Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di premiazione degli studenti vincitori del concorso dal titolo "Conoscere, capire, amare: i doveri nella Costituzione", promosso dal Ministero dellIstruzione, dellUniversit?? e della Ricerca, Roma, 29 maggio 2019. ANSA / Paolo Giandotti / Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Riforma Costituzione tra Premierato e norma anti ribaltone

Solo tre articoli per introdurre nella nostra Costituzione la rivoluzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio senza toccare formalmente i poteri del presidente della Repubblica. Nella bozza che il Sole 24 Ore ha potuto visionare messa a punto dal governo sono al momento più le cose che non ci sono rispetto a quelle che ci sono: non c’è l’istituzionalizzazione del vicepremier, non ci sono i poteri di nomina e revoca dei ministri in capo al premier, non c’è la sfiducia costruttiva alla tedesca. E’ un testo snello, che tocca pochissimi articoli della Costituzione, ma che se andrà in porto cambierà completamente il processo democratico nel nostro Paese.

La proposta di riforma costituzionale del governo prevede che le elezioni avvengano con una scheda unica in cui si dà il voto a una delle liste che sostengono il candidato premier e al candidato stesso.

C’è poi una differenziazione tra la fiducia iniziale data dal Parlamento al premier eletto e quanto può accadere nel corso della legislatura. Subito dopo le elezioni il presidente della Repubblica incarica il premier eletto e lo manda di fronte alle Camere: se non dovesse raggiungere il numero di voti necessari per la fiducia il presidente della Repubblica può reincaricarlo una seconda volta, ma se anche in questo caso non ottenesse la fiducia si dovrebbero sciogliere le Camere e riandare subito di fronte agli elettori. Nel corso della legislatura, invece, in caso di “cessazione dalla carica” del premier, il Parlamento può proporre un sostituto purché sia espressione della stessa maggioranza uscita dalle elezioni con l’aggiunta eventuale dei parlamentari che avevano già votato la fiducia a inizio legislatura.

A differenza di quanto avviene in Germania con la sfiducia costruttiva, dunque, la maggioranza non può cambiare. Anche se nel testo si parla solo di “cessazione dalla carica”, si può desumere che la carica cessa in caso di morte, impedimento o dimissioni anche in seguito a voto di sfiducia. E’ la cosiddetta fiducia costruttiva già presente nella riforma Berlusconi-Bossi del 2005 poi bocciata dagli italiani al referendum confermativo del 2006.

Si tratta di una sorta di clausola antiribaltone per impedire cambi di maggioranza in corso o le famigerate “campagne acquisti, spiegano fonti governative. Eppure, come sottolinea il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti, è un’arma a doppio taglio in quanto renderebbe il premier ricattabile da parte dei partiti della coalizione, soprattutto da quelli minori: «Il problema è se vogliamo dare al premier strumenti per disciplinare la maggioranza o se vogliamo istituzionalizzare il conflitto nella maggioranza,  la cosiddetta fiducia costruttiva, limitata alla sola maggioranza, dà a quel punto a ciascun partito della coalizione il potere non solo di crisi ma di portare a scioglimento anticipato».

Nella bozza del governo c’è infine un’altra rivoluzione, anche questa già presente nel testo Berlusconi-Bossi del 2005: la previsione in Costituzione che la legge elettorale dovrà assicurare la “governabilità” nell’ambito di una forma di governo ad elezione diretta del presidente del Consiglio garantendo alla maggioranza che lo sostiene “il 55% dei seggi” in Parlamento.

Chiaro che questo obiettivo si ottiene tramite una legge elettorale maggioritaria basata su un premio di maggioranza, che però secondo i paletti fissati negli anni scorsi dalla Corte costituzionale non può superare il 15%: la soluzione più razionale per blindare in ogni caso la coalizione che arriva prima sarebbe prevedere un ballottaggio nazionale se nessuno raggiunge il 40%, ma è noto che la Lega è da sempre fortemente contraria al ballottaggio. Come che sia questi sono dettagli che andranno definiti con legge ordinaria, ma la disposizione in Costituzione di una legge elettorale maggioritaria è una novità che metterebbe fine ai vari propositi di ritorno al proporzionale riemersi negli anni scorsi soprattutto nel centrosinistra.

La bozza sarà messa a punto da una riunione di maggioranza la prossima settimana e poi approvata in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Solo a quel punto scenderà in campo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, visto che, a differenza dei ddl di iniziativa parlamentare, quelli governativi devono avere l’autorizzazione del Quirinale.

E si sa che Mattatella è contrario a stravolgimenti della nostra Carta fondamentale, come ha avuto modo di sottolineare da ultimo nel suo discorso al Meeting di Rimini. Inoltre in sede di riunione di maggioranza presumibilmente la Lega chiederà, in cambio del via libera alla riforma, assicurazioni sui tempi di approvazione del Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Insomma, se i nodi tecnici sono quasi del tutto sciolti, quelli politici sono intatti.

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