La Lega scarica Savoini ma foto, audio e video dimostrano il suo rapporto con Salvini

Il Russiagate italiano ricorda, in tono più modesto,  l’omologo austriaco, che  costò il governo ai sovranisti locali: a Vienna la contrattazione “rubli in cambio di amicizia politica” coinvolse direttamente il vice-cancelliere e capo dell’ultradestra Heinz Christian Strache; a Roma tocca un personaggio più defilato,  Gianluca Savoini, sicuramente in rapporti con la Lega ma privo di incarichi istituzionali.  Per  il Carroccio l’inciampo è comunque grave,   perché mentre nella vicenda Strache la risibilità della trattativa risultò immediatamente chiara,   la presunta oligarca russa era addirittura un’attrice, in questa storia di petrolio e tangenti non ci sono nomi, né cognomi, e persino l’audio delle registrazioni è diffuso solo in forma scritta senza possibilità di verifica.

Prendendo per valide le spiegazioni ufficiali, Gianluca Savoini era alla cena di Stato a Villa Madama offerta da Conte al presidente russo Vladimir Putin lo scorso 4 luglio in qualità di imbucato. Nessuno, è evidente, ha interesse nel dipanare l’alone di mistero intorno al presidente dell’Associazione Culturale Lombardia Russia, indagato dalla procura di Milano nell’inchiesta per corruzione internazionale, intercettato – come ha svelato BuzzFeed – il 18 ottobre nel lussuoso hotel Metropol di Mosca mentre negoziava con altre 5 persone, tre russe, un finanziamento da 65 milioni di euro derivanti dal petrolio russo per la campagna elettorale della Lega.

Nella nostra storia recente  coi russi c’è una solida tradizione di scambi oltre i blocchi di appartenenza: non solo l’oro di Mosca al Pci,  poi sostituito dalle intermediazioni sul gas,  ma anche l’avventura della Fiat a Togliattigrad, caso più unico che raro di buoni affari con il nemico in piena Guerra Fredda. In Europa, però, tutto questo non risulta così normale. E il sospetto che la Lega, quindi il nostro governo, sia legato a doppie fedeltà – magari perché coartato da qualche dossier imbarazzante – è potenzialmente catastrofico in una fase di riassetto degli equilibri dove la fiducia è già al minimo.

 

 Solo una settimana fa la Lega e Matteo Salvini sembravano arbitri assoluti del destino dell’esecutivo nonché delle sue scelte future, col Movimento Cinque Stelle costretto dal risultato europeo a un ruolo di comprimario.  I grillini rompono il tavolo sull’autonomia differenziata denunciando posizioni incompatibili su scuola e salari e lanciano l’idea di una Commissione d’Inchiesta sui finanziamenti a tutti i soggetti politici e fondazioni collegate. Il premier Giuseppe Conte entra a gamba tesa nella partita degli sbarchi dicendo chiaro e tondo che il Viminale non può far tutto da solo. L’alleato di governo, dopo settimane di quiescenza e soggezione nei confronti dei leghisti ha rialzato la testa su tutti i temi che gli competono. Salvini può minimizzare i problemi, come ha fatto nella diretta su Facebook, invitando ironicamente chi volesse farlo a cercare rubli in giro, ma le difficoltà per lui e per la Lega restano. C’è un’inchiesta, tra l’altro, aperta dalla Procura di Milano che ha già indagato Savoini e ascoltato qualche persona informata dei fatti.

Il ministro dell’Interno ha spiegato che Savoini non era stato invitato dal Viminale né alla cena di Stato né a Mosca a ottobre, dove Salvini si trovava per una conferenza di Confindustria Russia e un incontro con il vicepremier del Cremlino Dmitry Kozak. L’Espresso ha però pubblicato una foto in cui si vede Savoini parlare con il capo della segreteria del ministro Andrea Paganella, il 17 ottobre a Confindustria, il giorno prima del Metropol.

Tra l’altro Savoini ha un passato ben radicato nel partito: leghista da sempre, è stato nel periodo iniziale portavoce di Salvini subito dopo la presa della segreteria di Via Bellerio, sede della Lega a Milano. La stessa, seppur da entrata diversa,  quella che dà su via Colombi 18,  dell’Associazione Lombardia Russia di Savoini. Un’associazione, recita lo statuto, che si propone di “progettare e realizzare eventi e iniziative culturali di ogni genere”, fatta esclusione “dell’esercizio di qualsiasi attività commerciale, che non sia svolta in maniera marginale e comunque ausiliaria e secondaria rispetto al perseguimento dello scopo sociale”.

Sul fronte dell’indagine si è saputo che da mesi in silenzio i pm di Milano stanno indagando sul caso che coinvolge la Lega e i rapporti con la Russia, esploso sui media  con la pubblicazione dell’ audio sul sito americano BuzzFeed con anche la voce del leghista Gianluca Savoini, il quale a Mosca avrebbe trattato con alcuni russi per far arrivare fino a 65 milioni di dollari al Carroccio nell’ambito di un affare sul petrolio. Lo strappo col passato e la difesa dell’interesse nazionale, per la Lega sono entrambi messi a rischio dal sospetto che elementi dell’inner circle di va Bellerio, con  la sede di Savoini, per inciso, pone il dubbio nel quartier generale del Carroccio si svolgano attività parallele di intermediazione politico-economica.

 Larga parte del nuovo elettorato della Lega – di sicuro tutto quello proveniente dall’area della destra tradizionale – si è innamorato del leghismo perché lo vedeva nuovo campione di un risorto orgoglio nazionale, più determinato e intransigente.

 Forse il solo modo di uscirne sarebbe indurre Savoini a fare nomi e cognomi, raccontare dettagli e assumersi la responsabilità di quella imbarazzante conversazione, salvando il suo partito dal sospetto di affari o ricatti ancora in corso. Un faccendiere spregiudicato che cerca un profitto, in Italia, sarebbe presto perdonato e dimenticato.

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