Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, durante la trasmissione televisiva Porta a Porta in onda su RAI Uno, Roma, 27 maggio 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Centrodestra, vertice dei leader ad Arcore

Vertice  del centrodestra, presenti Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. I tre leader del centrodestra si sono ritrovati a Villa San Martino, ad Arcore, dopo che ancora ieri Antonio Tajani, ai cronisti che gli chiedevano se l’incontro fosse in programma, rispondeva che «quando sarà il momento si vedranno loro tre». E loro tre si sono visti  a pranzo. Con Salvini c’era Roberto Calderoli, con Meloni Ignazio La Russa.

Berlusconi, Meloni e Salvini non si vedevano ormai da gennaio, ovvero dai giorni convulsi dell’elezione del presidente della Repubblica. Il colloquio a tre, per sciogliere incomprensioni e nodi dell’ultimo periodo, tra le quali anche la questione delle elezioni in Sicilia, è durato un’ora, tra un aperitivo in giardino e un pranzo. Poi le delegazioni hanno lasciato Arcore.

Uscendo dalla residenza del Cav, Salvini si è limitato a dirsi «molto soddisfatto» per il confronto di persona con Meloni e Berlusconi. «È un’ottima giornata», ha aggiunto Salvini, anche riferendosi all’incontro della Lega con i sindacati avvenuto in mattinata a Roma. Meloni e La Russa, invece, sono usciti da Arcore un’ora dopo.

«Il centrodestra è unito e se non fosse così perderemmo le elezioni. Solo un pazzo potrebbe pensare di mandare all’aria questa coalizione», ha detto Berlusconi al termine del vertice. «Si vince se si è uniti», ha aggiunto il leader di FI, spiegando che «per quanto riguarda le elezioni nazionali, abbiamo tutti convenuto che la prima cosa da fare è stendere un programma da far conoscere agli elettori. Ho distribuito il programma del 2018 e alla prossima riunione ciascuno porterà le proposte e le aggiunte». A proposito delle amministrative, poi, Berlusconi ha poi detto che «su 21 città abbiamo trovato l’accordo, su cinque città non l’abbiamo trovato, ma siamo sicuri che lo troveremo in eventuali ballottaggi. Questo – ha concluso – è l’impegno di tutti i presenti al tavolo».

Con una nota FdI ha chiarito, però, che «è sicuramente positivo essersi incontrati, ma l’unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti». «Su 26 città capoluogo – prosegue il comunicato – sono solo 5, ma purtroppo importanti, le città in cui il centrodestra andrà diviso al primo turno, ma restano ancora diversi nodi aperti. A partire dalla non ancora ufficializzata ricandidatura del presidente uscente Nello Musumeci in Sicilia, su cui la personale dichiarata disponibilità di Silvio Berlusconi si è fermata di fronte alla richiesta di Matteo Salvini di ritardare l’annuncio del candidato».

«Analogamente, se è positiva la comune contrarietà a una futura legge proporzionale per le elezioni politiche, restano ancora fumose le regole d’ingaggio sulle modalità con cui formare liste e programmi comuni», ha sottolineato ancora Fratelli d’Italia, che «nel confermare la sua indisponibilità a qualsiasi futura alleanza con il Partito democratico e/o Cinquestelle, confida nella stessa chiarezza da parte degli alleati, convinta che occorra essere uniti non solo nella forma ma anche nelle scelte, nei progetti e nei programmi».

“Il centrodestra non esiste, non è una coalizione. Vedete vertici? Esiste un coordinamento di programmi, delle battaglie comuni, un’idea per portare un nostro candidato premier a Palazzo Chigi? Io vedo solo una cooperativa elettorale per eleggere dei deputati di cui poi ciascuno farà l’uso che vuole.’’ Così Gianfranco Rotondi, presidente di ‘Verde è popolare ‘, in una intervista al quotidiano ‘La verità’ nella quale rivolge anche un consiglio al leader di Fi Silvio Berlusconi: “Suggerisco a Berlusconi di essere il costruttore dell’equilibrio politico dell’Italia che verrà, l’Italia orfana della Democrazia cristiana”.

“Ecco, credo sia arrivato il momento di scegliere il nome del candidato del centrodestra per il governo che verrà. L’idea secondo la quale chi prende più voti va a Palazzo Chigi non regge: la competizione interna dilanierà gli equilibri, prima o poi”. “Trovo che Giorgia Meloni sia la risorsa su cui investire, per la candidatura a premier, per una ragione elementare: l’elettorato sta già scegliendo così”.

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