Si è chiusa sulle note di ‘Bella Ciao’ la manifestazione nazionale dei dem ‘Per un Futuro più giusto. L’alternativa c’è.’ a Piazza del Popolo a Roma. Nel suo intervento conclusivo Elly Schlein ha salutato i circa 50mila presenti attorniata dai ragazzi Giovani democratici.
“Da qui parte l’alternativa che vogliamo costruire al governo delle destre in questo Paese”, ha affermato Schlein, a margine della manifestazione, dicendosi particolarmente contenta per i numeri alti dei partecipanti che hanno superato le aspettative. Sul palco pochi minuti prima la segretaria si era congedata dalla folla: “Da questa piazza parte una fase nuova, è un progetto di futuro per l’Italia. Sono grata davvero a tutti quelli che hanno partecipato, alla nostra comunità democratica perché questa è anche la piazza dell’orgoglio democratico ritrovato. Il cambiamento lo sappiamo non si cala dall’altro, ha bisogno della vostra energia. Abbiamo mesi importanti davanti”.
La segretaria, ha spaziato su vari temi, dalla manovra, al salario minimo, dall’uguaglianza di genere, al premierato, dai tagli alla sanità al diritto alla studio fino al conflitto in Medioriente. Tutti temi trattati con un unico comune denominatore, la critica senza sconti a governo, premier Meloni e destre.
Rivolgendosi al governo, Schlein lo ha rimproverato per aver abbandonato il tema della lotta alla povertà: “Dopo un anno di governo Meloni che ha aumentato i contratti precari, smantellato gli unici strumento di sostegno al reddito, tagliato la sanità pubblica, vorrei che dicessimo insieme una cosa semplice: basta. Basta con questo governo che se la prende con i poveri piuttosto che lottare contro la povertà, perché, possono travestirsi quanto vogliono ma la destra è sempre la stessa e se ne frega di chi ha meno”, ha detto la Segretaria.
Il mondo di Schlein parla dal palco per chiedere al Pd, e alle opposizioni, di esserci davvero. Ma sono gli altri invitati a dare il tono della manifestazione. “Noi ci siamo, voi fate in fretta”, dicono tutti, con accenti diversi.
Ad ascoltare c’è tutto lo stato maggiore Pd, dai più vicini alla segretaria (Furfaro, Boccia, Gribaudo, Franceschini, Ricciardi, Graziano, Giorgis tra gli altri) all’ala riformista di Lorenzo Guerini, Dario Nardella, al presidente del partito Stefano Bonaccini. A tutti Schlein ricorda il dovere di “provare a costruire il campo progressista, la sinistra del 2023”. Le parole della segretaria diventano più nette mano a mano che si avvia alla fine del discorso. Sul premierato, ricorda, non ci sono margini di trattativa. “Noi non ci stiamo. Domani una persona comanderà tutto. Giù le mani dalle prerogative del Presidente della Repubblica”. È il messaggio che manda alla presidente del consiglio. Schlein cita Meloni a più riprese, e sono i passaggi più applauditi del suo discorso. “Meloni non vuole governare, vuole comandare”, dice, richiamando la garbata risposta via social della premier: “Cara Elly, noi vogliamo semplicemente che siano i cittadini ad avere più potere, dando così maggior forza e stabilità all’Italia. Cioè quello che dovrebbe sostenere ogni sincero ‘democratico’”.
La piazza attende parole chiare sulla crisi mediorientale. Il tema divide la sinistra, ed era temuto dagli organizzatori. La manifestazione del Pd in Piazza del Popolo non regge all’appello sul no alle bandiere pro-Palestina. Anche due bandiere della Palestina sventolano infatti nella piazza “rossa”. Le bandiere sono tenute da alcuni manifestanti con la kefiah. E sono riuscite ad entrare in piazza perché nascoste per eludere il servizio addetto alla sicurezza. Grande imbarazzo: i partecipanti, dalla Schlein a Conte, a Bonaccini sorvolano, fan finta di nulla. Nonostante il monito della stessa Schlein, in Piazza del Popolo non sono mancati i segnali anti-Israele.
Due bandiere della Palestina hanno iniziato a sventolare: gli stendardi sono stati fatti entrare nonostante il tentativo di impedirlo da parte del servizio di sicurezza. Così, gli interventi e un’ improvvisata ballata di liscio non hanno potuto nascondere il gruppo di manifestanti che ha scandito il coro: “Basta razzismo, basta guerra”. Inoltre, la delegazione del Movimento migranti rifugiati Caserta – riporta il Corriere– ha esposto dei cartelli chiedendo “Permesso di soggiorno per tutti” e “Stop bombing”.
La Schlein si era impegnata in prima persona: nessuna bandiera pro Palestina. Nessuna bandiera di Israele. Solo bandiere arcobaleno. Era stato una sorta di diktat. Anche perché il corteo doveva essere “per la pace”.
In realtà la piazza – circa 50mila dicono dal Pd- si è trasformata in una manifestazione anti governo- Meloni: anti riforme, anti-finaziaria, pro-salario minimo, immigrazionismo. La segretaria Pd ha provato a intestarsi la leadership della cordata anti-Meloni: “Una piazza meravigliosa. Guardate che partecipazione, l’alternativa è qui intorno a noi”. Sfortunatamente per lei la piazza è stata chiamata controtempo: con la “promozione” di Fitch e con sondaggi che definire al ribasso e dire poco per il Pd. Ma c’é Bonaccini che dice che comunque bisogna andare in piazza “perché un grande partito popolare non può rinchiudersi, deve stare in mezzo alla gente anche se rischia qualche fischio”. Ma è il leader del M5S a rovinare la festa alla Schlein. Conte tenta di rubarle la scena e in parte gli riesce: «Io sono per il campo giusto e non per il campo largo. Siamo oggi qui per confermare il dialogo che abbiamo già avviato col Pd e per confermare tutto il nostro dissenso, forte, alle politiche del governo»: Conte è entrato nel retropalco da una transenna laterale, ma la sua presenza non è sfuggita a una parte di pubblico, che l’ha salutato con un applauso, riporta il Correre on line. Conte è stato accolto da Francesco Boccia, Roberto Speranza (già ministro del suo governo) e da Nicola Zingaretti, ex segretario dem. Poi il leader M5s si è intrattenuto per un colloquio con Schlein.