Berlusconi sale al Colle. “Oggi sono stato tradito”. Le opposizioni: ora deve dimettersi

Un biglietto, scritto a mano da Silvio Berlusconi, rubato dagli scatti di diversi fotografi presenti alla Camera. Politicamente interessante il contenuto: è indicata la scritta “308”, con accanto un commento che farà discutere, “-8 traditori”, pari al numero di parlamentari che si sono sfilati dai 316 dell’ultima fiducia. Poi la scritta rileva le varie opzioni in campo: “prendo atto, rassegno le dimissioni”, “presidente della Repubblica”, voto e “una soluzione” e “ribaltone”. Lo sguardo di chi ha vergato quel foglio  è quello di un uomo ferito e allo stesso tempo amareggiato. Non si aspettava un responso così negativo dall’Aula di Montecitorio. Berlusconi temeva di non avere la maggioranza ma mai avrebbe pensato di scendere sotto quota 310. Al premier occorrerebbero almeno 10 deputati da riportare nell’ovile del centro destra, ma resta una impresa difficilissima anche per una persona come il Cav. Lui grida al tradimento perché alcuni deputati che oggi gli hanno voltato le spalle devono ringraziarlo, graziati dal porcellum, se siedono in Parlamento. Dal pallottoliere del premier mancano ben undici onorevoli di centro destra che non hanno partecipato al voto sul rendiconto generale dello Stato. Cinque vestono la casacca del Pdl: Antonione, Fabio Fava, Giustina Destro, Gennaro Malgieri, che non è giunto in tempo per dare il suo sì perché in toilette, più Alfonso Papa agli arresti domiciliari. Diversi gli esponenti del gruppo Misto ma solidali alla maggioranza che si sono astenuti:  Tanti gli esepoi Assenti anche gli esponenti del gruppo Misto Calogero Mannino, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli, Santo Versace e, sorprendentemente, Francesco Stagno D’Alcontres. Si è  astenuto Franco Stradella, del Pdl. Subito dopo il voto Berlusconi si ferma a parlare con alcuni deputati del Pdl in Aula. Il premier, raccontano, è determinato ad andare avanti fino in fondo, altrimenti, l’unica strada sarebbe il voto. “A questo punto o si va al voto anticipato o governano loro”, avrebbe polemizzato con una battuta il Cavaliere, riferendosi alle opposizioni. Dopo aver lasciato Montecitorio, il presidente del consiglio ha convocato un vertice di maggioranza a palazzo Chigi per decidere sul da farsi. Probabilmente salirà al Colle ma solo per informare Giorgio Napolitano sull’esito del voto e non rassegnare le dimissioni, come in molti auspicano. Sul tavolo restano varie opzioni. La più accreditata è che Berlusconi verifichi una maggioranza solida sulle misure anticrisi e chieda la fiducia in Parlamento, possibilmente prima al Senato, bissando così lo schema del 14 dicembre.

Le Reazioni. Per Ignazio La Russa, ministro della Difesa, oggi la maggioranza non è stata sconfitta perché “sono numeri da esaminare con attenzione che saranno valutati”. E aggiunge “sicuramente l’opposizione non ha numeri maggiori e per la votazione ha usato un metodo fraudolento, sommando i suoi voti a quelli dei deputati che sono stati impediti a partecipare al voto e agli assenti”. “Solo un voto di fiducia può rendere evidente se c’e’ ancora una maggioranza di governo”. E’ la considerazione espressa dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Secondo il ministro del Lavoro non c’è un governo alternativo che possa prendere in mano le redini del Paese.

Per il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano (Pid), “la cosa più probabile è che si vada al voto”. Secondo l’esponente ex Udc “l’alternativa è se andare alle urne con questo governo, e sarebbe il percorso più lineare, oppure con un governo ‘della sfiducia’: ma sarebbe una forzatura incaricare qualcun altro, dal momento che nessuno oggi è in condizione di avere una maggioranza per governare, cioè almeno 330 voti alla Camera e 165 al Senato”. Romano, “anche ascoltando l’intervento di Bersani in aula”, si dice convinto che non ci siano “le condizioni per un governo delle larghe intese”. Le opposizioni in coro chiedono le dimissioni del presidente del Consiglio. “Berlusconi – ha affermato Bocchino a nome di Fli- prenda atto che la maggioranza non esiste più. È arrivato il momento per il presidente del Consiglio di salire al Colle per rassegnare le dimissioni e lasciare che il Paese si salvi con un governo di ricostruzione nazionale aperto a tutte le forze presenti in Parlamento, nessuno escluso. Non c’è tempo da perdere e qualsiasi altro escamotage per tenere in vita questo esecutivo sarebbe un’offesa all’Italia e agli italiani”.

“Il governo è finito, non può più andare avanti. Ora ci sono solo due scelte possibili: o si creano le condizioni per un altro governo o si precipita verso il voto, dipenderà da Berlusconi e da quelli che ha intorno”. E’ il commento di  Massimo D’Alema dopo il voto sul rendiconto dello Stato che ha certificato la mancanza della maggioranza a Montecitorio. Secondo Buttiglione (Udc) “credo che Napolitano dirà a Berlusconi che un capo del governo che non ha la maggioranza debba presentare le dimissioni. Se questo non accadesse presenteremmo una mozione di sfiducia: quello che sta succedendo è n’inutile perdita di tempo”.

Il leader dell’Idv, Antonio di Pietro vuole le elezioni “sono il percorso migliore e immediato”. Quanto ad una eventuale coalizione di governo del centrosinistra e a Pierluigi Bersani quale candidato premier, aggiunge:“C’è già una base, che è il patto di Vasto. Sono convinto che le primarie siano lo strumento ideale per individuare la personalità che può rappresentarci tutti, ma alla luce dell’emergenza io sono disponibile a riconoscere la leadership del partito di maggioranza”. Per Gianni Versace, ex Pdl, ilò vero traditore è Berlusconi è “lui che ha tradito le aspettative del Paese”. Fuori dal coro politico fa rumore il pensiero l’ad di Intesa Sp Corrado Passera. “Il nostro Paese può esprimere un sostegno parlamentare ad un governo che prenda impegni forti con i partner europei in termini di riduzione del debito e di sostegno alla crescita”.

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