Giorgia Meloni è stata fin troppo chiara. «Sarà la mia eredità», ha detto durante la conferenza stampa di fine anno a proposito del presidenzialismo. Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro delle Riforme istituzionali, ci ha messo il carico da novanta in un’intervista a La Stampa: «È chiaro che le riforme costituzionali andrebbero fatte sempre tutti insieme, ma è altrettanto chiaro che se l’opposizione non ci sta, allora le faremo a maggioranza». Anche a Palazzo Chigi, gli uomini più vicini a Meloni, non escludono una legge di iniziativa governativa per introdurre l’elezione diretta del Capo dello Stato. L’alternativa potrebbe essere l’istituzione di una commissione Bicamerale ridotta, istituita con legge ordinaria, che sarebbe chiamata soltanto a fare l’istruttoria sulle riforme, ma senza il voto su un testo base. Insomma, il centrodestra tira dritto sul presidenzialismo. E sul punto la compattezza di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega appare granitica.

Il presidenzialismo? «Spero si farà brevemente». Se entrasse in vigore «Mattarella dovrebbe dimettersi, poi magari potrebbe essere eletto di nuovo». Lo dice Silvio Berlusconi:  ‘Il presidenzialismo è un sistema perfettamente democratico. Se entrasse in vigore questa riforma, penso che sarebbero necessarie le dimissioni del presidente Mattarella per andare alle elezioni dirette del capo dello Stato’.

Il centrodestra ha inserito nel suo programma l’elezione diretta del presidente della Repubblica all’interno delle regole della Costituzione e dello stato democratico. Il fantomatico attacco a Mattarella per il quale si sta agitando la sinistra che non ha programmi e non ha proposte, non esiste. Le dichiarazioni del presidente Berlusconi sono ovvie.

«Il presidenzialismo è una riforma seria che è anche economica» è importante per la stabilità e per dare «fiducia agli investitori». ha detto Giorgia Meloni.

L’obiettivo della maggioranza è arrivare, in ogni caso, all’elezione diretta del Presidente. A partire da questo mese cominceranno gli incontri con le opposizioni, perché – come ha spiegato Meloni – «le regole si scrivono insieme», ma «non sarò così sprovveduta da non capire atteggiamenti dilatori», ha avvertito il premier. Il modello di riforma potrebbe essere imperniato su un sistema con il doppio turno simile a quello francese. Una soluzione che potrebbe aprire crepe all’interno del Terzo Polo e forse anche nei corridoi caotici del Nazareno, sede del Pd. Ed ecco che il presidenzialismo, grande scommessa del centrodestra, comincia già a dividere le opposizioni.

Infatti, a fronte di una maggioranza coesa, Azione-Italia Viva, Cinque Stelle e Pd si muovono in ordine sparso, pur rivendicando a parole la loro contrarietà alle riforme.Durante la sua dichiarazione per la fiducia al Senato, il 26 ottobre scorso, Matteo Renzi aveva seminato lo scompiglio nel centrosinistra. «Se il centrodestra ci sfida sul presidenzialismo, noi ci siamo», le parole scolpite in Aula dal leader di Iv.  Cambia la musica con l’anno nuovo. Calenda  reagisce su Twitter.  sfrutta il discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella e chiude le porte: «Il discorso di Mattarella è stato lodato dai politici di ogni schieramento. Ed è questa la ragione per cui il presidenzialismo sarebbe un grave errore. La Presidenza è l’unica istituzione che riesce a tenere insieme gli italiani». Renzi tace, i renziani protestano: «Dobbiamo parlare con il governo, non fare la stampella del Pd».

I grillini sono per un no secco al presidenzialismo. Giuseppe Conte ha definito la proposta come «velleitaria». Nel Pd in fase congressuale domina la confusione. Alcuni riformisti non escludono un confronto. Enrico Letta in campagna elettorale si era detto decisamente contrario al presidenzialismo. Per il Pd è ancora un no, ispirata più dalla paura di essere fagocitati dal M5s che dai contenuti. Intanto il centrodestra vuole tirare dritto. I numeri ci sono, con o senza opposizioni.