Europee: rivolta nel Pd per il sistema candidature proposto da Elly Schlein

Elly Schlein per le Europee ha l’obiettivo è di presentarsi dovunque al terzo posto, eccezion fatta per la circoscrizione delle Isole, in cui dovrebbe guidare la lista del Pd. Al Nazareno le parlamentari e le europarlamentari parlano  di “femminicidio politico”, come giustamente annotava Repubblica sabato scorso. La logica delle preferenze con l’alternanza di genere strozzerebbe la rielezione di alcuni nomi importanti: Tinagli, Picierno, Moretti, che  hanno fatto sentire il loro scontento. Inoltre la segretaria dem avrebbe tutta l’intenzione di accontentare alcuni fedelissimi: il che renderebbe già in qualche modo “bloccata” la terna iniziale delle liste. A ciò si aggiunge il fatto che le capolista donne – per volere della Schlein -saranno quasi tutte “civiche”, cioè “esterne” al Pd.

Durante una lunga segreteria «fonti dem» diramano che tutti i componenti di quell’organismo hanno chiesto a Schlein di candidarsi. Ma, “a sentire i membri della segreteria” le cose non stanno affatto così. “Anzi. La chat dei parlamentari Pd ribolle: «Nessuno le ha chiesto niente»”. E non sono solo le donne sul piede di guerra. L’area Bonaccini è in fermento per quella che definisce una «forzatura». Anche la sinistra di Beppe Provenzano, Marco Sarracino e Andrea Orlando insorge contro un meccanismo penalizzante.

Nel Pd si esprime perplessità sullo schema di composizione delle liste proposto dall’uomo liste, Igor Taruffi. Lo schema prevede cinque capolista donne e civiche:  tra cui i nomi certi sono quelli di Lucia Annunziata nella circoscrizione Sud; e di Cecilia Strada al Nord-Ovest. A seguire, un uomo in seconda posizione: nomi di peso del partito: da Stefano Bonaccini (Nord-Est) a Nicola Zingaretti (Centro) ad Antonio Decaro (Sud). In terza posizione, «o anche più in basso, dove e quando può servire, si valuta la candidatura della segretaria», spiega Taruffi.

Schlein afferma che sta valutando    ciò che farà Giorgia Meloni. «Sarà l’ultima cosa da definire, quando il quadro sarà chiaro – precisa Schlein – prima dobbiamo costruire la squadra». Ma  è proprio lo schema che viene contestato.

Malumori sparsi, a partire  dai “bonacciniani”, come Alessandro Alfieri e Deborah Serracchiani, ma anche dall’ala più massimalista che sostiene dall’inizio la segretaria, da Peppe Provenzano a Marco Sarracino  ad Andrea Orlando. A non convincere sono le cinque capolista civiche.

«Così sembra che non abbiamo una classe dirigente da mettere in prima linea», sottolinea  Serracchiani. E «per garantire l’elezione a loro si penalizzano le altre donne»: a cominciare dalle europarlamentari uscenti pronte a ricandidarsi: sono Pina Picierno e Irene Tinagli, che dovrebbero correre proprio al Sud e nel Nord-Ovest. Il meccanismo le penalizza: con tre preferenze possibili e l’obbligo di alternanza di genere, la compresenza della capolista civica e della segretaria diventerebbe una “strozzatura” per le  altre candidate.

Alfieri è stato chiaro con la segretaria: «O l’una o l’altra, Elly: se vuoi candidarti devi fare la capolista»; così che le altre donne, civiche e politiche, se la giochino ad armi pari. Non solo: è arrivato pure l’”avvertimento” del responsabile Riforme del partito: «avere la segretaria capolista è l’unico caso in cui si può accettare che il presidente Bonaccini sia al secondo posto».

In chiaro significa che piazzare Bonaccini dietro una capolista civica non verrebbe presa molto bene. Anche Peppe Provenzano chiede un supplemento di riflessione, invitando a un «ragionamento politico caso per caso», senza affidarsi a un «principio astratto». Per esempio, se al Sud viene candidata Annunziata capolista, che è «una mossa giusta, perché allarga la base elettorale»; a quel punto la segretaria può anche tenersi fuori dalla lista. “Mentre, dove decide di correre, è bene che lo faccia da condottiera. Un modo per suggerire il punto di caduta auspicato: Schlein candidata capolista, ma non in tutte le circoscrizioni”. Sarebbe questo l’auspicio secondo il retroscena.

Nessuno è contento nel Pd, le parlamentari si sentono schiacciate da un meccanismo irrealistico. Per piazzare “amichetti” a lei cari, la Schlein sta penalizzando le donne soprattutto. Il che da una segretaria “femminista” fa un po’ ridere. Debora Serracchiani è colei che si fa promotrice di questo scontento. Molto sconcertata è, poi Pina Picierno. Per l’alternanza di genere al Sud sarebbe quinta, dopo Ruotolo. Sarebbe pertanto a rischio la rielezione della vicepresidente uscente dell’Europarlamento.

«Elly vuole farci tutti fuori», si lamenta un esponente dem. L’obiettivo della segretaria è mandare a Strasburgo un gruppo affine con la sua impostazione.

Simona Malpezzi, coordinatrice dell’area Bonaccini è tranciante: “Noi, anche tra gli europarlamentari uscenti, abbiamo personalità che hanno ricoperto ruoli apicali in Europa: come Pina Picierno o Irene Tinagli. Il meccanismo con il civico capolista e Schlein candidata, rischia di mettere a rischio soprattutto le candidature femminili: rischiamo di portare in Europa una pattuglia di donne elette inferiore a quella delle uscenti”.

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