Sicilia. Lsu e Asu, Cisal: “Pensioni da fame, pronta una raccolta firme in tutta Italia”

L’iniziativa del sindacato per un ddl che consenta il riscatto dei contributi

Una raccolta firme in tutta Italia per presentare un disegno di legge di iniziativa popolare che consenta a migliaia di lavoratori Asu e Lsu di avere una pensione dignitosa: è questa l’iniziativa della Cisal nazionale che, su proposta della Cisal Sicilia, coinvolgerà tutte le Federazioni del sindacato per consentire a condizioni vantaggiose il riscatto dei contributi figurativi dei lavoratori, di cui quasi 10 mila solo in Sicilia. La decisione è stata assunta ieri a Pomezia dal Consiglio nazionale della Cisal che si è riunito per la prima volta in presenza dopo lo scoppio della pandemia.

“Migliaia di lavoratori Asu e Lsu di varie amministrazioni rischiano di ritrovarsi con una pensione misera, addirittura più bassa di quella sociale – dicono Giuseppe Badagliacca, Nicolò Scaglione, Angelo Lo Curto e Gaspare Di Pasquale della Cisal Sicilia – I servizi prestati dal 1996 a oggi non sono infatti riconosciuti come rapporto di impiego e i contributi figurativi non incidono sulle somme che verranno percepite: il risultato è che il riscatto di questi anni costerebbe migliaia di euro che i lavoratori non possono permettersi”.

Da qui la stesura di un disegno di legge che consenta di applicare la sola quota a carico del lavoratore e una lunga rateizzazione o, in alternativa, una compensazione con il Tfr ponendo gli oneri del datore di lavoro a carico del Fondo di Coesione dell’Agenzia per la Coesione territoriale. Un dipendente di categoria B, per fare un esempio, con le attuali norme deve versare 66 mila euro per riscattare 10 anni di contributi figurativi, pagando 1.100 euro al mese per 5 anni; con il ddl della Cisal, invece, la somma si ridurrebbe a 17.600 euro con 120 rate da 147 euro o 180 rate da 98 euro, potendo detrarre la metà del versato nei cinque anni successivi.

“Ringraziamo il segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro e il segretario generale della federazione Csa-Cisal Francesco Garofalo per avere accolto la nostra proposta – continuano Badagliacca, Scaglione, Lo Curto e Di Pasquale – L’obiettivo sarà la raccolta delle 50 mila firme necessarie per il ddl che poi andrà all’attenzione del Parlamento: un modo per risarcire migliaia di lavoratori di anni di precariato. La Cisal nazionale chiederà inoltre alla Funzione Pubblica di riaffermare il diritto dei lavoratori fragili a prestare servizio in modalità agile”.

In pensione a 58 anni, si ritorna alla “vecchia” formula di Opzione Donna: cosa cambia e quali sono le novità inserite nella manovra 2022

 

Si continua a parlare di pensioni e di possibili riforme in arrivo con la prossima manovra 2022. Tutto sembra essere pronto, anche la bozza della legge di bilancio che dal Governo sarà inviata in Parlamento. Dopo un primo intervento sul testo, da quello che è emerso nelle ultime ore, pare ormai definitivo il ritorno alla “vecchia” Opzione Donna, la misura di pensionamento che riconoscerà l’uscita anticipata alle lavoratrici a partire dall’età di 58 anni, ma in presenza di determinati requisiti. Vediamo quali.

Pensione a 58 anni, come cambia Opzione Donna in manovra

 

Si era detto, inizialmente, che l’intenzione del Governo Draghi era quella di inserire in manovra una possibile modifica dell’uscita pensionistica con Opzione Donna. Nella prima bozza del testo, infatti, si parlava di un riconoscimento della pensione anticipata tramite questa misura solo al raggiungimento della soglia dei 60 anni (61 per le autonome).

 

Questo passaggio, tuttavia, è adesso sparito dal testo in arrivo alle Camera, confermando il ritorno alle origini di Opzione Donna, che verrà riconfermata nel 2022 alla “vecchia maniera”.

Opzione Donna, cos’è e come funziona

 

La cosiddetta pensione “Opzione Donna” è un trattamento pensionistico calcolato secondo le regole di calcolo del sistema contributivo ed erogato, a domanda, in favore delle lavoratrici dipendenti e autonome che hanno maturato i requisiti previsti dalla legge.

 

Nel 2022, in linea con quanto previsto dalla legge di bilancio, conseguiranno il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico le lavoratrici in possesso dei requisiti richiesti dal legislatore ma solo una volta trascorsi:

 

    12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti;

    18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento sia liquidato a carico delle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi.

 

Chi può andare in pensione a 58 anni con Opzione Donna

 

Nel 2022 potranno accedere alla pensione anticipata con Opzione Donna le lavoratrici che abbiano maturato, entro la fine dell’anno in cui presenteranno la richiesta, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).

 

Ai fini del conseguimento della pensione è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.

 

Per il perfezionamento del requisito contributivo, invece, è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurata, fermo restando il contestuale perfezionamento del requisito di 35 anni di contribuzione al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti, ove richiesto dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico.

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