Luigi Di Maio mira a salvare la bandiera del decreto Dignità puntando sui nuovi incentivi per la stabilizzazione dei contratti a temine.
I nodi da sciogliere non mancano per il ministro del Lavoro e dello Sviluppo che ha cercato di rimettere di nuovo nel mirino le banche: ‘Il sistema bancario la deve pagare perché ha avuto un atteggiamento arrogante infischiandosene dei risparmiatori e dello Stato ed è stato protetto da ambienti politici sia in questa regione che a livello nazionale’.
Mentre i capigruppo grillini di Camera e Senato, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, hanno a loro volta rilanciato la battaglia sui vitalizi: ‘Dopo la sacrosanta sforbiciata, votata la scorsa settimana dall’Ufficio di Presidenza della Camera presieduto da Roberto Fico, ora non ci sono più attenuanti per passare al taglio dei vitalizi dei senatori’.
Ma, per il momento, devono fare i conti con il decreto Dignità, con le polemiche sulla stima dell’Inps sulla riduzione dei posti di lavoro per effetto della stretta sui contratti a termine e con il pressing della Lega per i voucher. Sulla querelle che vede contrapposto il ministro del Lavoro, e Tito Boeri che sarà ascoltato in Commissione.
‘Di polemiche con Boeri, con l’Inps e la Ragioneria ne ho fatte parecchie nella scorsa legislatura, svolgendo il mio ruolo di Presidente della Commissione Lavoro della Camera. Boeri mi ha persino scritto una lettera, a me e alla Commissione, per lamentarsene. Quindi, nessuno stupore e nessun inedito se esiste un conflitto. La differenza con i 5 Stelle è che non ho mai parlato di complotto quando non concordavo con le cifre. Nè ho chiesto dimissioni. Quindi, inviterei tutti a essere un po’ più con i piedi per terra e anche un po’ di umiltà non guasterebbe’, afferma in una nota Cesare Damiano, del Partito Democratico, a proposito del decreto Dignità. Le previsioni dell’Inps – continua – sono tutte azzeccate e scientifiche? Non direi. Voglio fare qualche esempio: nel 2011 (Boeri non c’era), la previsione relativa agli esodati fatta dall’Inps era di 50.000 persone. A giugno dell’anno successivo era balzata a 392.000 (8 volte tanto!) e a consuntivo, dopo 8 salvaguardie, di 155.000. Numeri alquanto ballerini. Quindi, nessuno ha la verità in tasca o dispone della scienza infusa. A dicembre 2013, sempre secondo i dati dell’Inps, si era arrivati ad uno stanziamento di 11 miliardi e 600 milioni per 172.000 salvaguardati. Ebbene, 3 delle 8 salvaguardie complessive sono state finanziate con i risparmi generati dai numeri gonfiati delle salvaguardie precedenti e, per l’Ottava e ultima salvaguardia, l’Inps ha imposto come numero 30.700 unità: dopo quasi 2 anni solo 14000 domande sono state accolte, meno della metà. Queste sono le condizioni in cui ci siamo trovati nella scorsa legislatura: dunque, niente di nuovo sotto il sole. Forse andrebbe affrontato il tema della Governance degli Enti, al fine di sostituire l’uomo solo al comando con un normale e snello Consiglio di Amministrazione composto da 3 persone. Esiste, in Commissione Lavoro della Camera, una proposta di legge unificata elaborata nella scorsa legislatura che ha visto concordi tutti i partiti. Basta rimetterla in discussione e approvarla. Sarebbe già un passo avanti, conclude.