“Alla manifestazione contro il Ponte sullo Stretto di Messina ho ribadito la richiesta di inserimento dello Stretto nella W.H.L. Unesco come Patrimonio ambientale, paesaggistico, geologico e geomorfologico dell’Umanità. La Convenzione Unesco per il Patrimonio Mondiale stabilisce che beni culturali e naturali siti in varie parti del mondo e d’importanza universale debbano essere conservati e preservati quali patrimonio di tutta l’umanità. Lo Stretto deve essere iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale per la sua bellezza e unicità paesaggistica, geologica e geomorfologica”, Fabio Granata, avvocato tra i fondatori di Futuro e libertà e attualmente assessore alla Cultura della Città di Siracusa indica la strada maestra contro l’infrastruttura e per uno sviluppo sostenibile dopo la partecipazione alla mega manifestazione che ha visto scendere in piazza migliaia di persone contro “un fantomatico progetto” (nononostante decenni di studi e soldi macinati non c’è un progetto esecutivo, ndr) che servirebbe “solo a impiegare enormi risorse in chiave propagandistica e clientelare, somme invece indispensabili per affrontare problemi e limiti drammatici che tra la Sicilia e la Calabria restano immutati e irrisolti da sempre”.
“L’inserimento nella World Heritage List – spiega Granata – costituirà un riconoscimento straordinario e implicherà un forte impegno e una chiara assunzione di responsabilità in merito alla protezione di questo Luogo dell’Anima e del Mito. Inconcepibile e gravissimo proporre di devastare la magnificenza dello Stretto e il tessuto urbano già compromesso di Sicilia e Calabria con la ricorrente Idea del Ponte, struttura inutile e irrealizzabile, priva di un vero progetto esecutivo. Una proposta arrogante finalizzata solo a tenere in vita e rilanciare un enorme carrozzone clientelare e propagandistico. Abbiamo dimostrato in queste settimane di mobilitazione che la tutela dello Stretto e la promozione di un Modello per la sua Area, supera gli steccati politici e fa incontrare le persone ben al di là delle appartenenze di schieramento, nel nome della ragionevolezza”.
Una mobilitazione che ha visto l’adesione di oltre diecimila persone (duemila alla partenza secondo la Questura) con presenze che sono andate ben oltre le sigle che da sempre mettono in guardia su quello che viene visto solo come un’opera “buffa”, un azzardo sulla pelle dei cittadini, con una montagna di soldi spesi che non sono bastati nemmeno per arrivare ancora alla fine di un progetto che lascia aperti se e ma in maniera più che catastrofica. I milioni spesi fino a oggi in studi e in progettazione sono serviti solo a spiegarci che molto del lavoro è ancora tutto da fare.
“Il sostegno “ideologico” al Ponte sembra esser diventata l’unica idea per il sud di chi non ha mai avuto una sola Idea per il sud e per la Sicilia – insiste Granata – Il Ponte peraltro non ha progetto esecutivo e quindi non può avere copertura finanziaria da parte del Governo. La manovra consiste allora nel tentare di impiegare enormi risorse in chiave propagandistica e clientelare, somme invece indispensabili per affrontare problemi e limiti drammatici che tra la Sicilia e la Calabria restano immutati e irrisolti da sempre. Rammendare il territorio e il degrado urbano, agire sul dissesto idrogeologico, contrastare e prevenire gli incendi che distruggono ogni estate enormi quote di biodiversità e paesaggio, collegare con strade e ferrovie degne di questo nome le Città della Calabria e della Sicilia sono la vera priorità invece del Ponte. Non tutti hanno un prezzo e le tante zone grigie di una borghesia amorale attratta solo dalla gestione delle risorse da investire sull’ immaginifico progetto del Ponte e dai remuneratissimi incarichi professionali da affidare senza tetto di spesa e controlli sulle modalità di selezione, rappresentano oggi il nemico principale da contrastare”.
Ma sullo sfondo restano anche i profondi dubbi di costituzionalità sull’iter seguito. “Lascia sgomenti la mancanza di un vero dibattito pubblico che coinvolga la popolazione anche attraverso un Referendum consultivo – conclude Granata – Riconoscimento Unesco dello Stretto e Referendum Consultivo saranno la nuova frontiera di un impegno per bloccare sul nascere questa follia. Giorgia Meloni ci ascolti e tolga il “giocattolo” dalle mani di Salvini e lo faccia prima che il suo richiamo al sogno diventi l’incubo della ennesima, ciclopica e devastante, incompiuta”.
Pubblica su Facebook un post a sfondo sessista, insultando la senatrice del Movimento 5 Stelle Barbara Floridia. Finisce nella bufera e poi chiede scusa. Dando la colpa a un suo collaboratore, che avrebbe pubblicato il post incriminato senza la sua autorizzazione.
Sono trascorse poche ore dal corteo contro il Ponte sullo Stretto e gli animi non si raffreddano visto che viene pubblicato su facebook un post a sfondo sessista che insulta la senatrice del Movimento 5 Stelle Barbara Floridia.
A pubblicare il post è stato il senatore della Lega Nino Germanà finito al centro delle polemiche: “Ce lo fate vedere? Tiratelo fuori”, ha scritto Germanà, con un fermo-immagine di Barbara Floridia. Germanà, anche lui messinese, di Brolo, attribuisce un doppio senso, a sfondo sessuale, a una frase pronunciate dalla senatrice messinese Barbara Floridia, che, però, di sessuale, non aveva proprio nulla, in quanto si riferiva al tanto discusso progetto di Matteo Salvini sul Ponte sullo Stretto: “Questo è il post di un senatore della Lega, pro-ponte – afferma Barbara Floridia – Questo è il livello delle sue argomentazioni. In un periodo in cui il rispetto della donna sembra essere davvero l’unica strada verso una società migliore, un senatore della Repubblica utilizza un fermo-immagine per una squallida battuta sessista. Se non capiamo che anche le parole possono essere una forma di violenza, non riusciremo mai a cambiare le cose”.
Immediata la retromarcia di Germanà, che ha detto di non essere stato lui a pubblicare quel post, ma un suo collaboratore, non autorizzato: “Porgo le mie scuse alla senatrice Barbara Floridia – scrive Germanà – con la quale ho anche un ottimo rapporto. Purtroppo, il post è stato fatto da un collaboratore, che non aveva la mia autorizzazione a pubblicare. Sono desolato per l’accaduto e rinnovo le mie scuse. Preciso che ho rimosso il post immediatamente e personalmente appena l’ho visto, perché mi ha ripugnato, prima che fosse diffuso, attaccando giustamente il contenuto”.
È il secondo attacco a sfondo sessista, nel giro di una settimana, da parte di Germanà, dopo che il senatore leghista aveva scritto che “il WWF poteva attaccarsi all’uccello”. Lo stesso Germanà, nelle ore che hanno preceduto il corteo contro il Ponte sullo Stretto, ha paragonato i manifestanti alle scimmie, postando un’immagine di gorilla e scimpanzé, prima di “dedicare” due palle natalizie a tutti i “No Ponte”.
Matteo Salvini sul corteo No Ponte è partito con una ovvia battuta: «Oggi a Messina c’è la sfilata dei No Ponte? Cambiano la maglietta, da No Tav diventano No Ponte, da No Mose diventano No Ponte, da No Tap diventano No Ponte, ma il criterio è lo stesso, fermare lo sviluppo del Paese. Contrariamente a come pensa qualcuno, non esistono infrastrutture di destra o di sinistra, cosa c’entra l’ideologia con gli investimenti infrastrutturali? Ci sono opere d’arte, architettoniche e ingegneristiche, che ci permetteranno di recuperare un ritardo pluridecennale nello sviluppo di questo straordinario Paese, frenato da troppi “no”. Se ognuno farà la sua parte, unendo le forze nel nome dei “Sì”, sono convinto che nei prossimi anni l’Italia potrà vivere un nuovo rinascimento di crescita, lavoro e futuro».
Chiude le difese l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci: «Rispettiamo le opinioni di tutti ma ribadiamo che il Ponte è un’opera “del territorio per il territorio”. È il collegamento più efficiente e moderno tra due regioni del Mezzogiorno con oltre 7 milioni di abitanti. Il principale impegno della “Stretto di Messina” è mantenere un costante dialogo e confronto con le comunità di Messina e Villa San Giovanni. Massima attenzione è rivolta a tutti i cittadini per fornire la necessaria assistenza prima, durante e dopo la fase costruttiva. Il Ponte, aperto a treni e auto 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, non soltanto unisce Sicilia e Calabria ma completa il Corridoio europeo scandinavo-mediterraneo e a livello territoriale consentirà di realizzare un sistema metropolitano ferroviario interregionale tra Messina e Reggio Calabria, al servizio degli oltre 400.000 abitanti dell’area dello Stretto».
Di certo resta la realtà che ancora non esiste un progetto esecutivo e restano ignote le risorse economiche che saranno realmente impegnate per la realizzazione del progetto.