si inseriscono gli attacchi al fronte occidentale contenuti nella dichiarazione finale dei colloqui russo-cinesi, in cui i due Paesi serrano i ranghi per accusare gli Usa di “minare” la sicurezza globale e si dicono “preoccupati” per i rischi derivanti dal piano Aukus per la costruzione di sottomarini nucleari tra Usa, Gran Bretagna e Australia. Allo stesso tempo affermano che una guerra nucleare non deve essere “mai scatenata” perché non avrebbe vincitori. La visita di Xi si conclude dunque con il compattamento dei due fronti contrapposti, Occidente da un lato e alleanza russo-cinese dall’altro. Pechino continuerà a considerare le sue relazioni con Mosca come “prioritarie”, ha sottolineato Xi, invitando Putin per una visita in Cina entro quest’anno, magari per partecipare al terzo forum della Belt and Road, la nuova via della seta, che Pechino ha in programma di organizzare a breve.

La “proposta cinese” per arrivare ad una interruzione della guerra tra Russia e Ucraina “contiene alcuni elementi critici, anche se parla di pace e accoglie una parte delle proposte che erano nel documento approvato dalle Nazioni Unite. Così com’è non è soddisfacente, anche se ci sono dei punti sui quali si può discutere. Ma la trattativa non può concludersi che con il rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina”, ha avvertito anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando comunque che “non mi pare che siamo vicini a un cessate il fuoco”.

Alla vigilia dell’incontro Kiev, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Oleg Nikolenko, aveva fatto sapere di aspettarsi che “Pechino usi la sua influenza su Mosca per farle porre fine alla sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”, rimarcando che “il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina dovrebbe essere al centro di qualsiasi sforzo diplomatico”. “Siamo pronti a impegnarci in un rafforzamento del dialogo con la Cina per riportare la pace in Ucraina nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e dell’ultima risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu”, ha proseguito Nikolenko, confermando che “l’Ucraina sta seguendo con attenzione la visita del presidente cinese in Russia”. Almeno fino al termine dell’incontro di Mosca, nessuna conferma è arrivata invece rispetto alla chiamata che il presidente cinese potrebbe fare a Zelensky.

Il piano cinese per la pace, accolto con freddezza dagli Usa ma rispetto al quale Zelensky sembra comunque aver fatto un’apertura, servirebbe soprattutto a questo.

“Negli ultimi anni, la Cina ha compiuto un colossale balzo in avanti”, ha detto Putin, accogliendo Xi. “In tutto il mondo – ha proseguito – questo suscita interesse, e purtroppo provoca anche invidia”. Xi, che si è detto certo che Putin sarà rieletto presidente anche nel 2024, da parte sua, ha replicato che “entrambi i nostri Paesi stanno compiendo grandi sforzi per lo sviluppo e la prosperità”. “Anche la Russia ha obiettivi ambiziosi”, ha aggiunto il presidente cinese.

“Con la nostra cooperazione e stretta interazione, raggiungeremo sicuramente questi obiettivi”, ha detto ancora Xi, sottolineando che Cina e Russia “condividono obiettivi simili”. Putin quindi ha detto di aver “familiarizzato” con il piano di pace cinese. “Abbiamo studiato attentamente le vostre proposte per risolvere la crisi acuta in Ucraina. Siamo sempre aperti al processo negoziale. Discuteremo sicuramente di tutte queste questioni, comprese le vostre iniziative, che rispettiamo incondizionatamente”.

“Era cruciale per Xi Jinping confermare che la relazione strategica con la Russia è solida, per questo è venuto a Mosca nel bel mezzo di una guerra per mostrare che Pechino sta sostanzialmente con Putin. Ma doveva anche controbilanciare questa scelta di campo dando l’impressione al mondo che è portatore di una proposta sulle trattative di pace in Ucraina e rafforzare la propria narrativa della Cina come potenza globale responsabile. Per questo Xi probabilmente chiamerà anche Zelensky. Putin da parte sua gli ha dato spago, dicendo che esaminerà con attenzione le proposte cinesi per mettere fine alla guerra. Ma Xi sa che sono parole”.

Sino ad allora la Cina reciterà la sua parte, dirà ’abbiamo presentato un nostro piano, abbiamo parlato con Putin e su Zelensky, abbiamo fatto il nostro meglio’

Pechino non vuole che Putin perda questa guerra. La Cina è agnostica su quali parti dell’Ucraina resteranno o meno in mano russa. Ma Putin deve sopravvivere a questa guerra. La paura è che se la Russia perde, questo possa portare ad un cambio di regime a Mosca e che possa instaurarsi un governo pro Occidente. Questo è lo scenario che i cinesi vogliono evitare. Per questo aiutano e aiuteranno Mosca, comprando le loro materie prime, fornendo beni e fondi, condividendo tecnologia, inclusa tecnologia dual use , e garantendo un supporto diplomatico che faccia sì che la Russia non sia isolata. Pechino vuole che l’Occidente e la Russia si dissanguino in questa guerra, e che la Russia infine ne esca indebolita ed economicamente e strategicamente vassalla di Pechino”.

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