Il presidente della Camera Gianfranco Fini

Fini: Cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. “Il Parlamento batti un colpo”

Concedere la cittadinanza italiana anche prima dei 18 anni, ai ragazzi nati in Italia, purché parlino la nostra lingua e frequentino un ciclo di studio nel nostro Paese. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ribadisce la propria posizione in un’intervista a “Repubblica tv” e invita il Parlamento a prendere l’iniziativa. “Mi auguro che il Parlamento batta un colpo”. “Essere cittadini italiani -ha premesso la terza carica dello Stato – vuol dire ovviamente amare la propria Patria, conoscerne la Costituzione, rispettarne le leggi, sentire per certi aspetti anche il privilegio di essere italiani”. Fini riparte dall’intervento con il quale recentemente Giorgio Napolitano ha definito una ‘follia’ negare la cittadinanza ai ragazzi nati in Italia da genitori stranieri. “Condivido quell’espressione così forte del capo dello Stato e mi auguro che in questa legislatura il Parlamento intervenga sulla legge che regola la cittadinanza”. “Non è questione da tutti condivisa e perciò prevedo un dibattito serrato. Ma penso che nel momento in cui l’Italia si confronta con il tema dell’integrazione, la questione della cittadinanza sia ineludibile. Anche perché non è  vero che oggi si diventa cittadini italiani a 18 anni, ma in alcuni casi a 20, 21 anni per via della burocrazia”.

Per Fini si dovrebbe “rendere possibile il diritto alla cittadinanza per chi è nato in Italia, parla la nostra lingua e frequenta un ciclo di studio. Credo sia giusto, senza attendere i 18 anni. Ho dei dubbi sulla concessione automatica della cittadinanza, determinata solo dal fatto che sei nato Italia e poi magari non ci vivi”. “Quando parlo di ciclo di studio -precisa il presidente della Camera- intendo l’inizio della frequentazione della scuola dell’obbligo, che oggi è a sei anni. Francamente non vedo perché  si dovrebbe attendere ulteriormente. Sempre che, beninteso, i loro genitori o chi esercita la patria potestà vivano in Italia. Mi riferisco a ragazzi che parlano non solo la nostra lingua ma anche il dialetto, fanno il tifo per le nostre squadre di calcio, vivono e si comportano proprio come i nostri figli e i nostri nipoti”.  “Quando hanno 12 o 13 anni e sono nella delicata età dello sviluppo, farli sentire dei diversi, degli stranieri in Patria, significa esporli a dei rischi. Il governo Monti ha avuto una grande sensibilità, istituendo, per la prima volta nella storia repubblicana, un ministero per l’Integrazione, mostrando così una grande sensibilità. Giustamente Monti non ha inserito il tema della cittadinanza nel suo orizzonte di governo -conclude Fini- ma credo comunque che il Parlamento si debba far sentire, battendo un colpo”. Il presidente della Camera trova il tempo anche per rispondere alla sortita di Beppe Grillo sulla concessione della cittadinanza secondo il principio dello ius soli. “ Non mi aspettavo che fosse così disinformato o prevenuto”.

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