Scontro Belusconi- Monti. Merkel: “Italia sceglierà bene”

Lo spread è un’invenzione che non gli interessa perché è un imbroglio utilizzato ad arte per metterlo in cattiva luce. L’economia italiana, infatti, è talmente solida che è seconda solo alla Germania di Merkel cui si è piegato Mario Monti. Lui, che per anni dice di essere stato “uno tra i più autorevoli leader europei”, non si preoccupa delle reazioni negative dell’Ue alla sua discesa in campo. Anzi guarda oltre, annuncia una ‘uscita elettorale’ degli ex An dal Pdl per rilanciare Forza Italia 2.0 e prendere più voti. Cerca di fare un annuncio ‘clamoroso’ ma è costretto a fare subito marcia indietro: i parlamentari uscenti del Pdl candidati nella prossima consultazione elettorale non saranno il 10%, come vorrebbe lui, ma almeno il 50%. Per Silvio Berlusconi è iniziata la campagna elettorale e sceglie La Telefonata di Maurizio Belpietro per lanciare i primi slogan e sondare il terreno.

 

Le parole di Silvio Berlusconi sullo spread e sulla Germania non piacciono ad Angela Merkel e al suo governo. “Io sostengo quello che Mario Monti ha messo in campo per le riforme”, dice senza giri di parole il cancelliere tedesco. Che si dice “convinta che gli elettori italiani voteranno in modo tale da garantire che l'Italia resti sul cammino giusto”. Il suo ministro degli Esteri Guido Westerwelle, invece, non ci sta alle critiche mosse da Silvio Berlusconi a Berlino e avvisa che “una cosa non accetteremo: che la Germania sia fatta oggetto di una campagna elettorale populista”.  

 

 

 

Da Monti esecutivo germano centrico. Non è tanto tenero nei confronti di Mario Monti. All’attuale inquilino di palazzo Chigi rinfaccia, sostanzialmente, di aver preso ordini dalla Germania di Merkel nel varare i provvedimenti economici. E ricorda che con il governo del professore, che lui ha voluto e sostenuto, la crisi è peggiorata. “Non voglio dire errori – spiega a La Telefonata  di Belpietro – ma purtroppo avendo il governo Monti seguito una politica germanocentrica ha portato a una situazione di crisi molto peggiore di quando eravamo noi al governo”.

 

Lo spread è un imbroglio, ma che ci importa.  Silvio Berlusconi, come da copione, inveisce contro il partito dello spread e i timori dell’economia europea dopo la sua ridiscesa in campo. “Per quanto riguarda lo spread, ma smettiamola di parlare di questo imbroglio, di spread non si era mai sentito parlare, se non da un anno a questa parte”. “Che cosa ci importa – chiede il Cavaliere – degli interessi che il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito pubblico tedesco”. “A noi cosa importa- ribadisce l’ex premier- del differenziale con la Germania? Tutto quello che si è inventato su spread è un vero imbroglio. La verità – accusa – è che si è usato lo spread per cercare di abbattere un governo votato dagli italiani. Siamo andati avanti da quando c’è  l’euro a pagare il 4,3 per cento, la Germania il 3,3 per cento, poi la Germania ha deciso di fare una cosa nel suo interesse ordinando di vendere tutti i titoli del tesoro italiani, a quel punto i fondi americani e internazionali hanno pensato che se la Germania vende, ci sarà sotto qualcosa e hanno iniziato a vendere anche loro. Gli investitori dunque – prosegue il Cavaliere – per investire nel nostro debito pubblico e in quello dei paesi 'cicala' hanno ritenuto di chiedere un premio per il rischio, anche solo teorico, che correvano chiedendo il 14% alla Grecia, il 7% al Portogallo ed il 6% a noi. La Germania ha approfittato di questo e forte del suo debito sovrano solido ha abbassato i tassi dell'1%. Ma a noi cosa importa?”.

 

Economia italiana solida. Meglio solo Berlino. Mercati non devono agitarsi. “Per quanto riguarda il nostro debito non è così elevato come si vuole far credere. L'Italia ha un attivo di 6600 miliardi, è la seconda economia più solida dopo la Germania”. Per il Cavaliere la sua discesa in campo non porterà alcuna agitazione sui mercati. Concetto che ribadisce al conduttore de La Telefonata. “L'anticipo delle elezioni dovute alle dimissioni di Monti è risibile si tratta poco più di un mese. Quindi non c’è  assolutamente una ragione vera perché i mercati si debbano e possano agitare”.

 

Solo 10% parlamentari ricandidati. Poi la correzione. Silvio Berlusconi comprende che l’attuale classe dirigente del Pdl non è più presentabile agli elettori. Troppi volti impresentabili, chiacchierati che non darebbero più fiducia e che farebbero storcere il naso all’elettorato moderato. Ed ecco la prima importante novità, se confermata, per frenare una emorragia di voti: solo il 10% dei vecchi parlamentari sarà ricandidata e largo al mondo dell’impresa.  . “Il 50% di candidati abbiamo deciso che verrà dal mondo delle imprese, il 20% sarà preso dalle amministrazioni locali dove c’è chi si è comportato bene e ha dimostrato di saper lavorare, un 10% dal mondo della cultura e un altro 10% sarà preso tra i parlamentari attuali”.  Una vera rivoluzione che non piace agli uomini del Pdl e che costringe l’ufficio stampa di Palazzo Grazioli a fare marcia indietro sulla percentuale di parlamentari ricandidati.  Dallo staff del Cavaliere precisano che i parlamentari uscenti “saranno ricompresi in quella quota del 50% dei provenienti dal mondo del lavoro suggerita stamani dal presidente Berlusconi”.

 

Ex An: divisi prenderemo più voti. Ritorna FI. L’ipotesi era nell’aria già da tempo ed è stata confermata da Silvio Berlusconi a Maurizio Belpietro: gli ex An si staccheranno dal Pdl per avere dei vantaggi elettorali e questo permetterà la rinascita di una Forza Italia 2.0. “Con la legge elettorale in vigore si confrontano le coalizioni e tutti i partiti che sono insieme sommano i loro voti. Se gli ex An dessero luogo a una loro formazione politica – argomenta l’ex premier –  avremmo dei vantaggi. Ne stiamo parlando amichevolmente e con grande stima”. Questa scissione consensuale aprirebbe la porta alla seconda novità politica ipotizzata dal Cavaliere: il ritorno allo spirito del 1994 e quindi ad una nuova Forza Italia 2.0. “Se dovesse accadere che gli ex An dessero vita ad una loro formazione – spiega Berlusconi –  allora cadrebbe il veto a che il Pdl non cambiasse nome, potremmo sottoporre alla nostra Direzione un altro nome, oppure mantenere questo con un simbolo diverso e cioè quello glorioso di Forza Italia usato nel 1994”. E l’annuncio ufficiale di questa separazione consensuale potrebbe essere dato già il prossimo 16 dicembre, giorno in cui avrebbero dovuto tenersi le primarie del Pdl. 

 

 

Lega: questa sera incontra Maroni. La partita nelle prossime elezioni politiche e regionali per il Cavaliere corre lungo l’asse Pdl-Lega Nord. Per riconquistare il Pirellone e soprattutto per condizionare la maggioranza al Senato, Berlusconi deve fare cappotto in Lombardia. E questo potrà avvenire solo se riesce a rinsaldare l’alleanza con i ‘lumbard’ cedendo a Maroni la guida della regione Lombardia ma chiudendo l’alleanza in tutto il centro nord. La strada non è tutta in discesa per l’ex premier che si vedrà con Maroni e “parleremo della possibilità di alleanza nazionale. E da questo discenderà la possibilità di un'alleanza in Lombardia”.

 

 

In Ue tra i leader più autorevoli. Le critiche che gli sono piovute addosso da mezza Europa dopo l’annuncio del suo ritorno in campo non lo preoccupano più di tanto. Anzi rimanda ai mittenti le accuse e dice di essere, addirittura, tra i capi di governo più autorevoli del Vecchio Continente. Berlusconi non è preoccupato di cosa possano pensare a Berlino e Parigi. “Ma nemmeno per sogno. Fin quando sono stato a rappresentare l'Italia nei consigli dei capi di Stato e governo ero tra i più autorevoli, l'unico a venire dal mondo del lavoro”, dice con fierezza a Maurizio Belpietro. “Certo – aggiunge il Cav – mi opponevo con continuità alle richieste tedesche”.

 

 

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