Alitalia, caso di un suicidio assistito

Il 24 aprile il 67% dei dipendenti Alitalia ha votato ‘no’, mentre il 33% ha votato si al referendum sul pre-accordo per il salvataggio della compagnia. Il sacrificio richiesto era, su 12 mila dipendenti, un migliaio di esuberi (da mettere in cassa integrazione per due anni e poi o riassumere o accompagnare all’uscita con altri due anni di Naspi, indennità di disoccupazione), per il personale di terra. Per quello di volo invece un taglio dell’8% degli stipendi e la riduzione da 120 a 108 giornate di riposi in un anno.

Questa è la storia di Alitalia, azienda privata che si avvia verso la messa in liquidazione, dopo che  il Cda, preso atto dell’esito negativo del referendum indetto tra i lavoratori e dell’impossibilità di una ricapitalizzazione, ha deliberato il commissariamento. Cosa succederà ora è difficile dire, anche se l’ipotesi più probabile è che la compagnia di bandiera italiana venga messa sul mercato.

La cosa che sembra più assurda è che a dare l’estrema unzione alla propria azienda siano stati proprio i suoi dipendenti, che, pur di non rinunciare a privilegi e privative fuori da ogni parametro di mercato, hanno preferito votare per una sorta di ‘suicidio assistito’ anziché accettare di percorrere la strada di un problematico risanamento all’insegna dei sacrifici e delle rinunce.

 

Questo ‘no’ è più che altro la scelta di un suicidio al posto dei sacrifici. Ha perso il governo che aveva firmato il pre-accordo con i sindacati. Hanno perso i sindacati stessi che quel piano lo avevano avallato. Ma hanno perso soprattutto i lavoratori. Ha vinto il ‘no’ che non fa vincere nessuno.

 L’Italia sta perdendo uno dei pochi grandi gruppi che erano ancora un simbolo oltre che una realta’ economica. Il Cda avvia le procedure per aprire la porta il commissariamento di Alitalia dopo il no del referendum e  si dice ‘no’ da parte del Presidente del Consiglio alla ipotesi di nazionalizzazione.

Il disastro ripropone vizi che la seconda Repubblica non ha cancellato ma semmai accentuato.   I manager, anche nella Prima Repubblica avevano indiscutibili collegamenti con la politica,  era l’era della lottizzazione.  Eppure era possibile individuare professionalità all’altezza, dirigenti che si sentivano anche servitori dello Stato, capi d’azienda che non ignoravano il valore di un cammino progettuale.

La seconda Repubblica ha imbastardito tutto e il  Governo sembra voler ignorare lo stato della nostra economia che ha già perso settori strategici,  come l’acciaio ed ora toccherebbe al settore aereo,   mentre i grandi gruppi si contano ormai sulle punta di una mano; si va disegnando un mondo produttivo sempre piu’ disperso fra medie e piccole aziende  con poche élite in campo internazionale e, quindi, con una vocazione industriale della nostra economia sempre meno forte e propositiva.

Anche questo Governo,  come quelli che lo hanno preceduto, dimostra di non avere alcun interesse a dotarsi di politiche industriali capaci di avere prospettive.  Impoverendo in tal modo il futuro economico e sociale.  Ed è il colmo che nessuno glielo rimproveri.  C’è il piano Calenda sull’ industria 4.0, ma se si abbandona al proprio destino un gruppo come Alitalia quale credibilita’ puo’ avere un complesso di promesse tutte da verificare?. Forse sarà il solito ‘promettere di certo e mancare di sicuro’.

Il problema non è solo il ‘no’ alla nazionalizzazione ma che questo ‘no’ arriva mentre l’Italia non ha piu’ l’ombra di una  politica industriale,  perde terreno nei settori strategici e, da non sottovalutare, mostra una sudditanza assai poco accettabile solo nei confronti del mondo finanziario e bancario.

 La Confindustria non puo’ ignorare che fra grandi aziende come Fca che se ne vanno, altre che spariscono come Alitalia, altre che valutano gli aspetti sindacali come terreno di impegno esclusivamente  aziendale, mentre le categorie vanno per conto loro.  Anche per i sindacati Alitalia diventa una amara resa dei conti perchè   finisce per far emergere i dissensi fra lavoratori e rappresentanza sindacale.

 Prima di mollare la presa su Alitalia sarebbe il caso di pensarci bene e di proporre alternative pensando  all’interesse generale perchè  ne hanno diritto il futuro del Paese e l’angoscia dei lavoratori. Nessuno può cavarsela dicendo che non c’e’ piu’ nulla da fare, che conta solo il mercato…

Circa Cocis

Riprova

Aborto, la denuncia del Centro donne: “Pressioni nelle strutture sanitarie contro l’interruzione di gravidanza”

Il Centro Donne contro la violenza di Aosta ha denunciato pressioni contro l’interruzione di gravidanza …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com