Con la decisione del Tribunale arbitrale internazionale di assegnare all’Italia la giurisdizione sul caso dei Marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, una svolta nella vicenda iniziata ben 8 anni fa, torna d’attualità un caso che per lungo tempo ha infiammato la politica e diviso il Paese.

I due fucilieri della Marina sono impegnati in una missione di protezione della Enrica Lexie, nave mercantile battente bandiera italiana, al largo del Kerala. Il 19 febbraio del 2012 vengono consegnati alla giustizia indiana con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani a bordo di un peschereccio: le due vittime sarebbero state scambiate dai Marò per pirati.

Pochi giorni dopo i due militari vengono trasferiti su disposizione del tribunale indiano di Kollam nel carcere ordinario di Trivandrum, dal quale escono il 30 maggio quando l’Alta Corte del Kerala la libertà su cauzione ai due Marò, dietro il pagamento di poco meno di 150mila euro (dieci milioni di rupie). Per entrambi viene stabilito l’obbligo di firma che impedisce quindi l’allontanamento dalla zona del commissariato locale, ma ad entrambi viene anche ritirato il passaporto.

Nel dicembre 2012, pochi giorni prima di Natale, l’Italia riesce ad ottenere dall’Alta Corte del Kerala un permesso di due settimane per i due fucilieri il permesso di tornare in patria per le festività, con l’obbligo di tornare in India alla sua scadenza. Il 3 gennaio 2013 quindi i due Marò tornano in India, per poi ritornare nuovamente in Italia per un permesso di 4 settimane dovuto alle elezioni politiche.

In questa occasione di crea uno scontro nel governo, con l’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata che si dimette in polemica con l’esecutivo guidato da Mario Monti di rimandare nel paese asiatico i due fucilieri, dopo una iniziale presa di posizione del governo di segno opposto.

Il 31 agosto 2014 Latorre viene colto da malore per un attacco ischemico transitorio, con le autorità sanitarie che il12 settembre acconsentono al rientro del militare in Italia per ragioni di salute.

Nel dicembre 2014 quindi la Corte suprema indiana rigetta le istanze presentate da per un rientro in Italia, col governo italiano che nel giugno 2015 decide quindi di ricorrere alla procedura di arbitrato internazionale per dirimere la posizione di totale stallo con l’India. Intanto nel gennaio 2016 la Corte suprema indiana prolunga fino al 30 aprile 2016 il permesso concesso a Latorre per una ulteriore proroga fino al 30 settembre dello stesso anno.

Il 2 maggio 2016 il Tribunale Arbitrale dispone che anche Girone faccia rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale, ma sotto il controllo dell’autorità della Corte indiana.