A handout photo made available by European Central Bank shows European Central Bank (ECB) President Christine Lagarde during a press conference following the meeting of the Governing Council of the European Central Bank in Frankfurt am Main, Germany, 10 September2020. ANSA/MARTIN LAMBERT / ECB HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Anche la Bce lancia l’allarme sulla svolta  green

Meno emissioni, ma anche meno produttività: il conto molto salato della transizione verde pesa sulle imprese europee. E il costo si farà sentire sia nel breve che nel medio termine, prima di tornare a dare benefici nel lungo. Se ne è accorta anche la Bce. La Banca centrale europea lancia l’allarme e lo fa con un report tecnico che accende i riflettori sugli effetti collaterali della svolta ecologica. La transizione energetica può costare circa 1/3 la produttività delle imprese più inquinanti nei prossimi 5 anni. Solo nel lungo periodo, la produttività tornerebbe a crescere, superando persino quella attuale. E il rapporto in chiaroscuro – più scuro che chiaro- della Bce. E arriva poche settimane dopo che la Commissione europea ha svelato i suoi nuovi target di riduzione delle emissioni al 2040: dovranno essere il 90% in meno rispetto ai valori di riferimento del 1990, prima di arrivare all’azzeramento entro il 2050.

Si prevede che le politiche di sostegno pubblico alla ricerca e allo sviluppo “green” possano far calare la produttività in fase di transizione, per stimolare la crescita in un secondo momento – analizza la Bce- . La possibile contrazione della produttività a seguito della transizione energetica, segue diversi canali:  soprattutto nella prima fase  molte aziende possono avere difficoltà nel reagire a crisi di mercato; per via dell’adattamento alle nuove materie prime, ai nuovi strumenti e ai nuovi meccanismi di produzione (minore elasticità delle imprese). Inoltre  le nuove tecnologie verdi possono essere meno efficienti di quelle esistenti;  gli investimenti nelle tecnologie verdi potrebbero escludere altri investimenti volti a migliorare la produttività. Tuttavia, secondo il documento, a impattare di più sulle imprese europee saranno gli strumenti “non di mercato”: le norme che si basano sul principio del “chi inquina paga” come la nuova imposta sul carbonio alla frontiera (Cbam); e il sistema di scambio delle quote di emissione (Ets). Queste politiche, spiega ancora la Bce nel suo report, possono avere effetti negativi ridotti ma persistenti sulla produttività delle imprese. Soprattutto nei settori industriali ad alta intensità di carbonio.

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