Perché dopo il voto di fiducia a Conte tutti parlano di Liliana Segre, Salvini e Sgarbi

Dopo l’apertura della crisi politica innescata da Matteo Renzi, ce l’ha fatta ad incassare la fiducia al Senato Conte, con il voto “in zona Cesarini” del senatore 5 Stelle Ciampolillo, e una maggioranza risicatissima, che gli impone di mettersi al lavoro senza perdere tempo, per rinsaldare i cocci e tentare un riavvio del Governo.

156 voti a favore, 140 contrari e 16 astenuti, ma il Governo, in qualche modo, seppur di minoranza, tiene. “L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica” ha commentato subito dopo il voto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte su Twitter.

L’obiettivo è rendere ancora più solida la maggioranza, poi priorità a piano vaccini, Recovery Plan e al nuovo decreto Ristori. Saranno giorni politicamente caldissimi i prossimi, ma ciò che resterà scolpita, in mezzo alla confusione, anche di intenti, di questa crisi di Governo, è la magistrale risposta di Liliana Segre a Metteo Salvini.

In Aula, il capo della Lega riesce a pronunciare parole che fanno a dir poco rabbrividire. Chiudendo il suo intervento a Palazzo Madama con un attacco ai Cinque Stelle, il riferimento però come ovvio colpisce tutti i presenti: “Ricordo ai senatori a vita che legittimamente voteranno la fiducia ai grillini cosa diceva il loro leader di loro: ‘Non muoiono mai, o almeno muoiono troppo tardi’, che coraggio che avete…”.

Una frase che ha provocato la durissima reazione della maggioranza, costringendo la presidente Casellati a richiamare all’ordine Salvini: “Parole irrispettose” tuonano dai banchi Pd e gli altri.

A quel punto, come sempre succede, il leader leghista ha tentato di correre ai ripari rigirando la frittata e spiegando che erano “parole e musiche di Beppe Grillo” e arrivando a dire persino che “sì, concordo, sono disgustose e quindi il senatore del M5s che parlerà dopo di me chiederà scusa a nome di Grillo e del Movimento, ne sono sicuro”. Capovolta linguistica encomiabile.

Serafica, donna d’altri tempi, Liliana Segre, 90 anni, venuta in Aula come “spettatrice”, ha detto, per senso di responsabilità per votare la fiducia a Conte, sfidando il Covid e la fatica di un lungo viaggio, non ha battuto ciglio, e anzi ha ironizzato.

Donna di grandi lezioni di vita, lei che la vita l’ha vista violentata ad Auschwitz quando aveva 14 anni, ha ricevuto una vera ovazione, accolta dagli applausi e dai parlamentari che si sono alzati. “Sono molto scaramantica – spiega –, uno che dice così è una bellezza, mi allunga la vita, da questo punto di vista, ho 90 anni e va bene”. E ha  aggiunto che alla fine Salvini è persino andato da lei, spiegandole che non erano parole sue.

Vittorio Sgarbi invece ha duramente criticato l’intervento della Segre, per via delle sue parole: di fronte alla pandemia, ha detto Segre, ha sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile. Votare “sì” è giusto.

“La frase della senatrice è terribile – ha attaccato Sgarbi – perché è contro la democrazia. Cara senatrice Segre, si doveva astenere o votare nel silenzio. Non può, con la sua autorità morale, dire che uno che vota non ha la legittimità di fare una cosa di responsabilità e di senso del dovere. Non è che il voto ‘per’ è un voto alto e nobile e il voto ‘contro’ è un voto ignobile di gente che vuole far saltare tutto quando c’è la crisi. Se c’è la crisi e chi guida l’automobile non sa guidare, fermo l’automobile e cambio l’autista”.

Sgarbi le ha anche direttamente ricordato “che lei non ha manifestato nessuna pubblica controindicazione al fatto che suo marito fosse stato candidato dell’Msi e che oggi probabilmente voterebbe contro”. “Senso del dovere è la democrazia, non è una parte sola” ha concluso.

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