Banca Etruria, assolto il padre di Maria Elena Boschi dall’accusa di bancarotta

Il padre di Maria Elena Boschi è stato assolto dall’accusa di bancarotta nell’ambito dell’inchiesta di Banca Etruria. La notizia è arrivata nella giornata di giovedì 20 agosto 2020. L’indagine La Procura di Arezzo – secondo quanto riferito da La Nazione – nel giugno 2019 aveva inviato la notifica di chiusura delle indagini a 17 persone e tra queste ci sarebbe anche il genitore dell’esponente del Partito Democratico. Le indagini riguadavvano alcune consulenze affidate dalla banca per un centinaio di migliaia di euro. Le accuse sono di bancarotta semplice o colposa. Le posizioni delle persone coinvolte in questa vicenda saranno chiarite nelle prossime settimane ma i guai per Boschi sr. sembrano non finire mai visto che in passato era stato indagato per falso in prospetto anche se la sua posizione era stata archiviata.

Secondo l’accusa questi incarichi sarebbero stati uno spreco di denaro visto che non si è avuto nessun risultato. Proprio per questo è stata aperta un’indagine per bancarotta semplice. Sul registro degli indagati sono state iscritte 17 persone e tra queste risulta anche il padre di Maria Elena Boschi. Ma oltre a lui risultano anche il direttore generale Luca Bronchi, il suo successore Daniele Cabiati, l’ex presidente Lorenzo Rosi ed uno dei suoi vice Alfredo Berni.

Le indagini sul crac di Banca Etruria non si fermano. Nei prossimi giorni ci potrebbero essere importanti novità nell’inchiesta. Non è escluso la notifica di altre accuse nei confronti delle persone che risultano essere i principali imputati. Tra questi c’è anche il padre di Maria Elena Boschi.

Il tutto mentre nei corridoi di Montecitorio si vocifera che Maria Elena potrebbe presto prendere il posto di Lucia Azzolina al ministero dell’Istruzione.

Il capo di imputazione formulato dalla Procura di Arezzo era relativo alla liquidazione dell’ex direttore generale dell’istituto di credito Luca Bronchi da circa 700mila euro netti (1,2 milioni lordi), di cui 400mila già confiscati perché ritenuti non dovuti. Il giudice ha stabilito che il ruolo degli ex consiglieri della banca e le condotte tenute rispetto alla pratica della liquidazione del dg Bronchi non sono penalmente rilevanti.

L’ex direttore generale Bronchi, proprio per la sua buonuscita, è stato condannato in primo grado, mentre l’ultimo presidente del cda con il quale si sarebbe accordato, Lorenzo Rosi, è ancora sotto processo. La sentenza aveva stabilito che almeno una parte di quell’esborso non era dovuta, trattandosi di una distrazione del patrimonio di Bpel. Per l’ex vice presidente Boschi e per gli altri membri del cda era già caduta mesi fa l’ipotesi più grave, quella di bancarotta fraudolenta.

Per Pierluigi Boschi e gli altri consiglieri resta comunque ancora in piedi l’ipotesi di reato di bancarotta colposa per il filone di indagine sulle cosiddette consulenze d’oro di Banca Etruria.

L’udienza è fissata per il prossimo 14 gennaio 2021. Non sono coinvolti l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, già imputato per bancarotta nel maxi processo che riprende a settembre, Alfredo Berni e Luca Bronchi, già processati nel primo grado.

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