Nella cultura greca Hybris è una parola utilizzata per definire il concetto di superbia e di arroganza dell’uomo contro il volere divino, una sorta di peccato umano che l’uomo compie e al quale gli dei infligeranno una punizione, questo errore dell’uomo non è volontario, ma smosso dal fato al quale non si può opporre.
Lo spettacolo Hybris è uno show delirante di Mastrella e Rezza con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli è in scena fino al 22 gennaio al Teatro Vascello, è una performance di stampo ironico e originale alla Rezza-Mastrella.
La scena iniziale, estremamente divertente, sfoggia la bravura del Rezza a giocare con le sillabe, mentre accusa qualcosa che non gli è stato detto, facendo riferimento al concetto di Hybris, il protagonista è disteso a terra tra il buio di luci soffuse.
Lo spettacolo è centralizzato su Antonio che con la sua grandiosa energia attraversa il palco da una parte all’altra con una porta, la quale chiude e apre, a volte la sbatte e a volte l’ appoggia, essa rappresenta un varco che divide un ipotetico spazio ‘dentro’ con riferimenti al concetto di casa e un possibile spazio ‘fuori’. In un’altra scena questi spazi sono divisi da un vetro immaginario che non gli permette di interloquire con gli altri personaggi e nemmeno con il pubblico, qualora parlassero.
Antonio con la sua personalità inevria il teatro con le sue parole, senza mai fermarsi e gioca in queste aree che crea.
Sul palco il concetto di spazio familiare diventa stereotipo, ci confonde e ci distacca da noi stessi, come individui singoli e che ci fa soffermare sulla banalità delle presentazioni e dei saluti, le parole che pronuncia le mischia e crea discorsi non sempre comprensibili che vertono su argomenti di grande attualità e politica.
Lo spettacolo è ricco di immagini sociali e luoghi comuni che rappresenta con estrema provocazione.
Sul palco ci sono altri sette performers, che reagiscono ai stimoli di Rezza e creano il ritmo a volte lento a volte veloce e troppo straziante.
L’esibizione evoca una forte immaginazione e interpretabilità, 75 minuti circa di divertimento e riflessione.
Valentina Nasso