Berlusconi: Crisi dipende dal Pd. Il Colle a Letta: Vai avanti

“Diranno che e colpa mia se i ministri del Popolo della libertà valuteranno le dimissioni davanti al massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani. Ma io mi domando: se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?”. In una intervista rilasciata da Silvio Berlusconi, che apparirà sul prossimo numero del settimanale Tempi, in edicola giovedì 5 settembre, ed ora anticipata con alcune dichiarazioni, l’ex presidente del consiglio, rivolgendosi al Pd dice che una soluzione per la sua agibilità politica e la tenuta del governo Letta esiste. E tocca al partito del presidente del consiglio non lasciare affondare la barca. Ma nell’intervista rivendica rivendica il diritto di ‘esistere politicamente e come cittadino’. “Non possono togliermi tre cose – dice Berlusconi –  il diritto di parola sulla scena pubblica e civile italiana. Il diritto di animare e guidare il movimento politico che ho fondato. Il diritto di essere ancora il riferimento per milioni di italiani, finché questi cittadini liberamente lo vorranno”. Attacca quella parte della magistratura che lo vuole eliminare per portare la sinistra al potere. Ed esclude che la figlia Marina possa scendere in campo e prendere il suo posto alla guida del partito.

Mi vogliono eliminare per via giudiziaria. “In questo passaggio della vita pubblica italiana, è in gioco molto più che il destino di una persona. Siamo all’epilogo di quella guerra dei vent’anni che – dice Berlusconi – i magistrati di sinistra hanno condotto contro di me, considerato l’ostacolo da eliminare per garantire alla sinistra la presa definitiva del potere. Inoltre, sono stati aggrediti alcuni princìpi di fondo che tutti dovrebbero avere a cuore, a partire dai nostri avversari politici, se fossero davvero democratici: il rispetto dei milioni di elettori che hanno votato per me e che non possono subire una simile discriminazione, il diritto alla piena rappresentanza istituzionale del primo partito italiano, il fondamentale diritto di scelta dei cittadini rispetto al Parlamento e quindi rispetto al Governo. E tutto ciò nei confronti di un cittadino che ha subìto una sentenza infondata, ingiusta, addirittura incredibile. Su tutto questo, la Costituzione della Repubblica e il buon senso offrono molte strade. Se avessi voglia di sorridere, potrei dirle che “non possono non saperlo”: vale per tutti gli attori politici e istituzionali”.

Ho diritto ad esistere. Marina non scenderà in campo. Nell’intervista al settimanale Tempi, Silvio Berlusconi rivendica il diritto di ‘esistere’ politicamente e come persona. E annuncia che sua figlia Marina non scenderà in campo al suo posto. “Possono farmi tutto, ma non possono togliermi tre cose”, dice il Cav. E le elenca.“Non possono togliermi il diritto di parola sulla scena pubblica e civile italiana. Non possono togliermi il diritto di animare e guidare il movimento politico che ho fondato. Non possono togliermi il diritto di essere ancora il riferimento per milioni di italiani, finché questi cittadini liberamente lo vorranno”. “Quanto a mia figlia Marina – spiega Berlusconi –  è stata una leonessa nelle sue uscite pubbliche di questi mesi. Il suo valore di persona, di imprenditrice, di donna, di cittadina, è sotto gli occhi di tutti. Le ho dato alcuni consigli, con amore e credo con lungimiranza e sono assolutamente sicuro che non scenderà in campo al mio posto”.

Mani straniere sulla sua ‘fine’? Il triennio 2010-2013 è stato un vero e proprio tiro a bersaglio nei confronti dell’ex presidente del consiglio: dalle dimissioni da premier al governo Monti, dal processo Ruby all’impennata dello spread per passare ai problemi internazionali. Tanto che si è ipotizzata una mano straniera dietro la caduta di Berlusconi. Ma lui risponde di non credere “ai complotti. Certo, però, alcune – chiamiamole così – coincidenze ci sono state” dice il leader del Pdl. Fatto sta, spiega Berlusconi, lanciando un messaggio ben preciso, “non vorrei che, oggi, qualcuno pensasse di fare shopping da noi con un sacchetto di monetine in mano”.

Il governo di Enrico Letta. “Il governo Letta è nato con l’obiettivo di un alleggerimento fiscale per tutti gli italiani. Siamo un Paese in cui la domanda interna, i consumi interni, sono in forte calo. Occorre uno choc economico positivo, e tutti sanno che la strada maestra è quella di lasciare più soldi nelle mani delle famiglie, delle imprese, e dei lavoratori attraverso consistenti riduzioni fiscali. Ecco perché l’abolizione dell’Imu su prima casa e agricoltura (abolizione che, lo ricordo ancora, vale appena un duecentesimo della spesa pubblica italiana) è un primo passo decisivo per ridare slancio all’economia. O nei prossimi 50 giorni il Governo è in grado di dare una scossa in positivo che possa essere percepita da tutti gli italiani, oppure saremo ancora inchiodati a una tendenza recessiva. E non si potrà certo esultare per qualche eventuale “zero virgola” in più. O l’Italia riprende a correre, oppure rischiamo di pagare un prezzo altissimo alla crisi”.

Riforma della Giustizia. Il Cav non si sbottona più di tanto e e ribadisce l’impegno del suo partito a sostenere i referendum radicali sulla riforma della giustizia. “Noi sosteniamo già in modo convinto quella campagna referendaria, con una nostra mobilitazione capillare su tutto il territorio”, dice il leader del Pdl. “È giusto che nei prossimi mesi siano direttamente gli italiani, come già fecero nel 1987 con maggioranze amplissime, a poter realizzare nelle urne referendarie quelle riforme della giustizia che si sono rivelate impraticabili in Parlamento. Ho grande fiducia – conclude Berlusconi –  che entro il 30 settembre sarà stata raccolta, nonostante il periodo estivo, una valanga “buona” di firme liberali e garantiste.

Intanto il premier Enrico Letta ha riferito al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del colloquio avuto ieri con il segretario del Pdl Angelino Alfano e, si apprende in ambienti del Quirinale, “sulle prospettive della situazione di governo e della situazione politica”. E dal numero uno del Colle è stato spronato ad andare avanti nell’azione di governo.

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