L’unico motore che spinge il nostro Paese è l’inerzia

Ad un welfare malato ed inadeguato si cerca di porvi rimedio con l’affiancarvi un sistema di tutela della povertà fondato sul reddito minimo di solidarietà ai  singoli ed alle famiglie. In altre parole ci teniamo la pensione sociale e il reddito minimo. Intanto la cassa integrazione si mangia gran parte di quelle risorse che potrebbero essere impiegate per favorire la crescita economica del Paese e questo, perché il Governo e il sindacato perdono tempo nel difendere aziende ormai decotte e non più competitive. Questo perché i Governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni, non hanno fatto altro che tradurre le politiche del lavoro in politiche dell’assistenza e l’inerzia vince sul lavoro. La stessa riforma Fornero che doveva rappresentare la risoluzione a tutti i mali è stata praticamente un fallimento, anzi, ha acuito ancora di più il problema della disoccupazione giovanile, forse perché concepita per un mercato in espansione ed invece è stata calata in una delle crisi più gravi della storia del Paese. Non ci si vuole convincere che accanto alla quantità del lavoro va affiancata la qualità che l’elemento essenziale per rendere competitivo sul mercato il sistema Italia. Del resto, quanto detto è sostenuto dal fatto concreto che le aziende italiane che lavorano soprattutto per i mercati esteri hanno uno standard qualitativo, riferito alla forza lavoro, elevato tant’è che concorrono in modo vincente con le economie dei paesi più forti. Quindi perché non adottare lo stesso modello per il mercato interno? La risposta è sempre la stessa e più volte ribadita: occorre che la classe politica ponga mano ad una riforma strutturale del Paese con l’eliminazione del sistema corporativo che continua ormai da più di ottant’anni a condizionare la storia economica e politica dell’Italia inibendone un vero e proprio processo di modernizzazione al pari dei Paesi più avanzati del Nord Europa e d’oltre oceano. Il governo di larghe intese avrebbe la possibilità di tradurre nei fatti quanto testé scritto ma nonostante le buone intenzioni sembra già si stia arenando nei soliti tiri e molla tra destra e sinistra,che poi altro non è che il solito diktat che viene dalle solite lobby che non vedono di buon occhio le riforme che potrebbero  impedirgli di difendere le loro rendite di posizione. Occorre un colpo di reni istituzionale che ponga mano immediatamente alle riforme dello Stato e della sua Carta Costituzionale per renderla in parte più attuale con i tempi, abbattere tutti quei vincoli burocratici ed amministrativi che impediscono la crescita del Paese e la sua modernizzazione. Se non sarà così si corre il rischio concreto di un default non solo economico e finanziario ma anche sociale.

 

 

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