Sicilia messa in ginocchio da incendi e incuria del territorio. Si facciano subito delle politiche ambientali serie e capillari

La situazione in Sicilia è molto difficile, da Palermo a Catania, da Acireale a Milazzo, da San Cataldo a Siracusa, le fiamme hanno divorato migliaia di ettari sia di bosco sia di zone agricole e, cosa più grave, hanno causato, direttamente o indirettamente, diverse vittime.

Tuttavia, questi fenomeni sono ampiamente prevedibili e la diretta conseguenza del vertiginoso cambiamento climatico causato dall’ impatto umano sulla natura. Ci sono responsabilità politiche e amministrative che vengono da lontano e che mettono sotto accusa quelle scelte che hanno cancellato la cura degli equilibri ambientali e dell’assetto idrogeologico, fino a privare gli enti locali e i territori delle risorse economiche per la loro tutela.

È necessario ridare vita agli organismi di rappresentanza diretta dei cittadini a partire dalle provincie, mettendo i cittadini nella possibilità di autogovernarsi, antidoto fondamentale all’abbandono, agli sprechi, alla centralizzazione burocratica. Perciò, invece di destinare miliardi di euro in opere inutili e dannose come il Ponte sullo stretto o ad altre strutture militari occorrono investimenti per la tutela del territorio, delle zone verdi (ampliandole), dei terreni agricoli lasciati abbandonati a causa dell’impoverimento dell’agricoltura, per fermare la cementificazione, per il rimboschimento sistematico, per la gestione corretta delle acque e così via.

Insomma, occorrerebbe sia limitare gli effetti del cambiamento climatico sia adottate delle politiche per non aggravare l’impatto umano sul clima. Per realizzare questa rivoluzione non sono sufficienti i buoni propositi dei cittadini (anche se importanti, soprattutto per prendere coscienza del problema), ma occorre un cambiamento sistemico, strutturale, del modo di produzione e della distribuzione delle risorse, oltre che un riassetto istituzionale e una rigenerazione radicale della Politica, a partire dai livelli locali.

Non sarà un cambiamento facile e forse la follia della logica capitalistica non lo permetterà in modo pacifico, ma se vogliamo salvarci da un’estinzione di massa, sarà inevitabile. Quello che stiamo vedendo infatti è solo l’inizio. Le cose peggioreranno e vista la portata degli sconvolgimenti non ci saranno capri espiatori a cui dare la colpa.

In questi momenti difficili ci stringiamo, innanzitutto, alle famiglie delle vittime e a coloro che hanno subito danni, ma pretendiamo che si agisca immediatamente nella giusta direzione e con adeguati provvedimenti, senza che si parli di fatalità o che si aspetti passivamente la prossima tragedia ambientale.

“Gli incendi e i disastri meteorologici degli ultimi giorni stanno mettendo a dura prova l’Italia. Il Governo ha messo in campo tutti i mezzi di cui dispone e stiamo istruendo le richieste di stato di emergenza avanzate dalle Regioni colpite per deliberare le prime risorse. Siamo al lavoro per dare risposte immediate ed efficaci”. Arrivano le rassicurazioni della premier Giorgia Meloni, in un videomessaggio trasmesso dai suoi canali social, nelle ore più difficile dell’emergenza maltempo in tutta Italia e in particolare in Sicilia.

“Sono sinceramente vicina al dolore di chi ha perso i propri cari e alle comunità che sono state maggiormente colpite”. La presidente del Consiglio ha ringraziato “i volontari, i vigili del fuoco, gli appartenenti alle forze armate e di polizia. Tutte le squadre sono mobilitate. Così come magistratura e polizia sono al lavoro per scoprire gli autori degli incendi dolosi”.

“Non dobbiamo e non possiamo limitarci a questi interventi di emergenza. Usare tutti i mezzi disponibili non significa che noi oggi abbiamo tutti i mezzi necessari”. “Nei mesi scorsi – ha proseguito Meloni – il governo ha già incrementato le assunzioni tra chi è chiamato al soccorso. Fin dalla prossima legge di bilancio intendiamo aumentare le spese per la manutenzione di veicoli aerei. Però i continui disastri a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi dimostrano che le emergenze saranno sempre più presenti”.

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