Meloni ad Atreju: ‘Gli italiani iniziano a vedere il nostro lavoro. Noi sempre a testa alta’

Giorgia Meloni parla dal palco di Atreju alla sua gente e «prende una boccata d’ossigeno e d’energia», nonostante la stanchezza dichiarata. «È stata una settimana impossibile, ma qui torno a casa», dice il presidente del Consiglio. È una Meloni a tutto campo, parla da statista ma senza perdere la leggerezza. Alterna citazioni dotte a Lucio Dalla e Nanni Moretti. Delinea la visione di nazione della destra italiana, ma non perde occasione per lanciare qualche stilettata ai leader dell’opposizione Elly Schlein (bersaglio di alcune battute) e Giuseppe Conte. Non mancano stoccate anche ad alcuni vip, senza citarli, ma chiaramente identificabili: nello specifico Chiara Ferragni e Roberto Saviano. Senza citarlo, nè direttamente nè indirettamente, evoca anche Mario Draghi. O meglio, quello che la Meloni e il centrodestra hanno trovato in eredità dal suo governo: non tutto così mirabilante, come era stato narrato da molti giornali.

Meloni esordisce con i ringraziamenti agli alleati: «Voglio ringraziare Salvini e Tajani per i 14 mesi di lavoro insieme, che sono anche 14 mesi di amicizia, di condivisione, di lealtà. Da oltre 30 anni con formule diverse il centrodestra italiano esiste e vorrei, anche per questo, mandare il mio ringraziamento a chi non c’è più, a Silvio Berlusconi». Un omaggio che scatena una standing ovation di circa un minuto, a conferma che il popolo di Atreju ha cuore e memoria.

Dalla commozione al sorriso, Meloni cambia registro dopo pochi secondi. «C’è chi si autoinvita – dice la Meloni parlando degli ospiti di Atreju – chi rifiuta platealmente. E chi, come in Ecce Bombo ragiona con “Mi si nota di più se vengo o se non vengo?”. Ogni riferimento alla Schlein non è puramente casuale. «Ho letto che la Schlein ha dichiarato che gli ospiti sono ad Atreju solo per c’è chi comanda. Potrei fare l’elenco – ricorda la leader di FdI – di persone di sinistra hanno sfilato qui su questo palco, per dire che non ci sono più i comunisti di una volta. Cara Elly – dice la Meloni alla leader dem – puoi anche decidere di non partecipare, ma non puoi insultare chi è venuto perché ha dimostrato un coraggio che a voi difetta».

Meloni ringrazia “chi si è fatto il mazzo, compresa Arianna”

«Qui ad Atreju le idee sono protagoniste – dice riferndosi agli anni trascorsi da leader di Azione Giovani – grazie a un’alchimia che riesce solo a chi è puro di cuore e veloce di testa. Grazie ai ragazzi di Gioventù nazionale, siete stupendi. Ci sono giovani che ancora si battono per le loro idee». Per arrivare a un riconoscimento prosaico allo staff dell’organizzazione. «Grazie a tutti quelli che si sono fatti il mazzo a via della Scrofa, “Compresa Arianna”. Una classe dirigente che non ha nulla da invidiare a nessuno», ribadisce la Meloni.

«È stata una settimana impossibile, un anno impossibile – ammette ancora – Avrei avuto bisogno di dormire, ma ho preferito tornare a Casa», alludendo alla “sua” Atreju. «Perché mi avete ricordato che io non sono sola. Non è solo una questione umana, affettiva. Tutti sanno che amo Tolkien, alcuni – aggiunge scherzando con la platea – dicono che è l’unico libro che ho letto. Ma lo amo ancora di più perché quell’”anello del potere” è insidioso». Tuttavia, scandisce fiera la Meloni, «c’è una cosa più forte di quell’anello. Si chiama Compagnia, persone per bene, che sono pronte a prenderti in braccio quando non ce la farai più. Ecco perché – dice fiera ai suoi – quell’anello non ci avrà mai. Siamo gli stessi di ieri e saremo gli stessi domani».

A quattordici mesi dall’insediamento del governo, il premier rivendica anche «l’ambizione di portare l’Italia sempre più alto». «Ci sarà bisogno – ammonisce – di tanto lavoro, in una parola di amore. Chi ha sperato che fossimo l’ennesimo fuoco di paglia della politica italiana è rimasto deluso. Non siamo arrivati al governo perché abbiamo imboccato il treno giusto. Non lo abbiamo fatto da improvvisati della politica. Per decenni abbiamo studiato, ci siamo confrontati e perché quando era necessario non abbiamo rinunciato a dire la verità agli italiani. Abbiamo scommesso su questo e non sbagliavamo». Ma soprattutto, incalza la Meloni «la più grande rivoluzione che si possa regalare a questa nazione è la consapevolezza del suo peso e la voglia di stupire il mondo».

Meloni definisce così la sua fotografia di questi 14 mesi di governo: «Un’Italia a schiena dritta, con la testa alta, le scarpe piene di fango e le mani pulite». E sulle misure adottate, sottolinea: «Sui conti pubblici la nostra non si chiama austerità, si chiama serietà. Quando i soldi non ci sono non si usano per comprare consenso facile». E i conti sono presto fatti: «Sono fiera della fiducia delle famiglie che comprano in massa i titoli di Stato, la ritrovata credibilità internazionale».

Il premier vanta quindi il suo «governo stabile» con «la Borsa che ne è il termometro. Piazza Affari è cresciuta del 40%, non si vedeva da 15 anni». Non manca una frecciata ai Draghi-boys e ai nostalgici dei governi tecnici. «Il famigerato spread, che tanto piace ai commentatori, è attualmente stabile: ben 60 punti in meno di quando si è insediato il nostro governo». Quando c’era stata una brveve congiuntura internazionale che lo aveva fatto improvvisamente risalire, la Meloni ricorda le prime pagine di alcuni quotidiani: «Avevano fatto in tre ore la lista dei ministri del governo tecnico. Sono così anti-italiani da sperare nel crollo dell’economia pur di andare al potere».

Non mancano quindi i riferimenti a chi oggi “fischietta”, facendo finta di niente. «Come quelli che speravano nell’aumento della benzina, ora è ai minimi». E ancora, ricorda la Meloni: «Sul Pnrr siamo la prima nazione d’Europa a prendere la quarta rata. Ora fischiettano». Per poi sintetizzare: «Ogni volta preconizzano un disastro e noi portiamo a casa un risultato».

«Il vero modello da seguire non sono gli influencer che fanno soldi a palate indossando degli abiti o mostrando delle borse o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere che si farà beneficenza ma il cui prezzo serve solo a pagare cachet milionari. Il vero modello da seguire è il modello di chi quella eccellenza italiana la inventa, la disegna, la produce, e tiene testa a tutti nel mercato globale solo perché noi siamo più bravi, lo sappiamo fare meglio». Anche in questo caso, il riferimento corre a Chiara Ferragni, condannata con la Balocco dall’Antitrust. Una citazione che ha strappato un’ovazione della gente di Atreju.

«Registriamo – dice ancora la leader di FdI – un tasso di occupazione che non si era mai registrato prima. Mezzo milione di nuovi posti di lavoro, la maggior parte a tempo indeterminato. Aumenta l’occupazione diminuisce il precariato, curiosamente aumentano gli scioperi. Sono stessi che firmano contratti da 5 euro l’ora e poi fanno la morale sul salario minimo».

«Non va tutto bene – riconosce il capo del governo – C’è ancora tanto lavoro da portare avanti. Oggi si parla del salario minimo, che rischia per paradosso di abbassare il salario di molti lavoratori, facendo gli interessi di grandi gruppi. La sinistra al governo metteva i soldi sul reddito di cittadinanza e ci vengono a fare pure le lezioni. Abbiamo cancellato il rdc per chi poteva lavorare. Lo rifarei mille volte. A chi non può lavorare garantire un aiuto, a chi può lavorare offrire possibilità di lavoro. Se chi lavorava in nero mi detesta, poco importa. Non intendo comprare il consenso della gente. Quello è un privilegio che lascio ad altri».

E il riferimento è a Giuseppe Conte. «Grazie a lui era possibile ristrutturare gratuitamente casa: ci ha lasciato un buco da 4 manovre finanziarie. Soldi usati per ristrutturare case, seconde case, case di pregio. Perfino 6 castelli abbiamo ristrutturato col superbonus. A ogni italiano hanno lasciato un debito da pagare di duemila euro a testa. Per non parlare delle truffe».

Un altro tema particolarmente sentito dal premier, quello della denatalità. «Non vogliamo rassegnarci al declino demografico.  Si nascondono dietro il fantoccio della discriminazione: mentre la sinistra pensa che il problema si risolva con l’immigrazione, noi vogliamo aiutare le famiglie italiane ad avere più bambini».

Per citare alcune norme chiave adottate dal suo governo in questi mesi, il premier cita quattro nomi simbolo. Pietro, agricoltore, che ha visto i suoi terreni distrutti dai partecipanti a un rave. «Grazie al nostro decreto nell’ultimo anno non c’è stato neanche un rave party illegale in Italia». E ancora: Renzo, pensionato, con casa occupata da un immigrato bengalese. «In Italia la proprietà privata è sacra e la difenderemo». Per poi menzionare Maria Cristina, insegnante aggredita da uno studente. «Abbiamo inserito una norma di buon senso con il voto in condotta. Hanno detto che era una “scuola tipica della destra autoritaria”». E sulla norma contro le baby gang, il presidente del Consiglio rammenta che «un giornale ha titolato “La Meloni arresta i bimbi”. Il direttore di quel giornale – aggiunge – dovrebbe incontrare la mamma di Giovanbattista Cutolo, ucciso a Napoli per aver chiesto a uno di quei “bimbi” di spostare il motorino». E tra i nomi associati alle misure del governo non manca quello di  Don Maurizio Patriciello per il decreto Caivano.

A questo proposito, arriva una stoccata anche per Roberto Saviano. Le storie di riscatto a Caivano sono storie «che nessuno scrittore racconta – dice la Meloni – perché i camorristi rendono di più, ci fanno le fiction e magari un pulpito da New York». Non manca un passaggio commosso sul tema del femminicidio: «Alle donne italiane – dice la leader di FdI – voglio dire che siete persone libere. Denunciate, non siete sole, le istituzioni ci sono. C’è il numero verde 1522. Ma sarebbe giusto negare che noi siamo ancora lontani dall’obiettivo di sradicare questo cancro. Lo dico da donna libera che per quella libertà ha sacrificato tutto quello che poteva sacrificare. Lo dico soprattutto da madre di una piccola donna, perché l’amore non fa paura, non usa violenza ed è incompatibile con il possesso. Se amiamo qualcuno vogliamo rafforzare la sua libertà, non limitarla. Faremo tutto il possibile non solo per le donne italiane».

Sul tema immigrazione Giorgia Meloni menziona Paola, ragazza nigeriana, arrivata a Lampedusa e costretta a prostituirsi, ridotta in schiavitù. «Oggi la mafia più potente di tutte organizza il traffico di esseri umani – premette la Meloni, riconoscendo che «sull’immigrazione i risultati non sono quelli che ci si attendeva». Una difficoltà che nasce da una precisa visione: «Non mi interessano le scorciatoie, le misure di facciata, voglio dare una risposta vera, definitiva, strutturale».

«Abbiamo bisogno di una risposta globale – ribadisce la Meloni alla platea di Atreju – Oggi puoi comprare un biglietto in Bangladesh, arrivare in Italia dalla Libia attraversando 4 nazioni. Quando si parla di immigrazione, tutti guardano noi. Voglio ringraziare il premier britannico Rishi Sunak, che ha riconosciuto la nostra leadership globale in tema di immigrazione illegale. Rientra in questo quadro l’accordo con l’Albania: possono ospitare fino a 36mila migranti l’anno. Arriva anche il grazie «al primo ministro Rama attaccato dal Pd, perché aiutare l’Italia non è di sinistra per il Pd». E il grazie «anche Von der Leyen che ha definito il nostro accordo come “una capacità di pensare fuori dagli schemi”. Cerchiamo soluzioni nuove a un problema antico che finora non si è stati in grado di risolvere».

Sulla politica estera, il parametro è altrettanto chiaro. «Siamo stati fino dal primo giorno a fianco del popolo ucraino. Lo so che molti italiani pensano che quella guerra sia distante da noi e non capiscono l’impegno italiano. Però alla fine è molto più semplice di quanto sembri: l’Italia ha tutto da perdere in un mondo in cui la forza del diritto viene sostituita dal diritto del più forte». E «per le stesse ragioni siamo al fianco di Israele contro attacchi di Hamas. E, con la stessa chiarezza – precisa la Meloni – chiediamo a Israele di difendersi nel rispetto del diritto internazionale e preservando i civili».

Sulle elezioni europee, Meloni ridicolizza la analisi di molti giornali sulle presunte divisioni del centrodestra. «Chi vota Fratelli d’Italia non lo vota per calcoli tattici. Vota anche per un sogno europeo. Qui a Roma, in quel Trattato si definì il concetto di comunità europea, un trattato votato anche dai missini e dai monarchici. Dall’altra parte, comunisti e socialisti votarono contro». «Per questo – ironizza la Meloni – i loro discendenti non possono darci lezioni in tema d’Europa. Perché la storia siamo noi. Noi che all’Europa abbiamo dedicato canzoni e manifesti. La campagna elettorale per le elezioni di giugno si divideranno tra chi vuole il superstato federalista o un’Europa unita formata da libere nazioni».

Meloni dedica un’altra citazione pop alla canzone di Lucio Dalla, “L’anno che verrà”. «L’anno prossimo voteremo la riforma con l’elezione diretta del capo del governo. Statene certi che si scateneranno tutti quelli che hanno bivaccato sulla debolezza della politica. Loro sognano di usare il referendum, “Meloni come Renzi”. Il referendum non è su di me, ma sul futuro di questa nazione. Quel referendum sarà nelle mani degli italiani, che sono più consapevoli in cui certo mainstream li rappresenta». 

«Si conclude un anno durissimo – aggiunge – se ne sta per aprire un altro con sfide talmente imponenti che solo una comunità politica capace di enormi slanci ideali e fisici la può affrontare. Noi verremo contrastati con ogni mezzo, anche non proprio legittimi temo, ma in fin dai conto é un bene perché gli avversari ti spingono a fare meglio».

«Solo di quattro commenti vado fiera: chi mi dice grazie. Di chi mi dice: è la prima volta che sono orgoglioso di essere rappresentato da qualcuno. E dei leader stranieri che mi dicono: bentornata, Italia. Capita più spesso che mi dicono: “Non mollare”. Me ne sarò andata molto prima che gli italiani mi inviteranno a farlo. Ma la grandezza della missione è più importante delle bassezze. Solo gli italiani mi diranno quando dire basta. Finché avrò il consenso del popolo italiano, io farò sempre la mia parte. In vita mia – conclude la Meloni tra gli applausi della sua gente – non sono scappata mai e non intendo farlo ora. Grazie per questa boccata d’energia e saprò come spenderla».   

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