Veti incrociati e liti furibonde: il Governo Meloni è in stallo

A poche ore dall’inizio delle primissime votazioni per i presidenti delle Camere, il clima nela centrodestra uscito vincitore dalle elezioni è tutt’altro che sereno, e la formazione della squadra di governo è ancora sostanzialmente in alto mare. Dopo l’abbandono della chat dei parlamentari di FdI con tanto di reprimenda, Giorgia Meloni ha chiesto di fare lo stesso a tutti, mentre il vertice ad Arcore con Berlusconi e Salvini non è riuscito a sciogliere i nodi sulla composizione politica dell’esecutivo, acuendo al contrario le tensioni. I nomi divisivi, come Ronzulli, restano, e soprattutto manca ancora la casella del ministero dell’Economia.

Buco all’Economia

Il nodo gordiano resta l’Economia. Tutti vorrebbero Fabio Panetta. Meloni spera nella sponda di Mattarella per convincerlo, lo considera il pass obbligato per i mercati e l’Europa. Lui, però, fa sapere di non essere interessato. Dopo il no di Fabio Panetta, è arrivato quello di Dario Scannapieco. E la leader non sa come uscire dallo stallo sulla casella più importante. Nelle prossime ore, probabilmente, un contatto col Quirinale per sondare il parere del colle su Giorgetti, inviso a Salvini e dunque per nulla mal visto dalla Meloni nel gioco degli equilibri fra alleati.

Il vertice ad Arcore

Il vertice del centrodestra ad Arcore ha accelerato sulla lista dei ministri, a partire dalla distribuzione dei dicasteri tra alleati. Lo schema pare acquisito: 4 a testa per Lega e Forza Italia, con il partito di Salvini che avrà anche una presidenza delle due Camere. I nomi restano quelli di Giancarlo Giorgetti e del capogruppo Riccardo Molinari, con il primo che potrebbe cambiare destinazione se Meloni non dovesse trovare un tecnico con il profilo giusto per guidare il ministero dell’Economia.

Giorgetti a quel punto sarebbe l’asso nella manica, per guidare il ministero di via XX Settembre. Al Mef, in quota Lega, viene data per probabile la riconferma a sottosegretario di Federico Freni. Al Senato, per la presidenza che vale la seconda carica dello Stato, strada aperta per Ignazio La Russa, che dovrebbe vincere lo sprint con il leghista Roberto Calderoli.

Nodo tecnici

Nel centrodestra resta accesa la discussione sul ruolo dei tecnici. Con Meloni che sembra non volerne fare a meno, mentre la Lega continua a frenare. I nomi non politici sono quelli di Siniscalco e Baretta per il Mef. All’Interno il favorito è Matteo Piantedosi, ex capo di Gabinetto di Salvini quando era al Viminale. Il numero uno di via Bellerio potrebbe trovare casa al ministero per le Infrastrutture, più difficilmente all’Agricoltura che vede in pole il leghista Gian Marco Centinaio.

Il ‘problema’ Ronzulli e la rabbia di Berlusconi

Dal vertice di Arcore è spuntato il jolly Casellati per la giustizia, nome messo sul tavolo dallo stesso Berlusconi, che continua pure a sponsorizzare la senatrice Licia Ronzulli, per cui Fi chiede un ministero di rilievo: Infrastrutture, Agricoltura oppure Salute ma per ora sulla stretta collaboratrice di Berlusconi le resistenze non sarebbero state superate.

La Meloni è disposta ad assegnare a Ronzulli un dicastero di seconda fascia, o un posto da viceministro. Il Cavaliere ha perso la calma: “Fammi la cortesia di ricordarmi tutti gli statisti del tuo partito che avresti in mente per il governo. Elencameli uno a uno, per cortesia!”. Il duello ha assunto un peso politico enorme.

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