Matteo Renzi (s) e Carlo Calenda, Roma, 10 maggio 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI

Il Terzo Polo e Maria Elena Boschi: ‘Calenda vuole un congresso finto, Renzi non lo consentirà’

Il Terzo Polo esce ammaccato dalle baruffe di questi giorni – incomprensibili ai più – e vicino a premere il tasto dell’autodistruzione. Matteo Renzi era nero. I suoi pensano che Calenda abbia paura di perdere il congresso contro un candidato di Italia Viva  e che sollevi problemi altrimenti risolvibili, compresa la norma antipatica per Renzi, che in sostanza dice che si applicheranno «le regole etiche e di incompatibilità» previste per i parlamentari europei, una regola che allude alle attività di lobbying che non può non far pensare al leader di Italia Viva.

Alle 22 del 12 aprile 2023 Carlo Calenda ha seppellito il Terzo Polo, e lo ha fatto sorprendendo quelli di Italia Viva.   Così avevano capito anche i renziani presenti alla riunione del comitato politico, freddati da Calenda, tanto che nella loro nota finale hanno scritto che c’era l’accordo «su tutti i punti», e la riunione veniva aggiornata, attendendosi dichiarazioni distensive del leader di Azione. Che invece è uscito annunciando un «nulla di fatto» e rimarcando il dissenso sul fatto che Italia Viva continuerà a sussistere anche nel 2024: «Se questo nodo non verrà sciolto il partito unico non nasce».

Nel documento presentato da Calenda si prevede che entro il 15 giugno si terranno le assemblee di Azione e Italia Viva che faranno partire il processo che porterà al partito unico, poi partiranno le iscrizioni e all’iter congressuale che terminerà entro il 20 ottobre. Il traguardo politico è ovviamente quello delle elezioni europee.

Lo scetticismo si coglie appieno nelle parole di Maria Elena Boschi nel varcare la soglia della sede di Azione per partecipare ai lavori del Comitato politico convocato per sciogliere il nodo del Terzo polo: «Vediamo che cos’hanno da dirci Calenda e Richetti. I problemi li hanno loro, non noi».  E non è tutto, perché le parole della Boschi erano solo il suggello di un’altra giornata di passione tanto per Italia Viva quanto per Azione. Eppure Matteo Renzi aveva assicurato che il Terzo polo è cosa fatta: «Iv si scioglierà nel momento in cui il Terzo polo nascerà. Il progetto è vivissimo e lotta insieme a noi». Carlo Calenda aveva messo addirittura fretta: «Altro tempo da perdere non ne abbiamo».

Resta il fatto che per tutta la giornata i rispettivi sottopancia hanno litigato su tutto, dai soldi ai voti dati a Ignazio La Russa per la presidenza del Senato. Il passaparola dei renziani è più efficace. «Calenda ha passato la giornata di ieri a litigare da solo e poi ha fatto la pace da solo», è solo uno tra i commenti più benevoli da essi rivolto al leader “alleato“. E anche la Boschi è della partita: «È difficile seguire i cambi di umore di Calenda, passato in pochi giorni dall’entusiasmo per il progetto del Riformista, all’irritazione». L’ex-ministra tiene però a dire che Iv crede ancora nel progetto del Terzo polo. Vista dall’esterno, la pantomima centrista non si presenta di facile decifrazione. Il nodo è la leadership.

A differenza di Calenda, che immagina un’unica kermesse nazionale che lo incoroni, Renzi vuole anche congressi locali. Il motivo è semplice: il movimento dal basso gli consente di far pesare il maggior peso territoriale e quindi di condizionare l’elezione del futuro segretario. Ma Calenda teme che reale obiettivo del leader di Iv sia quello di opporgli un rivale al congresso. Il nome più accreditato è quello di Luigi Marattin. La Boschi in qualche modo lo conferma. «Ma come si fa a fare un congresso finto in cui nessuno si può candidare in alternativa a Calenda? Abbiamo lottato per anni nel Pd perché non fosse quello il modello, figuriamoci se lo vogliamo replicare in un partito nuovo». Lo scontro è appena cominciato, e il Terzo polo non è neppure  nato.

Calenda viene da un’esperienza di stampo liberaldemocratico che, per vocazione e cultura politica, è sempre stata più dialogante con la sinistra. Renzi, invece, ha un profilo di stampo più popolare, moderato e centrista”

Il progetto del Terzo Polo sta in piedi se Renzi e Calenda decidono di proseguire insieme. Calenda da solo è destinato a fallire. Potrebbe avere anche le carte in regola per andare avanti, ma in solitaria sarebbe un progetto destinato a collocarsi in maniera indissolubile nel centrosinistra. Non può più essere un punto di mediazione.

Ma il modo vero per uscire da questa situazione probabilmente sarebbe aprire una vera discussione politica, rifare il punto della situazione, verificare la collocazione del Terzo Polo nella situazione attuale dominata dalla destra e dal suo governo.

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