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È partita in tempo record una campagna elettorale che Enrico Letta ha detto, parlando del Partito Democratico, si farà “casa per casa”. Forse, almeno per la metà del tempo, andrà fatta “ombrellone per ombrellone”.
È infatti la prima, della storia repubblicana, che si terrà in estate, quando gli italiani “staccano”, prendendosi magari anche una pausa dall’attualità, oltre che dall’ufficio, per raggiungere più amene destinazioni.
Mentre a sinistra è tutto un cantiere, si stanno infatti cercando di definire modi e perimetro di una coalizione che possa ambire a strappare il primato dei sondaggi alla destra, la situazione non è più rilassata nel campo, almeno sulla carta, e per ora, vincente.
Siamo pronti, ce la giochiamo, con alleanze che saranno solo “elettorali” e non strategiche. E senza “rompere i co…i” alla gente sotto gli ombrelloni. C’è ben poco di programmatico e molto di tattico nel discorso che ha fatto Enrico Letta alla direzione nazionale del Pd.
Il segretario dem taglia fuori definitivamente il M5S dal nuovo campo largo progressista: “Sul M5s ho detto nessun pentimento per il lavoro fatto insieme, con molti di loro questo lavoro continua nei territori ed è giusto. Ma a chi ha la tentazione di dire ripensiamoci invito a guardare cosa pensano i nostri elettori, il giudizio è lapidario”.
E come fatto in precedenza polarizza lo scontro con la destra di Giorgia Meloni. “Io o Meloni – ha affermato – non ci sarà pareggio”. Già, ma chi sarà il premier indicato dal centrosinistra? La domanda è tutt’altro che peregrina visto che su questo il fronte progressista ha già iniziato a pungolare lo schieramento avversario.
Ebbene, Letta si dice disponibile ad essere il “front runner”, quello che corre davanti. Che vuol dire tutto e non vuol dire nulla. Ma la sua affermazione era attesa dopo che ieri Carlo Calenda aveva proposto come unico candidato premier del suo raggruppamento Mario Draghi.
“La discussione sulla premiership è stata surreale, ha detto Letta – A chi affila le armi dico che a Palazzo Chigi si va perché gli elettori ti spingono lì e il Parlamento ti vota. Io vorrei derubricare questa assurda discussione e dire che, se volete, assumo completamente il ruolo di front runner della nostra lista”.
Ma proprio mentre il leader del Pd sta parlando ai suoi da Carlo Calenda arriva un’altra sorpresa. “Se Draghi dicesse che non vuole fare il premier mi candiderei io”, afferma il fondatore di Azione. E aggiunge: “Non faremo coalizioni politiche con programmi e leadership comuni con tutto il centrosinistra. Cosa che la legge elettorale non prevede. Stiamo valutando l’opzione di andare indipendenti dai poli e quella di fare accordo per salvare uninominali mantenendo la nostra leadership e il nostra programma”. Insomma Calenda vuole posizionarsi al centro e non nel centrosinistra e non intende neanche essere la “gamba destra” della coalizione che Letta vuole mettere in piedi. Una posizione che forse fornisce qualche chance in più a Matteo Renzi e, chissà, anche a Giuseppe Conte, sempre più spostato a sinistra.
Divertente Enrico Letta che prende in prestito un’espressione della saga cinematografica di Rocky. Promettendo di fare gli occhi di tigre per impressionare e vincere gli avversari. Rocky, un pugile, uno che si fa da sé e che non arretra dinanzi alle difficoltà, ostinato, tenace, abbastanza eroico e individualista da piacere più a destra che a sinistra. Ma Letta non sta a sottilizzare e ruba una metafora ad effetto che tuttavia in bocca al leader dem ha un suono ridicolo e un po’ imbarazzante.
Tuttavia lui la ripete, come ha fatto domenica, e se ne compiace: “Io in questo momento ho gli occhi di tigre, non ho nessuna intenzione di perdere le elezioni, farò di tutto per vincerle perché è nell’interesse degli italiani. Non voglio candidati che pensano al seggio sicuro, che pensano ‘vediamo come va’. Voglio solo candidati con gli occhi di tigre“.
E’ impietoso il tweet di Roberto Calderoli: “Enrico Letta annuncia che farà la campagna elettorale con gli occhi della tigre? Gli stessi occhi della tigre con cui Rocky Balboa sconfiggeva i suoi avversari più forti? A me per la verità sembra un gattino che fa le fusa e china lo sguardo quando gli fregano la campanella, anzi il posto a Palazzo Chigi“.
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È partita in tempo record una campagna elettorale che Enrico Letta ha detto, parlando del Partito Democratico, si farà “casa per casa”. Forse, almeno per la metà del tempo, andrà fatta “ombrellone per ombrellone”.
È infatti la prima, della storia repubblicana, che si terrà in estate, quando gli italiani “staccano”, prendendosi magari anche una pausa dall’attualità, oltre che dall’ufficio, per raggiungere più amene destinazioni.
Mentre a sinistra è tutto un cantiere, si stanno infatti cercando di definire modi e perimetro di una coalizione che possa ambire a strappare il primato dei sondaggi alla destra, la situazione non è più rilassata nel campo, almeno sulla carta, e per ora, vincente.
Siamo pronti, ce la giochiamo, con alleanze che saranno solo “elettorali” e non strategiche. E senza “rompere i co…i” alla gente sotto gli ombrelloni. C’è ben poco di programmatico e molto di tattico nel discorso che ha fatto Enrico Letta alla direzione nazionale del Pd.
Il segretario dem taglia fuori definitivamente il M5S dal nuovo campo largo progressista: “Sul M5s ho detto nessun pentimento per il lavoro fatto insieme, con molti di loro questo lavoro continua nei territori ed è giusto. Ma a chi ha la tentazione di dire ripensiamoci invito a guardare cosa pensano i nostri elettori, il giudizio è lapidario”.
E come fatto in precedenza polarizza lo scontro con la destra di Giorgia Meloni. “Io o Meloni – ha affermato – non ci sarà pareggio”. Già, ma chi sarà il premier indicato dal centrosinistra? La domanda è tutt’altro che peregrina visto che su questo il fronte progressista ha già iniziato a pungolare lo schieramento avversario.
Ebbene, Letta si dice disponibile ad essere il “front runner”, quello che corre davanti. Che vuol dire tutto e non vuol dire nulla. Ma la sua affermazione era attesa dopo che ieri Carlo Calenda aveva proposto come unico candidato premier del suo raggruppamento Mario Draghi.
“La discussione sulla premiership è stata surreale, ha detto Letta – A chi affila le armi dico che a Palazzo Chigi si va perché gli elettori ti spingono lì e il Parlamento ti vota. Io vorrei derubricare questa assurda discussione e dire che, se volete, assumo completamente il ruolo di front runner della nostra lista”.
Ma proprio mentre il leader del Pd sta parlando ai suoi da Carlo Calenda arriva un’altra sorpresa. “Se Draghi dicesse che non vuole fare il premier mi candiderei io”, afferma il fondatore di Azione. E aggiunge: “Non faremo coalizioni politiche con programmi e leadership comuni con tutto il centrosinistra. Cosa che la legge elettorale non prevede. Stiamo valutando l’opzione di andare indipendenti dai poli e quella di fare accordo per salvare uninominali mantenendo la nostra leadership e il nostra programma”. Insomma Calenda vuole posizionarsi al centro e non nel centrosinistra e non intende neanche essere la “gamba destra” della coalizione che Letta vuole mettere in piedi. Una posizione che forse fornisce qualche chance in più a Matteo Renzi e, chissà, anche a Giuseppe Conte, sempre più spostato a sinistra.
Divertente Enrico Letta che prende in prestito un’espressione della saga cinematografica di Rocky. Promettendo di fare gli occhi di tigre per impressionare e vincere gli avversari. Rocky, un pugile, uno che si fa da sé e che non arretra dinanzi alle difficoltà, ostinato, tenace, abbastanza eroico e individualista da piacere più a destra che a sinistra. Ma Letta non sta a sottilizzare e ruba una metafora ad effetto che tuttavia in bocca al leader dem ha un suono ridicolo e un po’ imbarazzante.
Tuttavia lui la ripete, come ha fatto domenica, e se ne compiace: “Io in questo momento ho gli occhi di tigre, non ho nessuna intenzione di perdere le elezioni, farò di tutto per vincerle perché è nell’interesse degli italiani. Non voglio candidati che pensano al seggio sicuro, che pensano ‘vediamo come va’. Voglio solo candidati con gli occhi di tigre“.
E’ impietoso il tweet di Roberto Calderoli: “Enrico Letta annuncia che farà la campagna elettorale con gli occhi della tigre? Gli stessi occhi della tigre con cui Rocky Balboa sconfiggeva i suoi avversari più forti? A me per la verità sembra un gattino che fa le fusa e china lo sguardo quando gli fregano la campanella, anzi il posto a Palazzo Chigi“.