Caravaggio e l’anticipazione delle emozioni

Caravaggio, rivelazione/rivoluzione, luci e ombre del pittore maledetto, uno spettacolo di Mirko Baldassare, critico e storico dell’arte, per l’occasione anche regista, in scena  il 20 e 21 aprile alle 20.45 al Teatro Ghione, una struttura vintage ed estremamente elegante che  rievoca tempi passati, nostalgici.

 

Qui l’autore racconta in modo personale, evidenziandone principalmente il lato emotivo,  le opere di Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio. Protagoniste del palcoscenico sono le luci, gestite con grande maestria dalla compagnia del teatro, e le ombre che ne derivano, esattamente come lo erano nelle tele del pittore. Le sue opere, spiega lo storico dell’arte, funzionano come specchi: lui stesso si autodipinge diventando personaggio di molte opere, e la forza delle “storie” che racconta porta lo spettatore ad immedesimarsi e rivedersi dentro quei quadri.

 

Le emozioni che ne scaturiscono sono tante e di vario tipo. Nella lettura dell’opera, sostiene Baldassarre, il trauma della separazione di Caravaggio si materializza spesso come violenza visiva: viene citato lo sguardo agghiacciante, il groviglio di serpenti sapientemente osservati prima di essere dipinti, un fiume di sangue che sgorga da una testa mozzata di Medusa, emblema preminente dell’inizio dell’ossessione per le teste mozzate di Merisi che, in fuga da Roma, è condannato proprio alla pena capitale. Un’altra opera maestosamente citata è la raccapricciante Giuditta e Oloferne, dove rappresenta l’attimo esatto del trapasso dalla vita alla morte. In quell’istante notiamo la repulsione con cui Giuditta adempie in ogni caso al proprio compito, le braccia come ad allontanarsi dalla vittima e le labbra socchiuse che sembrano recitare una preghiera. E infatti la proiezione di quell’opera viene accompagnata a un audio in cui la carnefice recita una preghiera per trovare forza e coraggio necessari al suo gesto, da un passo tratto dalla Bibbia.

 

Le opere del Merisi sono vere composizioni di poesie, oltre a dipinti a soggetto musicale. Come Il suonatore di liuto, realizzato dall’artista per Del Monte, dove appare uno spartito reale (identificato con i madrigali di Jacques Arcadelt), la cui sinfonia accompagna la proiezione di un montaggio video che coglie i vari dettagli dell’opera.

E ancora vengono magnificamente descritti dipinti poetici, emozionanti e musicali, come Il riposo durante la fuga in Egitto e Concerto (conosciuto anche come I musici).

 

Narciso ad esempio raffigura un giovane  mitologico, la cui bellezza fa attrarre molti ammiratori, donne e uomini, che non si concede a nessuno. Così Nemesi, la dea della vendetta,  decide di punirlo:

in un fitto bosco, il ragazzo si china per bere rimanendo affascinato e invaghendosi della propria immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Concepito come fosse una “carta da gioco”,  la composizione ricorda un cerchio magico.

 

Sono tanti i modi con cui Caravaggio nel corso dei secoli è stato raccontato, analizzato e studiato, ma quello dello spettacolo di Baldassare è una ricerca psicologico – emozionale. Un’analisi originale, profonda, con accurata ricercatezza e intensità vocale.

Il teatro ospita un ‘enflaurage artistica’ dove vengono stimolati anche altri sensi.

 

Oltre la poesia e la divina luce, la musica e la bellezza, Caravaggio vive una vita non facile, contornata da ragazzi di strada, drammaticità, miseria, omicidi, polizia, risse, fughe e tragiche scomparse che similmente ritroviamo nella storia novecentesca del poeta Pier Paolo Pasolini, anche lui artista, appassionato di mitologia e vicino ai “ragazzi di vita”. Entrambi, giunti dal Nord per cercare le loro strade, si fermano a Roma. Lontani cronologicamente, ma similmente destinati ad “alloggiare” in posti miseri e malfamati, e a morire misteriosamente uccisi di fronte al Mar Tirreno.

Valentina Nasso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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