21/04/2016, Segrate, assemblea degli Azionisti di Mondadori. Nella foto Marina Berlusconi

Marina Berlusconi e le strumentalizzazioni sulle parole di Giorgia Meloni

Nessun retroscena, nessuna intenzione nascosta, nessuna irritazione. Dopo giorni di strumentalizzazioni della sua lettera sulla persecuzione del padre “anche dopo la morte” e delle parole con cui Giorgia Meloni l’ha commentata, è Marina Berlusconi, con una nota, a fare chiarezza sui suoi intenti e, soprattutto, a sgombrare il campo da ogni possibile illazione sui suoi pensieri nei confronti del premier: per Giorgia Meloni, ha scritto la presidente di Fininvest, “nutro il massimo rispetto e la massima stima”. “Tutto il resto – ha aggiunto – sono strumentalizzazioni fuori dalla realtà”.

“In questi giorni gli organi di informazione hanno ampiamente parlato della mia lettera inviata al Giornale, la cui unica motivazione era quella di denunciare, ‘innanzitutto come figlia’, la persecuzione giudiziaria subita da mio padre e il tentativo di operare su di lui una vera e propria damnatio memoriae”, ha affermato Marina Berlusconi.

“Alcuni media però hanno voluto vedere dietro questa lettera – ha proseguito – intenzioni che non ho mai avuto, così come mi hanno incomprensibilmente attribuito reazioni che non ho mai provato di fronte a commenti del presidente Giorgia Meloni, per la quale nutro il massimo rispetto e la massima stima. Così stanno le cose. Tutto il resto sono strumentalizzazioni fuori dalla realtà”.

Nella sua lunga lettera al Giornale Marina Berlusconi, partendo dalla nuova iscrizione di Marcello Dell’Utri nel registro degli indagati per le stragi mafiose del 1993, avvenuta a opera dei pm fiorentini, aveva denunciato che “la persecuzione di cui mio padre è stato vittima, e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta”. Un sistema in cui tutto, era il ragionamento, dall’avviso di garanzia alla divulgazione di intercettazioni prive di interesse per l’inchiesta, “serve a costruire la condanna mediatica, quella che sta loro (a “certi pubblici ministeri”, ndr) davvero a cuore, prima ancora che il teorema dell’accusa venga vagliato da un giudice terzo”.

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