Migranti e Piantedosi: ‘Gestione e rischi tra monitoraggio e prevenzione’

Il ministro Piantedosi nell’informativa alla Camera del 17 ottobre scorso aveva detto in modo chiaro: ‘L’Italia è sottoposta a una pressione migratoria fortissima che rischia di portare a radicalizzazioni islamiste’.

In audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, il ministro dell’Interno lo ha ribadito ulteriormente soffermandosi su quello che ha definito un ‘elevato rischio di infiltrazione terroristica tra i migranti in arrivo dalla rotta balcanica’.

Piantedosi ha sottolineato: ‘Nella riunione dello scorso 26 ottobre il Comitato analisi strategica antiterrorismo ha confermato la necessità di mantenere il rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo in atto sul territorio nazionale. Più specificamente, le analisi condotte hanno chiarito che resta elevato il rischio di infiltrazione terroristica dei flussi migratori illegali via mare e via terra. Specialmente attraverso la frontiera con la Slovenia, rotta lungo la quale transita la maggior parte dei migranti provenienti dalla rotta balcanica. Alla frontiera con la Slovenia bloccati 438 irregolari, 15 arresti e 65 denunce.

Sull’attuazione dell’accordo di Schengen, Piantedosi certifica: ‘In riferimento all’attività di vigilanza alla frontiera con la Slovenia, faccio presente che, alla data del 5 novembre scorso, sono state controllate 28.573 persone in ingresso sul territorio nazionale e oltre 15.000 veicoli. L’attività sinora posta in essere ha consentito di rintracciare 438 cittadini stranieri in posizione irregolare e di dar luogo a 240 respingimenti e 15 arresti, di cui 12 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E 65 denunce all’autorità giudiziaria’.

Il dispositivo delle forze di polizia di frontiera vede impiegate nei servizi giornalieri 341 unità per un’attività di monitoraggio e prevenzione eseguita dal Viminale. Lo scorso 2 novembre ho incontrato a Trieste i miei omologhi sloveno e croato. In tale occasione abbiamo in particolare concordato l’istituzione di Brigate miste delle Forze di polizia, sulla base della proficua esperienza fin qui maturata, con i servizi di pattugliamento congiunto. Abbiamo, peraltro, condiviso con i colleghi di Slovenia e Croazia di avere nuovi incontri, nello stesso formato inaugurato a Trieste, per monitorare la situazione e proseguire sulla strada della cooperazione operativa. Sebbene al momento non risultino evidenze concrete e immediate di rischio terroristico per l’Italia, le tensioni internazionali e la fluidità della situazione esigono un elevatissimo livello di attenzione. In quanto la minaccia terroristica presenta spesso caratteri di fluidità e indeterminatezza’, ha spiegato Piantedosi che, sulla sospensione di Schengen con la Slovenia ha anche reso noto che la misura adottata dal governo a partire dal 21 ottobre e fino al 30 ottobre 2023 è stata prorogata di ulteriori 20 giorni fino al 19 novembre. A scopo preventivo, ho impartito specifiche direttive per l’intensificazione di ogni raccordo informativo tra le forze di polizia e le agenzie di intelligence, al fine di monitorare l’evoluzione del conflitto e i suoi possibili riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze nel territorio nazionale. In questo quadro grande importanza continua a rivestire il ricorso a provvedimenti di espulsione per l’allontanamento dal territorio nazionale di quegli stranieri connotati da profili di pericolosità per la sicurezza nazionale. L’attività di prevenzione ha condotto nell’anno in corso ad eseguire 58 espulsioni di stranieri pericolosi per la sicurezza nazionale. Particolare attenzione viene rivolta al fenomeno dei foreign fighters e alle problematiche connesse al loro rientro, in relazione all’ipotesi che il nostro Paese possa costituire uno snodo logistico per la diaspora dei combattenti in fuga dal conflitto siro-iracheno. Al 31 ottobre 2023, l’attività di prevenzione, sviluppata mettendo a sistema le evidenze acquisite autonomamente. Nonché quelle veicolate attraverso i canali di cooperazione internazionale di polizia o di intelligence, ha consentito di arrestare 12 persone contigue agli ambienti dell’estremismo di matrice religiosa e sei soggetti riconducibili a formazioni terroristiche di matrice politico-nazionalista’.

Il titolare del Viminale  soffermandosi sul dato dei rimpatri, ha reso noto che quelli avvenuti alla data del 31 ottobre 2023 indicano un totale di 3.960, rispetto ai 3.410 dell’analogo periodo di riferimento del 2022. E 3.960 rimpatri con il 70% degli stranieri espulsi transitato per un Cpr.  In valori assoluti  non sono dati particolarmente elevati, ma indicano una inversione di tendenza. E, soprattutto, indicano una correlazione statistica non confutabile: il 70 per cento degli stranieri rimpatriati è transitato per un Cpr. A cui si ricollega la constatazione che circa il 50 per cento degli stranieri lì trattenuti viene rimpatriato.

 

Il ministro Piantedosi nell’informativa alla Camera del 17 ottobre scorso aveva detto in modo chiaro: ‘L’Italia è sottoposta a una pressione migratoria fortissima che rischia di portare a radicalizzazioni islamiste’.

In audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, il ministro dell’Interno lo ha ribadito ulteriormente soffermandosi su quello che ha definito un ‘elevato rischio di infiltrazione terroristica tra i migranti in arrivo dalla rotta balcanica’.

Piantedosi ha sottolineato: ‘Nella riunione dello scorso 26 ottobre il Comitato analisi strategica antiterrorismo ha confermato la necessità di mantenere il rafforzamento delle misure di prevenzione e controllo in atto sul territorio nazionale. Più specificamente, le analisi condotte hanno chiarito che resta elevato il rischio di infiltrazione terroristica dei flussi migratori illegali via mare e via terra. Specialmente attraverso la frontiera con la Slovenia, rotta lungo la quale transita la maggior parte dei migranti provenienti dalla rotta balcanica. Alla frontiera con la Slovenia bloccati 438 irregolari, 15 arresti e 65 denunce.

Sull’attuazione dell’accordo di Schengen, Piantedosi certifica: ‘In riferimento all’attività di vigilanza alla frontiera con la Slovenia, faccio presente che, alla data del 5 novembre scorso, sono state controllate 28.573 persone in ingresso sul territorio nazionale e oltre 15.000 veicoli. L’attività sinora posta in essere ha consentito di rintracciare 438 cittadini stranieri in posizione irregolare e di dar luogo a 240 respingimenti e 15 arresti, di cui 12 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E 65 denunce all’autorità giudiziaria’.

Il dispositivo delle forze di polizia di frontiera vede impiegate nei servizi giornalieri 341 unità per un’attività di monitoraggio e prevenzione eseguita dal Viminale. Lo scorso 2 novembre ho incontrato a Trieste i miei omologhi sloveno e croato. In tale occasione abbiamo in particolare concordato l’istituzione di Brigate miste delle Forze di polizia, sulla base della proficua esperienza fin qui maturata, con i servizi di pattugliamento congiunto. Abbiamo, peraltro, condiviso con i colleghi di Slovenia e Croazia di avere nuovi incontri, nello stesso formato inaugurato a Trieste, per monitorare la situazione e proseguire sulla strada della cooperazione operativa. Sebbene al momento non risultino evidenze concrete e immediate di rischio terroristico per l’Italia, le tensioni internazionali e la fluidità della situazione esigono un elevatissimo livello di attenzione. In quanto la minaccia terroristica presenta spesso caratteri di fluidità e indeterminatezza’, ha spiegato Piantedosi che, sulla sospensione di Schengen con la Slovenia ha anche reso noto che la misura adottata dal governo a partire dal 21 ottobre e fino al 30 ottobre 2023 è stata prorogata di ulteriori 20 giorni fino al 19 novembre. A scopo preventivo, ho impartito specifiche direttive per l’intensificazione di ogni raccordo informativo tra le forze di polizia e le agenzie di intelligence, al fine di monitorare l’evoluzione del conflitto e i suoi possibili riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze nel territorio nazionale. In questo quadro grande importanza continua a rivestire il ricorso a provvedimenti di espulsione per l’allontanamento dal territorio nazionale di quegli stranieri connotati da profili di pericolosità per la sicurezza nazionale. L’attività di prevenzione ha condotto nell’anno in corso ad eseguire 58 espulsioni di stranieri pericolosi per la sicurezza nazionale. Particolare attenzione viene rivolta al fenomeno dei foreign fighters e alle problematiche connesse al loro rientro, in relazione all’ipotesi che il nostro Paese possa costituire uno snodo logistico per la diaspora dei combattenti in fuga dal conflitto siro-iracheno. Al 31 ottobre 2023, l’attività di prevenzione, sviluppata mettendo a sistema le evidenze acquisite autonomamente. Nonché quelle veicolate attraverso i canali di cooperazione internazionale di polizia o di intelligence, ha consentito di arrestare 12 persone contigue agli ambienti dell’estremismo di matrice religiosa e sei soggetti riconducibili a formazioni terroristiche di matrice politico-nazionalista’.

Il titolare del Viminale  soffermandosi sul dato dei rimpatri, ha reso noto che quelli avvenuti alla data del 31 ottobre 2023 indicano un totale di 3.960, rispetto ai 3.410 dell’analogo periodo di riferimento del 2022. E 3.960 rimpatri con il 70% degli stranieri espulsi transitato per un Cpr.  In valori assoluti  non sono dati particolarmente elevati, ma indicano una inversione di tendenza. E, soprattutto, indicano una correlazione statistica non confutabile: il 70 per cento degli stranieri rimpatriati è transitato per un Cpr. A cui si ricollega la constatazione che circa il 50 per cento degli stranieri lì trattenuti viene rimpatriato.

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