Viminale, Salvini non molla e punta tre ministeri-chiave

Il leader della Lega ufficialmente si dice pronto a fare “quello che serve al Paese” ma fino alla fine proverà a occupare la casella per lui più amata

Interno, Infrastrutture, Giustizia, Agricoltura, Affari regionali: sono decisamente pesanti i ministeri che compongono il pacchetto di “desiderata” che la Lega è pronta a portare al “tavolo dei negoziati” con la leader in pectore Giorgia Meloni, impegnata a definire il prossimo scacchiere di Governo.

“Si riporti al centro la buona politica chiudiamo così la stagione dei tecnici”, si legge nella nota diffusa al termine del Consiglio Federale che suona anche come un avvertimento alla prossima Presidente del Consiglio.

Una riunione breve che è servita però al segretario per fare chiarezza e dettare la linea: nessun dibattito sulla vita interna, neppure un intervento sulle regole con cui gestire i futuri congressi, ma una discussione, secondo diverse fonti centrata sui prossimi passaggi nel nuovo esecutivo. Il primo punto resta la richiesta netta da parte di tutte le anime del partito che al Viminale vada proprio Matteo Salvini: Giancarlo Giorgetti definisce senza mezzi termini il segretario leghista “il candidato naturale” per guidare il ministero dell’Interno. Il messaggio è stato ribadito anche dal capogruppo alla Camera: “Riteniamo Matteo Salvini la figura più idonea a ricoprire quell’incarico.

E punta tre ministeri-chiave

Non è mistero che l’ obiettivo primario resta quello di “difendere i confini”, ma Salvini stavolta è sibillino. Secondo fonti parlamentari avrebbe infatti replicato a questi inviti con una frase dal sapore ‘draghiano’, più da civil servant che da segretario di partito: “Farò quello che serve al Paese”. Che, sia chiaro,  non significa affatto rinunciare alla poltrona dell’Interno ma lasciare aperte più strade-

Avanti su Flat tax e Quota 41

Detto questo, Salvini ha ricordato che alla Lega dovrebbe andare anche il dicastero delle Riforme e autonomia, quello dell’Agricoltura e delle Infrastrutture. E al contempo non ha intenzione di indietreggiare sui punti di forza del programma, a partire dalla flat tax e Quota 41.

Meloni scocciata

In tutto ciò Giorgia Meloni è costretta, per il momento, a prendere tempo. La squadra è ancora tutta da definire, ma i suoi fedelissimi iniziano ad aver chiaro un punto strategico decisivo: Meloni sceglierà quasi esclusivamente esperti d’area per i ministeri. Pensa che i problemi giganteschi che ha di fronte il Paese non permettano Cencelli o bilancini. Vuole mostrare a tutti che intende costruire un gruppo competente. E lasciare agli alleati l’onere di sponsorizzare nomi improbabili.

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