Fabrizio Cicchitto: ‘Vannacci è un putiniano…’

Isolato politicamente – eccettuate le offerte  di Forza Nuova, gli emoticon di Gianni Alemanno e le strizzate d’occhio di Matteo Salvini – il generale Vannacci marcia spedito verso la trasformazione in icona di un pezzo di paese che della politica si interessa poco o nulla.

Il problema è che Vannacci ha scoperchiato l’acqua calda, dando  forma a quello che era sotto gli occhi di tutti ma veniva confinato nel non detto. Ai tempi della guerra in Iraq nella base italiana di Nassirya si avvicendavano giornalisti di tutte le grandi testate e nessuno trovò bizzarro che sulla caserma del Col Moschin (già comandato da Vannacci) sventolassero le bandiere col teschio della Decima Mas.

L’ex colonnello Gianfranco Paglia dice che nella Folgore c’è anche gente di sinistra. Ma il Dna è un altro. Il ministro Crosetto è partito bene, ma tutto quanto accaduto dopo non ha spostato l’asse del caso, ovvero la contiguità tra sparate del generale e umori di popolo.

Sulla Stampa Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa, definisce «devastante» il messaggio trasmesso dalla faccenda, ma alla fine sembra rimproverare a Vannacci più il metodo della sostanza, come se alla fine si parlasse di bon ton istituzionale. Quando gli chiedono della replica brusca di Vannacci al presidente Mattarella risponde «Non è proibito, certo. Non c’è nessuna legge che lo vieta. Non è un reato. Ma semplicemente non si fa».

Fabrizio Cicchitto, su Repubblica si avventura in un retroscena da brividi, dietro Vannacci ci sarebbe nientemeno che la lunga mano di Vladimir Putin, «l’obiettivo è piazzare elementi contrari all’ortodossia atlantica nel prossimo europarlamento».

A svelare alcuni retroscena inediti sul militare rimosso dalla guida dell’Istituto geografico militare di Firenze è Bruno Vespa in un articolo pubblicato su Qn sabato 26 agosto. In cui il conduttore di Porta a porta racconta anche delle mire politiche del paracadutista precedenti alla pubblicazione, autoprodotta, del volume. Vannacci “dovrebbe erigere una piccola stele con ex voto per grazia ricevuta alla sinistra italiana”, premette Vespa in riferimento agli “avanguardisti del ‘politicamente corretto’” che, estrapolando “frasi gravissime” e “inaccettabili per un alto ufficiale dell’Esercito” dal suo libro, tuttavia più articolato, hanno garantito visibilità e vendite all’opera.

Detto questo, il giornalista spiega che uno con il curriculum di Vannacci “non viene congelato all’Istituto geografico militare senza una ragione precisa. E la ragione sta nelle posizioni estremamente favorevoli a Putin maturate nel periodo in cui è stato addetto militare a Mosca dal febbraio 2021”, rivela Vespa secondo cui sono state queste posizioni “a bruciare la brillantissima carriera di Vannacci”.

L’atlantismo del governo di Giorgia Meloni è fuori discussione, e un Paese Nato “non può avere a un alto livello militare ambiguità di questo genere”.  Dicevamo della politica. Il conduttore Rai rivela che “già prima dell’uscita del libro, Vannacci puntava a una candidatura alle elezioni europee. Gli sarebbe piaciuto presentarsi con Fratelli d’Italia”. La polemica del libro ha poi fatto esplodere mediaticamente il caso. Ora nessun partito lo vorrà più, è la previsione di Vespa.

All’evento di Affaritaliani,  il leader di Forza Italia Antonio Tajani fa appello alle regole, ai doveri di un militare «mio padre era un ufficiale e io non ho mai saputo per chi votava, diceva che era solo al servizio della Repubblica e non era suo compito esprimere idee politiche».

L’affare Vannacci ormai ha mollato gli ormeggi, viaggia nel mare aperto del consenso dell’uomo qualunque, che del rispetto delle regole – come è noto – non si è mai preoccupato molto.

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