Guerra in Israele: ecco quale impatto sta avendo sui mercati mondiali

E’ alta tensione in Israele, stretta nella morsa fra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, dopo la dichiarazione dello stato di guerra in seguito all’attacco terroristico perpetrato da Hamas lo scorso weekend.

Il portavoce militare Daniel Hagari ha spiegato che i n 48 ore sono stati aggiunti 300.000 riservisti, mentre  il Washington Post scrive che gli Stati Uniti si attendono un’operazione via terra entro le prossime 24-48 ore.

Sviluppi che fanno temere per le ricadute sui mercati e sull’economia, specialmente la benzina, aggiungendosi all’effetto Russia e coinvolgendo anche l’Iran, che guarda le spalle ad Hamas.

Borsa di Tel Aviv in caduta

Le prime ripercussioni dell’avvio delle ostilità si sono registrate ieri alla  Borsa di Tel Aviv, che è crollata: l’indice TA-35  ha perso quasi il 6,5% nella giornata di ieri e cede oggi un altro mezzo punto.

Ad appesantire il mercato sono stati in primis ii titoli bancari, che hanno ceduto ieri attorno al 9%, ma ha fatto male anche  il mercato dei bond.

Cambio sotto pressione

Sotto pressione anche la valuta israeliana, lo shekel, che è letteralmente crollata, attestandosi a quota 0,26 nei confronti del dollaro, il livello più basso da quasi 8 anni, e 0,24 rispetto all’euro.

Interviene la banca centrale

Proprio per sostenere la valuta  la Banca centrale d’Israele ha annunciato stamattina un intervento sul mercato dei cambi del valore massimo di 30 miliardi di dollari in valuta estera, con l’obiettivo di moderare la volatilità del tasso di cambio dello shekel e di fornire la liquidità necessaria per il corretto funzionamento dei mercati.

Oltre a questo programma, la Banca fornirà liquidità al mercato, se necessario, attraverso operazioni SWAP fino ad un valore di 15 miliardi di dollari. “La Banca d’Israele – aggiunge – continuerà a monitorare gli sviluppi, monitorando tutti i mercati e ad agire con gli strumenti a sua disposizione, se necessario”.

Volano i prezzi di petrolio e gas

Le tensioni in Medioriente stanno facendo volare anche il prezzo del petrolio e del gas. Il prezzo del gas naturale Dutch TTF ad Amsterdam è volato dell’8,3% a 41,40 dollari al barile, mentre il petrolio riavvicina i 90 dollari al barile, con il future sul Brent del Mare del Nord che scambia a 87 dollari al barile, in rialzo del 2,9% ed il WTI a 85,61 dollari in vantaggio del 3,4%.

Borse  giù ma ritrovano appeal difesa e petroliferi

Le Borse europee anche stanno scontando qualche preoccupazione per la guerra “alle porte” del Mediterraneo, con Francoforte che perde circa mezzo punto, accompagnata da Parigi e Bruxelles che cedono lo 0,3% e Milano che lima lo 0,12%. In positivo viaggia invece Londra che segna un +0,26%.

A Piazza Affari balzano i titoli legati alla difesa, come Leonardo che sta conoscendo un importante rally (+5,3%). L’aumento delle quotazioni energetiche spinge anche l’Eni del 2%. Nei servizi petroliferi si mettono in evidenza anche Tenaris (+2%) e Saipem (+1,37%). Fra i titoli legati al gas ed alla sua infrastruttura fanno bene Snam e Terna con incrementi di oltre un punto.

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