Caos sul campolargo in Basilicata e Piemonte

Dopo  il “forfait” di Domenico Lacerenza in Basilicata  nel centro sinistra si registra il caso Carlo Calenda- Elly Schlein. «Da ieri pomeriggio alle 16, dal ritiro del candidato dei M5S e del Pd, abbiamo cercato Elly Schlein e il Pd per capire qual è il loro intendimento in Basilicata. Devo dire con grande sconcerto, non siamo riusciti a parlare con nessuno, non c’è nessuna idea di cosa il Pd voglia fare, sta cercando di ricomporre con il M5S un’asse su un’altra candidatura. Io penso che questo spettacolo sia piuttosto vergognoso» dice Calenda  a Potenza a margine della presentazione del suo libro “Il Patto”.

«Per noi lo sconcerto è davvero totale, non è solamente franato il campo largo per i veti dei 5 Stelle, ma il fatto che proprio non ci siano interlocuzioni in corso – ha sottolineato Calenda -. Non mi è mai capitato, da quando faccio politica, di non essere in grado di raggiungere il segretario del principale partito di opposizione e avere una linea su quello che vogliono fare. Al momento la situazione del Pd è il caos più assurdo e questa cosa noi non possiamo consentirla. Non possiamo trattare la Basilicata come se fosse il terreno di gioco dove Conte cerca di minare il Pd e di farlo saltare per aria. Il Pd non si oppone a questa deriva ma continua ancora stamattina a cercare di riformare un accordo con i 5 Stelle, con un altro candidato improbabile. Intanto si candida Chiorazzo che però ai 5 Stelle non va bene. Signori, ma è uno spettacolo che sembra il circo Barnum. Questa è la situazione. Dopodiché, ripeto, nostro dovere sempre, in ogni caso, è cercare di lavorare per costruire alternative. Poi, se le alternative non ci sono, ne prendiamo atto».

I delegati dell’assemblea regionale del Pd del Piemonte hanno scelto per acclamazione il nome deciso dal delegato di Elly Schlein. Sarà Gianna Pentenero , attuale assessore, che  il partito porterà al tavolo della coalizione per sfidare Alberto Cirio, candidato del centrodestra, alle prossime regionali del Piemonte.

Gianna Pentenero, 60 anni il prossimo giugno, conta una lunga esperienza in ambito politico e attualmente è assessora del Comune di Torino a lavoro, attività produttive, polizia municipale e politiche per la sicurezza, sistemi informativi, area metropolitana, coordinamento politiche per la multiculturalità. Con una formazione universitaria da educatrice, la professione che Pentenero svolge al di fuori della politica.

Sindaca di Casalborgone (Torino), dai primi anni Novanta a inizio Duemila, era stata eletta in Regione nel 2005 e aveva lavorato come assessora all’Istruzione e alla formazione professionale nella Giunta Bresso. Rieletta nel 2010 nel consiglio regionale, lo era stata anche nel 2014, ricevendo nuovamente l’incarico di assessora a istruzione, lavoro e formazione professionale, in quel caso nella giunta Chiamparino.

Una decisione di compromesso patrocinata da Igor Taruffi, responsabile Organizzazione del Pd, e braccio destro di Schlein. Un approccio brusco il suo durante le tesissime riunioni che hanno preceduto l’assemblea in cui ha avvertito che chiunque fosse uscito dalla votazione rischiava di diventare il “nuovo Chiorazzo”, con riferimento al candidato eletto dall’assemblea della Basilicata poi sacrificato dal Nazareno sull’altare del campo largo.

Nell’assemblea del Partito Democratico in vista delle elezioni regionali di giugno in Piemonte andava  in scena la lotta «fratricida» e all’ultimo voto tra i due candidati, Valle e Gribaudo, con un convitato di pietra, rappresentato dal Movimento 5 Stelle, poi i Dem hanno scelto la terza via rappresentata dall’assessora al Lavoro di Torino Gianna Pentenero. Una decisione, dicono diversi esponenti di spicco, calata da Roma per evitare le divisioni in assemblea e tenere aperta la strada del dialogo con i Pentastellati. Ma la realtà è che tra i Dem piemontesi in pochi hanno accolto positivamente la forzatura del nazionale. E l’alleanza con i 5 Stelle è ancora più in bilico.

Il disappunto più forte l’ha espresso Luca Cassiani della segreteria regionale: «La democrazia non è mai un rischio. Abbiamo rinunciato al protagonismo del Piemonte in favore di logiche nazionali che non comprendiamo. Sono prevalsi i caminetti e le decisioni eterodirette». Cassiani è l’unico a mettere la faccia sull’insofferenza causata dalla decisione presa dal nazionale. Un esponente Pd di spicco parla di «violenza da parte del nazionale.

Nel Pd torinese, ancora fortino a trazione bonacciniana, il possibile candidato di mezzo poteva essere Salizzoni, considerato nome più neutrale rispetto a Pentenero, che ha sostenuto convintamente la candidatura di Elly Schlein. Ma dalle fila di chi ha sostenuto l’attuale segretaria del Partito Democratico si spinge verso il bagno di realtà: «Abbiamo vinto le primarie ma questi continuano a volere posti e candidature. La scelta di Pentenero è il minimo che possiamo pretendere». E non se la passa meglio il fronte dell’alleanza con il Movimento 5 stelle. Il percorso assembleare del Pd ha aumentato il disappunto, soprattutto dei Pentastellati locali, che ora iniziano a pensare al proprio programma e candidato in piena rottura con i Dem.

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