Reddito di cittadinanza, Papa Francesco boccia il reddito grillino: la povertà si combatte col lavoro e non offrendo denaro

Il reddito di cittadinanza continua a essere uno degli argomenti più dibattuti, su cui la destra non ha ancora trovato un accordo: cambiarlo o abolirlo direttamente? Ora, mentre gli incontri per formare il nuovo governo tra Giorgia Meloni e gli alleati mirano a trovare un accordo, c’è addirittura chi parla di aumentarlo.

Una delle posizioni più nette nei confronti del reddito di cittadinanza l’ha assunta Matteo Salvini. Il leader della Lega sta continuando a imporsi come protagonista principale nella formazione del nuovo Esecutivo continuando a fare proclami via social e ai principali media dichiarando che il reddito di cittadinanza, che per Matteo Salvini dovrebbe essere completamente rivisto, a partire dalle condizioni che riconoscono il sussidio e quelle che invece lo negano. Per esempio, sulle modalità di riconoscimento dell’importo mensile a chi ne ha bisogno ha le idee chiare: bisogna sospenderlo definitivamente a chi rifiuta già la prima proposta di lavoro.

Vuole invece continuare a garantire il reddito di cittadinanza Silvio Berlusconi. Forza Italia non vuole abolire il reddito di cittadinanza ma vuole addirittura aumentarlo per quelle che sono considerate le fasce più deboli della popolazione.

“Noi non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, come falsamente dicono i nostri avversari. Anzi, vogliamo aumentarlo ed estenderlo a tutti i cittadini che sono nella povertà che nel nostro Paese esiste ed è drammatica”, aveva dichiarato Berlusconi a settembre – prima delle elezioni- durante un intervento telefonico a una conferenza del partito, svoltasi a Napoli alla presenza del coordinatore nazionale FI Antonio Tajani. “Per gli altri, soprattutto per i giovani, piuttosto che un sussidio vogliamo offrire l’opportunità di avere un futuro” aveva poi aggiunto. Come? Con la “sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”.

Un po’ sulla stessa linea di Giorgia Meloni, il cavaliere vuole in qualche modo legare la fruizione del sussidio all’età, dimenticandosi però che spesso a generare una situazione di disagio non è – per così dire – solo lo stato di buona salute o di sana e robusta costituzione, ma tutta una serie di fattori,  sociali, economici, territoriali,  che finiscono per condizionare l’occupabilità e la stessa occupazione del soggetto.

Con la salita al governo di Giorgia Meloni una riforma del reddito di cittadinanza dovrebbe essere inevitabile.

Nello specifico, il nuovo Esecutivo di Meloni potrebbe riconoscere il reddito di cittadinanza solo a:

  • over 60 privi di reddito, e quindi disoccupati;
  • invalidi e disabili;
  • famiglie in difficoltà con minori a carico.

Al contrario, il reddito di cittadinanza potrebbe essere tolto a chi ha tra i 18 e i 59 anni ed è in grado di lavorare.

Sono chiarissime le parole di Papa Francesco sulle politiche del lavoro che devono essere centrate sulla persona e che non siano basate sull’assistenzialismo.

“La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, no. La anestetizza ma non la combatte”, ha detto nell’udienza ai partecipanti al convegno della Fondazione Centesimus Annus. “Aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo – ha rimarcato Papa Francesco – dovrebbe essere di consentire loro un vita degna mediante il lavoro. Il lavoro è la porta della dignità”. Un concetto sul quale dovrebbero riflettere i difensori ad oltranza del reddito di cittadinanza, bandiera del M5S che punta tutto su questo vessillo per darsi una mission politica dopo le fallimentari prove di governo.

Impossibile fraintendere il messaggio del Pontefice. E sicuramente il segnale è stato colto dai vertici del Movimento che chiama a raccolta in questi giorni anche il mondo cattolico per riempire la piazza pacifista invocata da Giuseppe Conte.

“Senza un impegno di tutti – ha osservato- per far crescere politiche lavorative per i più fragili, si favorisce una cultura mondiale dello scarto. Cresce la ricchezza e nascono nuove povertà. Ecco perché il futuro invoca un nuovo sguardo, e ciascuno nel suo piccolo è chiamato a farsi promotore di questo modo differente di guardare il mondo, a partire dalle persone e dalle situazioni che vive nel quotidiano”.

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