Ilaria Salis: la Corte di Budapest anticipa al 28 marzo il processo. Tajani: utile chiedere i domiciliari in Ungheria

“La Corte di Budapest ha anticipato al 28 marzo l’udienza inizialmente prevista per il 24 maggio”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che si accorciano i tempi per il processo a Ilaria Salis nel corso del Question Time alla Camera. La notizia era stata anticipata dal legale ungherese della 39enne, per la quale la difesa ha finalmente chiesto i domiciliari a Budapest. Le procedure per la richiesta dovrebbero essere terminate entro la fine del mese e contemplano il reperimento di un “domicilio sicuro e sorvegliato” nella capitale ungherese e una cauzione pari a 51mila euro, ha chiarito ancora l’avvocato. Tajani in Aula ha parlato di “uno sviluppo molto positivo, che indica la volontà della magistratura ungherese di accelerare i tempi del procedimento così come fortemente richiesto dall’Italia. Quindi, evidentemente la magistratura ha recepito i messaggi partiti da Roma che sono stati inviati a tutte le autorità con le quali siamo stati in contatto”, ha commentato Tajani, che ha anche sottolineato l’impegno profuso per “un processo giusto e rapido” e rivendicato che si tratta di “un risultato che ha ottenuto questo governo, grazie anche al lavoro che fa la nostra Ambasciata”.

Tajani, che in precedenza aveva spiegato che la decisione di chiedere i domiciliari in Ungheria “facilita la decisione di chiedere i domiciliari anche in Italia”, ha anche informato la Camera che “la signora Salis ha confermato ieri al nostro ambasciatore un netto miglioramento delle condizioni detentive, dagli aspetti igienico-sanitari ai contatti regolari con i familiari. “Sono risultati – ha chiarito – ottenuti lavorando con discrezione e gradualità, evitando polemiche e forzature”. Quanto all’ipotesi di offrire l’ambasciata per i domiciliari, il ministro ha spiegato che “non accresce di per sé la probabilità che l’istanza dei domiciliari venga accolta, perché equivarrebbe de facto alla concessione diretta dei domiciliari in Italia vista qual è la situazione prevista da tutti gli accordi internazionali delle ambasciate che sono inviolabili”.

Una lunga lettera dell’ambasciatore ungherese in Italia, Adam Kovacs, pubblicata  dal ‘Giornale’, chiarisce alcuni aspetti della vicenda di Ilaria Salis, la detenuta italiana a giudizio, in Ungheria, per crimini legati a violenze e terrorismo commessi all’estero in compagnia di bande armate, a quanto pare, di martelli per colpire i “nemici” estremisti di destra. Sul trattamento riservato in aula alla Salis, le pesanti manette del tutto ingiustificate e su cui anche il governo italiano ha protestato, l’ambasciatore non entra nel merito, facendo parte di una sfera riservata all’autonomia dei magistrati, ma sull’approccio del sistema “Ungheria” nei confronti della violenza ideologica, dice cose interessanti. Partendo dalle accuse rivolte a Ilaria Salis, nel cui merito, ovviamente, anche in questo caso, non entra. Il primo riferimento è al settore dei media italiano. “Mentre una parte di esso ha fornito ai lettori un’informazione obiettiva e imparziale, una parte significativa ne ha dato una rappresentazione particolarmente distorta e sproporzionata soprattutto nella valutazione del sistema giudiziario ungherese, tale da far sorgere il dubbio che i commenti editoriali siano stati mossi esclusivamente da considerazioni politiche, oltre che ideologiche, dirette a mettere in cattiva luce le relazioni italo-ungheresi. Pertanto, alcune considerazioni appaiono necessarie per ristabilire la verità dei fatti”.

Secondo l’ambasciatore Kovacs “il quadro di quanto è accaduto nei giorni del febbraio di un anno fa sembra chiaro: un network di attivisti appartenenti a organizzazioni estremiste provenienti da diversi Paesi europei si è mobilitato per viaggiare in Ungheria, con lo scopo premeditato di prendere di mira esponenti di estrema destra (selezionati in base al loro abbigliamento) e di causare loro lesioni fisiche e psicologiche talmente gravi da dissuaderli dalle loro convinzioni ideologiche. Dai video in possesso dell’Autorità Giudiziaria, apparsi anche sulla stampa, emergono condotte assolutamente illecite, con atti di aggressione ai danni di soggetti di presunta opposta matrice ideologica, con conseguenti gravi lesioni agli stessi e tutto secondo una attenta e studiata regia. A prescindere dall’estraneità o meno dell’imputata Ilaria Salis a questi fatti – sulla quale sarà la Corte a pronunciarsi -, ritengo che la palese tendenza a sminuire questi episodi gravissimi e di presentarli, in modo manipolativo, come una semplice ‘rissa tra manifestanti’, sia piuttosto preoccupante. Noi ungheresi abbiamo già pagato un prezzo altissimo per ottenere la libertà dal regime comunista sovietico e ancor prima da quello nazista e non possiamo tollerare di essere additati come i negatori della libertà di espressione democratica. La violenza, l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con aggressione non può mai essere riconosciuta come un valore democratico e violenze del tipo visto nel caso in questione non possono mai essere spacciate per «difesa dei comuni valori democratici europe. Il contrasto al ‘pericolo fascista’ pretesa già in sé discutibile nel contesto odierno di una Europa unita, pacifica e democratica non può giustificare i comportamenti di cui è accusata e in Patria già condannata in altre occasioni, Ilaria Salis. La violenza politica non è mai sul ‘lato giusto della storia…”, scrive ancora Kovacs al “Giornale“.

La conclusione è un invito alla ragionevolezza: “Che la politica e le autorità italiane si mobilitino, nel rispetto della sovranità altrui, per la salvaguardia dei diritti di una cittadina è pienamente legittimo. La libertà di espressione e di protesta pacifica di tutti sono salvaguardati dal nostro ordinamento giuridico, senza bisogno di ricorrere a spranghe o martelli in tasca per l’autodifesa. Chi viene con lo scopo di portare avanti scontri ideologici con la violenza fisica, deve sapere che nel nostro Paese quei tentati atti di sovvertimento delle regole democratiche che ci siamo dati verranno sempre contrastati con la massima fermezza e senza alcuna indulgenza. Per concludere, sono convinto che l’amicizia storica esistente tra i nostri Paesi rimarrà solida perché ha fondamenta millenarie. Budapest è una delle capitali più sicure dell’Europa e del mondo: un punto di orgoglio per noi ungheresi e di garanzia per tutti gli ospiti stranieri che vogliono visitare le sue bellezze ed immergersi nella sua atmosfera unica. Viva l’amicizia tra l’Italia e l’Ungheria!“.

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