Italia-Africa: un ponte per la crescita comune

Il presidente Ignazio La Russa nelle vesti di “padrone di casa” a Palazzo Madama ha accolto nell’Aula legislativa del Senato tutti gli ospiti della conferenza Italia-Germania. “Questo è il luogo della rappresentanza, del confronto, del dialogo, della democrazia e della storia della nostra Nazione. Una storia antica e sempre nuova, che segna oggi con la vostra partecipazione l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa verso il continente africano“. Accogliendo e dando il benvenuto ai vari sappresentanti dell’ Europa e del Contienne africano ha sottolinato questa tappa imprescindibile per il futuro.

“In quest’Aula oggi si realizza l’incontro di culture e pensieri, di Istituzioni ed esperienze, di visioni e speranze- ha detto la seconda carica dello Stato- : certi che dal reciproco rispetto e dall’amicizia possano svilupparsi coerenti e solidi rapporti. Siamo accomunati dalla volontà di comprendere: capire in profondità i bisogni e le attese dei nostri popoli. E capirci tra noi superando ogni superficiale approssimazione. Capire e capirci, perché non ci sia più indifferenza per le sorti dell’altro”. Il vertice segna La Russa Al centro del summit c’è il disegno di una cooperazione non predatoria tra Occidente, Europa in testa, e Africa, della quale l’Italia si è fatta promotrice con il lancio del Piano Mattei, che il premier Giorgia Meloni presenterà ufficialmente oggi alle quasi 60 delegazioni arrivate a Roma da ogni parte del mondo e guidate da oltre 25 tra capi di Stato e di governo.

“Ringrazio il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per aver promosso questo incontro e averlo voluto realizzare all’interno di una architettura parlamentare che assume una valenza simbolica. E ringrazio infine, per il tramite del segretario generale Elisabetta Serafin, tutta l’Amministrazione del Senato per l’importante contributo. Autorità, gentili ospiti, signore e signori, l’augurio che vi rivolgo è quello di un lavoro comune e fruttuoso che, sono certo, trasformerà l’utopia in realtà. Grazie”.

Un appuntamento utile anche a cambiare l’immagine che del continente africano hanno gli italiani. Quella cioè di un territorio arretrato, povero e dal quale la gente vuole solo fuggire. La conferenza Italia-Africa con molti leader di quel Continente in arrivo a Roma – scrive Rampini – e la presentazione del Piano Mattei, offrono l’occasione per un discorso più maturo, meno catastrofista e piagnucoloso. La Brookings Institution, autorevole think tank di Washington,  ha presentato il suo Foresight 2024 sull’Africa, impostandolo in chiave positiva. Sottolinea che «l’Africa ha il 30% di tutte le risorse naturali e minerarie necessarie per la transizione energetica del Pianeta». Ricorda che è un Continente giovane in un mondo che invecchia. Pur partendo da livelli bassi, i suoi consumatori sono tra quelli che vedono aumentare più velocemente il potere d’acquisto. Sono alcune delle ragioni per cui l’Africa è corteggiata da tutti, attira investimenti non solo dalla Cina ma da Stati Uniti, India, Arabia Saudita, Turchia, per fortuna anche dall’Unione europea“.

In Africa ci sono 54 nazioni, il continente non è un blocco unico e va guardato, raccomanda Rampini, come terra di opportunità. Una sfida che il governo italiano è pronto ad affrontare, affiancando a questa visione quella della necessità di investimenti per cercare di invertire il trend migratorio. Elementi che la premier Meloni illustra nella sua relazione introduttiva al vertice. Il vertice si è svolto nella giornata di lunedì 29, ma ha avuto inizio già la sera di domenica 28 gennaio con una cena al Quirinale cui hanno preso  parte i delegati dai vari paesi africani. Si è  proseguito nella giornata di lunedì. Saluto istituzionale del Presidente del Senato, Sen. Ignazio La Russa. Quindi la sessione plenaria con gli interventi della Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, del Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, del Presidente dell’Unione Africana, Azali Assoumani, del Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki, del Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, del Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del vice Segretario Generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed.

La giornata si è articolata  in cinque sessioni. Interventi introduttivi: Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini; Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti; Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Sessione II: LA SICUREZZA ALIMENTARE Interventi introduttivi: Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani; Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida. Interventi dei partecipanti Sessione III: SICUREZZA E TRANSIZIONE ENERGETICA Intervento introduttivo: Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin Interventi dei partecipanti . Sessione IV: FORMAZIONE PROFESSIONALE E CULTURA Interventi introduttivi: Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara; Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.  Sessione V: MIGRAZIONI, MOBILITA’ E QUESTIONI DI SICUREZZA. Interventi introduttivi: Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi; Ministro della Difesa Guido Crosetto. Conclusioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.

Un’aula del Senato gremita dai rappresentanti delle delegazioni che partecipano al vertice e circondata dalle bandiere degli Stati africani e delle organizzazioni internazionali presenti, il premier Giorgia Meloni ha aperto i lavori di “Itali-Africa. Un ponte per la crescita comune”, imprimendo da subito quell’indirizzo fortemente operativo che il summit vuole avere e illustrando, se pur rapidamente, le azioni che l’Italia ha già messo sul tavolo in ciascuno dei cinque pilastri su cui si fonda il Piano Mattei, il progetto di cui il governo si è fatto promotore per imprimere una svolta ai rapporti di cooperazione con il Continente. Le “direttrici strategiche” sono istruzione e formazione; salute, agricoltura; acqua; energia. Le stesse al centro delle sessioni di lavoro della giornata alla quale partecipano, per la prima volta, i vertici delle nazioni interessate. Perché se è vero che conferenze Italia-Africa ce ne sono già state, è anche vero che questa è la prima volta che i protagonisti non sono i soli ministri degli Esteri, ma i capi di Stato e di governo. Un segno della “centralità e della rilevanza che l’Italia attribuisce al rapporto con gli Stati africani”, ha sottolineato il premier, chiarendo come anche la scelta del Senato come sede del vertice ne sia conferma.

Circondata dai vertici delle istituzioni europee e dell’Unione africana, Meloni ha voluto sottolineare anche che quello di oggi è “il primo appuntamento della presidenza italiana del G7” ed è frutto “di una politica estera precisa, che porta a riservare all’Africa un posto di onore nell’agenda del governo”. “Vogliamo dimostrare che siamo consapevoli che il destino di Europa e Africa sia interconnesso”, ha aggiunto ancora il premier, rivendicando come l’Italia sia stata anche tra le “primissime nazioni” a sostenere l’ingresso stabile dell’Unione africana nel G20, che si è realizzato quest’anno.

La cornice è quella illustrata più e più volte dal premier da quando è arrivata a Palazzo Chigi: con l’Africa va costruito un rapporto da “pari a pari”, senza più quegli approcci “predatorio” o “caritatevole” che troppo spesso hanno caratterizzato le relazioni con il Continente e che “mal si conciliano con la straordinarie potenzialità” dell’Africa. Per questo per il titolo del vertice parla di “ponte per la crescita comune”, ha chiarito ancora Meloni, ricordando che l’Italia è naturalmente un ponte tra Africa ed Europa e che il nostro Paese ha il vantaggio di poter costruire queste nuove relazioni partendo “non da zero”, ma dalla “lungimiranza di Enrico Mattei”, che quel ponte seppe immaginarlo vedendo la possibilità di “coniugare l’esigenza italiana di rendere sostenibile la sua crescita” con quella delle “nazioni partner” di vivere “una stagione di libertà, sviluppo, progresso”.

“A monte bisogna smontare le narrazioni distorte che descrivono l’Africa come un continente povero”, ha ammonito Meloni, ricordando che l’Africa ha il 30% delle risorse minerarie, il 70% delle terre coltivabili, il 60% della popolazione sotto i 25 anni. “Italia, Europa e vorrei dire il mondo intero – ha sottolineato il premier – non possono ragionare di futuro senza tenere nella giusta considerazione l’Africa”. “Noi – ha proseguito – vogliamo fare la nostra parte, avviando un ambizioso programma di interventi capace di aiutare il Continente a crescere e prosperare, partendo dalle sue immense risorse”. “Questa è l’ossatura del Piano Mattei”, ha sottolineato il presidente del Consiglio, parlando degli interventi che si concentreranno su quelle cinque direttrici strategiche, evitando la dispersione in micro-interventi.

Il Piano Mattei, ha chiarito ancora il premier, in ossequio alle sue premesse, non sarà dunque una “scatola chiusa da imporre e calare dall’alto”, come è accaduto in passato. “Anche il metodo deve essere nuovo, di condivisione e collaborazione con le nazioni africane, sia nell’identificazione sia nell’attuazione” dei progetti. E, dunque, eccolo a Roma il primo passo di questo nuovo percorso di confronto e crescita comune al quale l’Italia arriva potendo già presentare alcuni progetti avviati con diversi partner africani in ciascuno dei “5 pilastri”. Fra questi la realizzazione di un centro di eccellenza per la formazione nel campo delle energie rinnovabili in Marocco; la creazione di un progetto per migliorare l’accessibilità ai servizi sanitari primari in Costa d’Avorio, con particolare attenzione ai più fragili, a partire da donne e bambini; i numerosi progetti avviati nel campo cruciale dell’agricoltura, come il centro agroalimentare in Mozambico o il sostegno alla produzione di grano, mais, soia e girasole in Egitto, e che si avvalgono anche di tecnologie innovative, come il monitoraggio satellitare delle colture in Algeria, il potenziamento della stazione di depurazione delle acque non convenzionali per l’irrigazione in Tunisia. E, ancora, per quanto riguarda l’acqua, la costruzione di pozzi e reti di distribuzione con energie rinnovabili in Congo, o i progetti di collaborazione energetica con il Kenya, ricordando sempre che “l’Italia ha le carte in regola per essere l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’Europa”.

“Abbiamo individuato alcune nazioni africane del quadrante subsahariano e nordafricano”, che sarà poi allargato “seguendo una logica incrementale”, ha spiegato ancora Meloni, sottolineando la concretezza di questi progetti “capaci di generare un impatto per lo sviluppo” e che “intendo seguire personalmente”. Progetti nei quali, ha chiarito ancora Meloni, sarà necessario coinvolgere tutto il sistema Italia, col suo bagaglio di competenze. Il Piano Mattei, ha chiarito Meloni, parte con una dotazione finanziaria di 5,5 miliardi di euro, “ma questo non basta”, per questo l’Italia ha voluto coinvolgere le istituzioni finanziarie internazionali e sottolinea l’importanza del coinvolgimento di altri Stati donatori. Inoltre, ha annunciato il premier, entro un anno sarà creato “un nuovo strumento finanziario con Cassa depositi e prestiti per agevolare gli investimenti privati”.

Meloni, quindi ha ricordato che il Piano Mattei è anche uno strumento per “garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare”. “L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata, i trafficanti di vite umane non saranno mai sconfitti se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa. È esattamente quello che intendiamo fare: da una parte dichiarando guerra agli scafisti del terzo millennio e dall’altra lavorando per offrire ai popoli africani un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale”, ha sottolineato il premier, spiegando che “l’Africa che vediamo noi può e deve stupire”. “Si dice che dall’Africa sorge sempre qualcosa di nuovo, il mio augurio – ha concluso Meloni – è che da questo vertice sorga qualcosa di nuovo, per scrivere una nuova pagina nella storia”.

 

 

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