Con poca fantasia li chiamano furbetti dell’Imu. Sono quelli che trasformano, per il Fisco, una seconda casa in prima casa, tecnicamente abitazione principale. Perché sulla seconda casa si paga l’Imu mentre sulla prima no. Ma sbaglia chi pensa che il fenomeno sia confinato solo e soltanto alle zone turistiche di lusso. A Boiano, in Molise, il Comune ha affidato la pratica a una società esterna che ha già notificato 506 avvisi per un totale di 475 mila euro. Non proprio spiccioli.

Ma quante sono le «false prime case» che potrebbero sparire se passasse l’emendamento alla manovra presentato dai relatori e sul quale il governo ha annunciato il suo no? Trattandosi di una forma di evasione di fatto, ci si deve accontentare delle stime. Ma sono stime autorevoli perché arrivano proprio dal governo. Il gettito previsto dalla stretta sull’Imu è di 200 milioni di euro.

Sul numero delle case il ragionamento è più complesso. La stima è di 135 mila «false prime case» ma si tratta di un numero ballerino. Per l’Imu sulla seconda casa si pagano in media 746 euro l’anno. Ma la somma è molto variabile a seconda del Comune, che fissa l’aliquota all’interno di una forchetta decisa dallo Stato. E le stime alla base dell’emendamento mettono in conto che questo fenomeno potrebbe essere più diffuso proprio nei Comuni dove è più alta la rendita catastale della casa e anche l’aliquota fissata dal Comune. Più Courmayeur che Boiano, insomma. Anche se non solo.

Tanti gli argomenti toccati, tra i quali la discussione sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) che secondo il ministro è “avvenuta in un contesto in cui la Lega, Salvini e Borghi con cinismo hanno iniziato a fare una campagna terroristica per spaventare le persone”.