Elly Schlein dribbla ‘processi’ dopo il flop elettorale. La segretaria ‘pacifista e fuggitiva’ conquista il plauso del ‘filorusso’ Alessandro Orsini…

Dopo aver annullato il viaggio a Bruxelles, Elly Schlein,  alla riunione congiunta di deputati e senatori del Pd,  preferisce non parlare del clamoroso tonfo nel turno di ballottaggio di domenica e lunedì scorsi.  Le opposizioni abbandonano il video-collegamento quando  capiscono che la segretaria non parlerà delle sconfitte di Terni, Siena, Pisa si dileguano. Si discute solo di Emilia Romagna. E allora c’è chi smobilita, come c’è chi aveva dimenticato l’assemblea. È questa la fotografia di un Pd in stato confusionale.  Schlein parla ai pochi intimi rimasti in presenza. Il suo intervento si esaurisce nella richiesta di una poltrona: il commissario per la ricostruzione. Stefano Bonaccini apre i lavori dell’assemblea. Ma prima al Tg1 affronta il nodo politico: ‘Nelle amministrative c’è stata una vittoria netta della destra, con alcuni casi positivi. Addossare la responsabilità a chi arrivato da pochi mesi sarebbe un errore clamoroso’. Il governatore offre un ombrello alla segretaria,  ma attende la resa dei conti in direzione. All’assemblea si susseguono gli interventi da parte dei parlamentari dell’Emilia Romagna. Il focus è sull’alluvione,  ma la mente è proiettata sul futuro de Pd con la nuova guida. Nella sua relazione la segretaria non fa alcun cenno alla debacle elettorale. Si tiene alla larga e parla solo del caso Emilia Romagna: ‘C’è l’impegno del partito per aiutare l’Emilia-Romagna a rialzare la testa dopo questa alluvione. É una questione nazionale, si tratta di una Regione che ha un ruolo strategico e ha dimostrato anche durante la pandemia una eccezionale capacità di resilienza. Abbiamo avuto una riunione importante per confermare che tutto il Pd è mobilitato per supportare territori e comunità colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna. Abbiamo confermato il nostro impegno e la nostra disponibilità sia a livello istituzionale che politico. Siamo in attesa del decreto che è in ritardo, le persone non possono più aspettare. Alcune persone hanno perso tutto, per due volte. Ci sono stati due eventi calamitosi e alcuni, dopo aver riacquistato mobili ed elettrodomestici, si sono ritrovati nelle condizioni di partenza. Quelle persone hanno bisogno di risposte in fretta, si tratta di miliardi di ristori per famiglie imprese e agricoltura. Noi ci siamo ma bisogna agire in fretta’. Il chiarimento è in programma la prossima settimana.

Da Bruxelles arriva l’ennesimo disastro politico di Schlein: il Pd si frantuma in tre correnti nel voto per l’aumento di produzione di armi per l’Ucraina. Viene congelato il dossier De Luca jr: il figlio del governatore della Campania vuole la riconferma come vicecapogruppo. Schlein prende tempo. Rinvia. Tutto resta immobile. ‘Come ai tempi di Letta’, dice sconsolato un esponente dem al ‘Giornale’.

L’indecisione del Pd – e in primis della Segretaria Elly Schlein – sulla linea politica da tenere durante il voto all’Europarlamento sul supporto all’Ucraina, in termini di munizioni da inviare all’esercito per la resistenza ai quotidiani attacchi russi, ha trovato solo in Alessandro Orsini – notoriamente filorusso – un nuovo estimatore. Un fan, anzi, della Segretaria.

Al  Parlamento europeo, che con 446 voti a favore, 67 contrari e 112 astenuti, ha approvato la legge a sostegno della produzione di munizioni Ue (Asap) per rafforzare la capacità produttiva europea ideata per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina. Il 3 maggio la Commissione aveva adottato l’Atto a sostegno della produzione di munizioni (Asap, che in inglese è anche l’acronimo di ‘as soon as possible’, al più presto possibile) in risposta alle indicazioni del Consiglio di marzo per consegnare con urgenza munizioni e missili all’Ucraina e per aiutare gli Stati membri a rifornire i soldati di Kiev alle prese con gli assalti dei russi. Il Pd, prima ha provato a far passare col gruppo socialista degli emendamenti che svincolano i fondi del Pnrr dagli investimenti bellici poi al momento del voto s’è spaccato, con la segretaria Schlein nel caos.

Gli eurodeputati dem hanno votato in 8 a favore, 6 gli astenuti (Bartolo, Laureti, Moretti, Roberti, Toia, Variati) e un solo no, quello annunciato di Massimiliano Smeriglio. La Schlein aveva dettato la linea ai suoi: ‘Non è per noi accettabile utilizzare le risorse Pnrr e coesione per produrre munizioni e armamenti’. Per questo la delegazione del Pd in Europa, pur essendo a favore del sostegno all’Ucraina, aveva presentato degli emendamenti, sostenuti dal gruppo dei Socialisti e Democratici, per impedire appunto di spostare i fondi europei dai programmi di spesa sociali e dello stesso Pnrr per destinarli a nuove forniture di armi a Kiev. Emendamenti che non sono però passati ma ciò non ha impedito alla maggioranza del gruppo Dem di votare a favore.

Ad Elly Schlein, infatti,  Orsini dedica un post social: ‘No all’uso dei fondi del Pnrr per le armi. Grazie con tutto il cuore. Viva Elly Schlein. Avanzi l’Italia, avanzi la pace. Risorga il movimento pacifista’, scrive Orsini sui social.

Insomma, quella che per il Pd è stata l’ennesima prova di stato confusionale – i Dem si sono spaccati in tre gruppi,  nel voto a Bruxelles su ASAP, il piano di supporto all’Ucraina – per Orsini è segno della nascita di una nuova leader del fronte sedicente pacifista.

La linea del non-scegliere, insomma, attira nuovi supporter. ‘Sul ruolo della UE in materia di sicurezza e difesa al Parlamento Europeo il Pd vota in tre modi differenti: 8 favorevoli, 6 astenuti, 1 contrario. Insomma, la linea del ‘nuovo Pd’ su materie delicate come queste è chiara: 1 X 2. Si gioca la tripla, per non scegliere’, ha scritto, nel pomeriggio, il senatore del Gruppo Azione-Italia Viva Enrico Borghi su Twitter, commentando la non-scelta del Pd.

‘Elly Schlein, la segretaria di quello che (fu) il Pd, il partito più saldamente euroatlantico, riceve il plauso di Alessandro Orsini. Sipario. Post scriptum. Al prossimo che mi chiede perché ho lasciato il ‘nuovo Pd’, farò leggere questo post’, scrive sempre Borghi, su Twitter, a commento del post di Orsini.

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