Elezioni Usa 2020, il voto in bilico. Biden allunga in Pennsylvania

Joe Biden ha ormai la vittoria in tasca e si avvia ad essere il 46mo presidente degli Stati Uniti.Appena passata la terza notte insonne in attesa dei risultati definitivi delle elezioni nella sua Wilmington, in Delaware, tutto era già pronto per la grande festa e per il primo discorso da vincitore. Avanti in Pennsylvania e Georgia con un sorpasso in volata su Donald Trump, ma vicino anche alla conquista del Nevada e dell’Arizona, tutti gli ostacoli sulla strada della Casa Bianca, salvo clamorosi colpi di scena, sono superati. E se per il presidente ancora in carica “non è finita” e tutto verrà ribaltato dalla Corte Suprema, attorno a lui tira aria di resa. “Se si contano solo i voti legali vinco facilmente”, ha detto Trump parlando in diretta tv alla nazione e rompendo un inusuale silenzio durato 36 ore, dalla notte dell’Election Day. Ma il suo viso diceva tutto, e dalla sua espressione trapelava una rassegnazione e una stanchezza mai viste. Risentendo le sue parole, più che suonare come una minaccia hanno il sapore di una sconfitta ormai inevitabile. Del resto, con il conteggio dei voti ancora in corso in cinque Stati chiave, il colpo del ko in grado di mettere definitivamente al tappeto il presidente in carica è arrivato proprio dalla Pennsylvania, quella che nel 2016 Trump strappò clamorosamente a Hillary Clinton. Una Pennsylvania che quattro anni dopo ha voltato le spalle a The Donald e riabbracciato uno dei suoi figli, il vecchio Joe, nato a Scranton ben 77 anni fa. Ma espugnare la roccaforte repubblicana della Georgia è stato il vero miracolo di Biden, un’impresa che non riuscì nemmeno a Barack Obama con le sue vittorie a valanga del 2008 e del 2012.

Biden a tre giorni dal voto parla come un presidente, dice che vuole unire la nazione, ma non è ancora presidente, Nancy Pelosi lo definisce “presidente eletto”, ma sul suo scettro s’annuvola un tornado trumpiano di cause, valigette di avvocati.

L’acqua gli sta sfuggendo dalle mani, Trump sta perdendo la presidenza. Gli resta la nazione rossa, una realtà più grande di quella di quattro anni fa. Ha preso voti, conquistato seggi alla Camera e al Senato, dato una regolata alle ambizioni di Pelosi e Chuck Schumer, ripiazzato Mitch McConnell e Lindsay Graham al Senato. Non è più alla Casa Bianca, gli resta la leadership indiscussa tra gli elettori repubblicani.

La sconfitta? Due fatti, il secondo innescato dal primo: il coronavirus e il voto postale. Il virus ha creato le condizioni per rafforzare la candidatura e la campagna di Joe Biden; il Postal Service ha messo le ali al voto dem, perché se è vero che “l’onda blu” non c’è stata, è altrettanto vero che “l’onda rossa” è stata arginata. C’è tutto, i voti per posta, i voti in persona, i voti regolari, i voti contestati, i voti in orario, i voti in ritardo. C’è anche il finale. Manca solo la sigla e il bagliore del The End. È proprio così, non è finita finché non è finita.

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