Smart working, arriva la proroga

La fine dello stato di emergenza annunciata dal premier Mario Draghi decreta il ritorno verso la normalità, ma tra i tanti aspetti del quotidiano stravolti da due anni di pandemia il mondo del lavoro difficilmente potrà tornare indietro grazie all’affermazione dello smart working. Con la fine del regime normativo straordinario si pensava che decadesse anche il sistema agevolato per l’adozione del lavoro da remoto, che però a sorpresa è stato prorogato per altri tre mesi.

Nel decreto approvato in Cdm il 17 marzo, il governo ha prorogato la possibilità di adottare le modalità di smart working fino al 30 giugno, per ogni settore del privato e anche per la categoria dei lavoratori fragili.

Fino al termine del mese di giugno le regole sul lavoro da remoto rimarranno dunque quelle applicate durante il periodo della pandemia:

  • i datori di lavoro potranno disporre unilateralmente lo svolgimento del lavoro agile, senza l’esigenza di firmare accordi scritti con ciascun lavoratore, ma tramite comunicazione anche attraverso l’invio di una semplice mail
  • Le modalità semplificate continueranno a valere anche per l’invio dei termini di attivazione del lavoro agile al portale del Ministero del lavoro (Cliclavoro), come l’elenco del personale in smart working e poche altre informazioni amministrative
  • Gli accordi con i sindacati continueranno a non essere obbligatori ma opzionali e dovranno essere rispettati dalle aziende che applicano un CCNL o un accordo di secondo livello che disciplina il lavoro agile.

Smart working, dal 1° aprile nuove regole: la riforma

La fine dello stato di emergenza avrebbe dovuto determinare anche il ritorno alla normativa precedente sul lavoro agile regolato con la legge 81 del 2017, nella quale è previsto che per entrare in modalità smart working sia sufficiente un accordo individuale tra lavoratore e datore.

Il rientro in vigore delle vecchie regole per adesso è rimandato, ma dall’1 luglio la contrattazione individuale tornerebbe ad essere necessaria, anche se moltissime aziende stanno già firmato accordi di contrattazione collettiva e nel frattempo il legislatore si sta muovendo per riformare il sistema sul lavoro agile.

La commissione Lavoro della Camera ha approvato sullo smart working un disegno di legge che raccoglie una decina di proposte di legge avanzate da parte tutti i partiti, dal Pd al Fratelli d’Italia, e che dovrebbe sostituire la normativa vigente.

Secondo il testo sul quale le forze politiche hanno trovato l’accordo, per l’applicazione del lavoro agile viene confermato l’obbligo dell’accordo individuale, pena il comportamento antisindacale per le aziende che non lo rispettano, ma viene anche prevista la regolamentazione attraverso la contrattazione nazionale di categoria o da un accordo aziendale o territoriale in contesti specifici: i nuovi accordi collettivi dovrebbero stabilire eventuali semplificazioni per lo smart working concesso ad alcune categorie come genitori, caregiver e fragili, oltre che il diritto alla disconnessione.

Nel testo unico sul lavoro agile si stabilisce che per essere considerato smart working deve essere garantito il 30% delle ore a distanza e si dovrebbe chiarire la responsabilità tra datore di lavoro e dipendete su sicurezza e funzionamento dei dispositivi tecnologici.

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