A Gubbio Schlein non scioglie la riserva sulla sua candidatura alle europee. Calenda: ‘La segretaria del Pd non sa che non vendiamo armi ad Israele…’

Matteo Renzi è stato verso Gubbio ed Elly Schlein molto polemico e terribilmente  preciso:  ‘A Gubbio gli addetti ai lavori volevano capire se Elly Schlein volesse utilizzare l’incontro dei parlamentari del PD a Gubbio per togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo le polemiche delle ultime settimane e magari annunciare la candidatura in tutti i collegi alle Europee contro Giorgia Meloni. Niente di tutto questo. La convention di Gubbio non ha dissipato i dubbi che ormai da giorni si affastellano sul futuro delle liste del Partito Democratico. E non ha visto nemmeno le consuete polemiche che accompagnano questo tipo di eventi organizzati dal Nazareno. Opportunamente evitato di entrare nella SPA e nelle piscine sensoriali, i presenti si sono immersi in considerazioni di indubbio interesse sul fascismo e sul come evitare di vendere troppe armi per bloccare le guerre. Oggi possiamo affermare con nettezza che il fascismo oggi si presenta sotto le forme dei terroristi ed estremisti di Hamas che decapitano bambini, uccidono civili, violentano donne senza alcuna pietà? Il fascismo oggi è Hamas. Per contrastare i nazisti, i  partigiani non giravano con la cerbottana.  Per sconfiggere Giorgia Meloni – ammesso e non concesso che si voglia sconfiggere Giorgia Meloni e non aiutarla come ha fatto il PD nel 2022 – non serve evocare la minaccia del fascismo. L’Italia non corre alcun rischio fascista. Evocare la deriva autoritaria serve a fare il gioco di Giorgia Meloni che può comodamente mettersi in posizione vittima. Se vuoi sconfiggere questo Governo devi evidenziare l’incapacità, l’inconcludenza, l’imbarazzo di questa classe dirigente. Che spara proiettili a Capodanno e idee a vanvera il resto dell’anno. Una classe dirigente che aumenta l’IVA sui pannolini e sui prodotti per bambini e che aumenta le tasse per gli agricoltori. Che, vedrete, sarà uno dei prossimi problemi di un Governo che aumenta lo staff del Ministro dell’Agricoltura ma lo fa aumentando le tasse ai coltivatori diretti, tasse che il nostro esecutivo aveva tagliato grazie ai ministri Martina e Padoan. Se vuoi mandare a casa il Governo devi parlare di tasse, di sicurezza, di lavoro. Di sostenibilità non ideologica e di cultura, scuola, sanità: contro quelli che non hanno voluto il Mes sanitario. Devi offrire un’alternativa concreta. La Meloni non è credibile, ma i cittadini non sono creduloni: il fascismo oggi è a Gaza, non a Roma’.

Elly Schlein che era attesa giovedì si è sottratta anche al primo giorno dell’incontro, e proprio perché impegnata a parlare – e il tema è serio – di disagio mentale. «Ero alla proiezione di un film sul settore della psichiatria, in affanno come altri della sanità», dice Schlein  appena arrivata, alle 11.  La sensazione è che di prendere parte al conclave avesse, alla fine, scarsa voglia. Rimarrà poche ore: alle 16 è già tutto finito. Lei in macchina, i deputati sul pullman, tutti verso Roma. La due giorni si è asciugata, ha riguardato sedici ore di lavoro divise tra panel di esperti e dibattito plenario, con una ventina di deputati che si sono alternati ai microfoni. Schlein affida ai giornalisti il suo cahier de doléances: «Dalla sanità, ai migranti, al fisco e il mancato ok al salario minimo, all’autonomia di Calderoli, che non è autonomia ma un tentativo di secessione», tutto del governo Meloni è da bocciare. «Meloni si dimostra peggio di Berlusconi», il giudizio lapidario consegnato al suo ingresso al seminario.

“Abbiamo iniziato il viaggio all’ascolto di operatori e operatrici della sanità pubblica, una sanità pubblica che il Governo Meloni sta smantellando. Diciamo no al modello di Giorgia Meloni in cui solo chi ha i soldi per saltare le liste d’attesa lunghissime andando dal privato. Facciamo questo viaggio per ascoltare e raccogliere le difficoltà di chi lavora nella sanità pubblica, e per continuare a fare proposte concrete, come abbiamo fatto sulla manovra, insieme alle altre opposizioni”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, entrando al convegno “Prima le persone. Immigrazione, diritti, riforma della cittadinanza” che si tiene presso la sede del Pd a Roma.

«Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare i conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possono configurare come crimini di guerra», sentenzia Schlein, che  bolla le attività militari di Israele come «Crimini di guerra».

“È dal 7 ottobre che abbiamo deciso di non inviare più armi a Israele quindi non c’è da discutere su questo punto. La decisione è stata presa, lo abbiamo detto in Parlamento”: ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Milano, commentando le parole di Elly Schlein sulle armi a Israele.

“Il periodo in cui sono state inviate più armi è stato durante il governo Conte”, ha detto ancora Tajani intervistato dal Quotidiano nazionale. “È pura propaganda. Al Pd dovrebbero essere meglio informati”. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, da parte sua, afferma, sulla sua pagina Facebook: “Vorrei chiedere ai dirigenti della sinistra riuniti nel lussuoso hotel di Gubbio: vorrebbero vivere e far crescere i propri figli sotto il regime estremista di Hamas con la legge islamica oppure nella democrazia di Israele? Difendere la democrazia di Israele vuol dire anche difendere la nostra libertà. Oggi più che mai dobbiamo essere fieri delle fabbriche e dei cantieri liguri dove si costruiscono navi e mezzi per la nostra difesa e dove lavorano migliaia di persone. Essere sicuri e potersi difendere vuol dire essere liberi”. Il leader di Azione Carlo Calenda, propone sui social “una riflessione: come è possibile che la segretaria del più grande partito di opposizione italiano non sappia che non stiamo vendendo armi ad Israele? Questo forse occorrerebbe domandarsi”.

A Gubbio, dove ha incontrato i deputati del Pd, la segretaria dem ha criticato il fatto che al Parlamento europeo il Ppe abbia “annacquato la risoluzione” sul cessate il fuoco in Palestina: “Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele”, ha detto Schlein. “Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possono configurare come crimini di guerra.

E al disarmo accompagna l’antifascismo da Instagram, a commento della foto di Acca Larentia. «Porteremo avanti in Parlamento la nostra proposta di legge per chiarire la disciplina per chi esalta le personalità, i metodi e i simboli del fascismo», ha detto citando la sentenza della Cassazione sul saluto romano nelle cerimonie funebri. Ne parlerà nel confronto televisivo con Giorgia Meloni? Probabilmente sì, ma le bocche sull’argomento sono cucite. Le donne del Pd, se lo si domanda singolarmente, preferirebbero che Schlein non si candidasse in Europa. Altri sì, la incoraggiano. Anzi vorrebbero proprio che si dedicasse all’Europarlamento, magari andando a stare a Bruxelles qualche anno. Non è Todo modo, il conclave dem, ma nei corridoi corrono le voci. L’incastro tra le correnti scricchiola. Le preferenze uomo-donna per le liste vanno fatti col bilancino. I big che hanno disertato, ci viene detto, non sono un segnale: «Qui era aperto ai soli deputati, non ai senatori». E le regionali? «Oggi non si parla di quello».

Ma la Schlein alle Europee si candida o no? «Manca ancora tempo, è presto per dirlo», rispondono in coro.

Tra gli ospiti ecco Michele Serra, firma di Repubblica, da sempre e per sempre molto a sinistra. E Formigli chiede a “mister Amaca” un parere sulla possibile corsa della leader dem: “Secondo te Schlein si dovrebbe candidare alle prossime Europee?”. Tranchant la risposta: “No”. Dunque, Serra aggiunge: “Secondo me non dovrebbe candidarsi alle Europee perché sarebbe una candidatura di bandiera. E invece fare il parlamentare europeo è un lavoro. Credo che ognuno debba fare il lavoro per il quale è stato eletto. Schlein faccia il segretario di partito, che è un lavoro molto complicato, tra l’altro”, conclude Michele Serra, bocciando l’ipotesi della segretaria e lasciando intendere, in una qualche misura, di non averne apprezzato l’operato da che è al vertice del Nazareno.

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