Dal 21 al 25 febbraio “Storia di un oblio” al teatro India

Un uomo entra in un supermercato all’interno di un grande centro commerciale di una città francese. Ruba una lattina di birra e viene bloccato da quattro addetti alla sicurezza che lo trascinano nel magazzino e lo ammazzano di botte. Questo scarno fatto di cronaca è raccontato da Laurent Mauvignier in un lungo racconto, una sola frase che ricostruisce la mezz’ora in cui è insensatamente raccolta la tragica fine di un uomo.

Teso quasi allo spasimo nel resoconto minuzioso di una morte assurda, il flusso di parole raduna impercettibilmente tutti i temi cari a Mauvignier. E torna così il suo sguardo purissimo su un universo di “umili” che la scrittura rigorosissima accoglie senza una briciola di retorica, senza un’ombra di furbizia. Raro, oggi, nel trionfo dei format narrativi nei quali la realtà diventa un reality, uno stile così impeccabilmente morale, una prosa così pudica e vera. “Quel che io chiamo oblio” è il titolo originale di questo monologo, scritto in un’unica frase, senza  un vero inizio, senza una vera fine, senza punteggiatura ma con una prosa perfetta che in un cre- scendo emozionante risveglia in noi sentimenti di pietà e indignazione.

Messo in scena nel 2012 al Teatro della Comédie-Française, “Quel che io chiamo oblio” diviene

spettacolo anche in Italia. A dare voce al testo un attore di rara sensibilità e potenza come Vincenzo Pirrotta, guidato dalla regia di un maestro del teatro e del cinema, Roberto Andò.

LE NOTE DI REGIA

Due anni fa ho Ietto il testo di Laurent Mauvignier e ho pensato subito che era scritto in una Iingua vocata al teatro. Storia di un oblio è un canto a più voci, ma è concepito per una sola voce. Un can- to che Vincenzo Pirrotta intona a nome di ognuno di noi, conducendoci in quella zona dolorosa e opaca in cui ogni essere umano è destinato a sparire e a essere dimenticato.

La scrittura di Mauvignier circoscrive luoghi indicibili dell’esperienza, quei luoghi della memoria o della coscienza che resistono alle parole. A questa resistenza Mauvignier contrappone l’esattezza della parola, il suo potere evocativo e catartico.

Mi è sembrato che Storia di un oblio fosse un testo che oggi potesse trovare un senso speciale presso il pubblico teatrale. Dopotutto il teatro è da sempre racconto di una esperienza, anche del- la più oscura e irraccontabile, come appunto è oscura e irraccontabile l’incongrua uccisione di un uomo da parte di quattro vigilanti e il tentativo di restituirle un senso da parte di chi resta.

La parola di Mauvignier sfida l’indulgenza dell’autocoscienza e la retorica sentimentalistica della cronaca a buon mercato, riuscendo a dar voce alla sofferenza e alla solitudine che segna la vita delle persone.

Roberto Andò

Teatro India, 21 – 25 febbraio 2024

Storia di un oblio

di Laurent Mauvignier © Les Editions Minuit

traduzione Yasmina Melaouah Ed. Feltrinelli

regia Roberto Andò

con Vincenzo Pirrotta

info e orari

ore 20.00

domenica ore 17.00

durata 50′

Circa Redazione

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