Renzi su Elly Schlein e decreto lavoro: ‘La Schlein va sulla patrimoniale e perderà pezzi’

Matteo Renzi, da direttore editoriale del Riformista, convoca i giornalisti per parlare del decreto lavoro licenziato dal governo lo scorso Primo maggio. Sottotitolo le bugie del governo Meloni. Non è vero – dice il leader di Italia Viva – che si tratta del taglio delle tasse più importante degli ultimi decenni, come ha detto il premier.

“Come Italia Viva – incalza – vogliamo lanciare una sfida nei confronti delle altre forze e del governo. Non abbiamo sul Dl Meloni una posizione ideologica o pregiudiziale. Aspettiamo il testo nelle sedi opportune. Siamo curiosi, vediamo. Le decisioni su cosa fanno i gruppi le prendiamo insieme ad Azione. Certo, noi facciamo battaglia politica nel Paese. Per il resto, Richetti e Paita convocheranno i gruppi e decideremo”, spiega esibendo una ritrovata armonia con Carlo Calenda.

Al Pd e ai 5Stelle manda a dire senza tanti complimenti che sono in debito d’ossigeno. “L’idea che inseguano la piazza ha portato alcuni autorevoli sindacalisti a dire, vengano ma sul palco ci siamo noi. Ma il compito di un partito è quello di fare iniziativa politica”, dice Renzi.

Su Elly Schlein è chiaro: “Sul fisco Italia viva lancia una sfida anche alla sinistra, perché la prima proposta della Schlein va nella direzione della patrimoniale. Ma c’è stato un periodo in cui la sinistra le tasse le abbassava. Ha vinto le primarie del Pd, merita tutto il nostro rispetto. Ma ha un problema: se fa la linea con la quale ha vinto le primarie a mio giudizio perde pezzi. Se fa quello che ha detto durante le primarie perde pezzi. Se non lo fa va in difficoltà a sinistra, perde il consenso dei suoi. Se resta in mezzo, fa arrabbiare sia gli uni che gli altri”, ha spiegato il leader di Iv.

Sì, perché il Pd oltre all’armocromia sembra avere una certa attrazione per la tasse-cromia, ovvero le tasse d’ogni colore. Tasse che in Italia sono alte assai ma guai se il centrodestra prova ad abbassarle. La Lega sulle tasse da ridurre insiste da tempo. Silvio Berlusconi si era persino inventato uno slogan efficace, meno tasse per tutti. La destra e Fratelli d’Italia sono per la riduzione fiscale. Oggi, che il governo Meloni propone il suo programma di riduzione fiscale, apriti cielo. La sinistra evoca la patrimoniale.

Viene spiegato che i ricchi devono pagare e via discorrendo. Come se il problema fiscale riguardasse solo i ricchi. Sbagliato, riguarda anche il ceto medio e meno abbiente, cui le tasse van ridotte perché liberando ricchezza si libera danaro e quindi si facilita la redistribuzione. Quest’idea da stato sociale del Novecento, far piangere i ricchi per fare un poco sorridere i poveri, è sbagliata perché fuori dal tempo. L’evasione, certo, va combattuta con tenacia. Sul resto serve però una riforma fiscale radicale che liberi il lavoro,  e i redditi,  da una parte dei troppi balzelli che lo gravano.

La Schlein afferma: “L’attuale modello di crescita lineare è insostenibile: produce più inquinamento, più riscaldamento climatico, più disuguaglianze. Parlare al contrario di sviluppo sostenibile vuol dire che la vera sfida è costruire un’economia più giusta e sostenibile, che migliori il benessere delle persone, che sconfigga la povertà e preservi il futuro del pianeta.”

La transizione energetica è fondamentale per la neo segretaria, proprio in un’ottica di sviluppo: “Spendiamo ogni anno 22 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi che invece potrebbero essere impiegati per accompagnare lavoratrici e lavoratori ad assumere competenze per la transizione ecologica e anche le imprese, soprattutto piccole e medie, a innovare i processi per ridurre le emissioni”, ha dichiarato a Milano Finanza.

Guardare, quindi, oltre i parametri tradizionali economici e insistere sempre di più sull’ampia gamma di benefici che un’economia può irradiare: sostenibilità climatica, innovazione, lotta alla povertà in primis.

Un tema scottante e a volte ostico per il Pd, quello della patrimoniale, potrebbe tornare in primo piano con la segreteria Schlein.

Tutto parte dall’idea che: “nuovo contratto sociale vuol dire progressività fiscale. Perché è giusto, come vuole la Costituzione, che chi ha di più contribuisca in proporzione maggiore al benessere collettivo”, come si legge nel manifesto programmatico.

Come tradurre questo pensiero in fatti, in termini di tasse e fisco? Ancora il documento è di aiuto: “La strada da seguire è spostare il carico fiscale dal lavoro e dall’impresa alle rendite e alle emissioni climalteranti. Superare la balcanizzazione dell’Irpef e la proliferazione di regimi speciali di favore. Difendere i due principi di equità: orizzontale, per cui a pari reddito si devono pagare pari imposte; verticale, per cui chi ha di più deve essere chiamato a contribuire in misura maggiore”

Rispuntano, quindi, i temi della tassazione delle rendite e il basilare concetto chi ha di più, paghi di più.

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