Roberto Saviano ospite della trasmissione di Raitre "Che tempo che fa" condotta da Fabio Fazio, Milano, 05 novembre 2012. ANSA/MATTEO BAZZI

Saviano e Rai: ‘Lo stop per Insider è una decisione politica’

Il Pd chiede,  attraverso l’ex-ministro Andrea Orlando, una discussione sulla cancellazione del programma di Roberto Saviano dal palinsesto Rai in commissione Antimafia e non, come sarebbe stato logico, in quella che vigila sul servizio pubblico radiotelevisivo. Il Pd vuole trasformare una decisione aziendale nel terreno di uno scontro politico ad alta intensità propagandistica. Il tutto sulla base di un sillogismo simil-aristotelico: Saviano è il simbolo della lotta alla mafia, ergo chi lo esclude dal palinsesto è oggettivamente complice di boss, picciotti e padrini.

La patata bollente lanciata da Orlando cadrà nelle mani di Chiara Colosimo,  meloniana e presidente dell’Antimafia parlamentare. Basta e avanza per capire dove e come i dem vogliano andare a parare.

Saviano  è entrato e uscito dalla programmazione in virtù di quelle che l’ad Rai Roberto Sergio ha presentato come «scelte aziendali». Esattamente come il giornalista Filippo Facci, per il quale nessuno si è strappato i capelli. Per Saviano, invece, la sinistra scomoda addirittura l’Antimafia, quasi a volerne sancire l’intangibilità e l’esenzione dal giudizio cui invece sono sottoposti i comuni mortali. A guardar bene, non v’è viatico migliore per un aspirante martire. Proprio così: Rai per Rai, al tempo del centrodestra è assai più redditizio figurare tra gli epurati che nei palinsesti.

La scelta della Rai di togliere dal palinsesto il suo programma ‘Insider’, atteso a novembre su Rai3, “è chiaramente una decisione politica’’.

Lo dice Roberto Saviano, ricordando che alla trasmissione, “quattro puntate già registrate”, dedicate tra l’altro a Don Peppe Diana e ad alcuni cronisti “perseguitati”, si lavorava “da oltre un anno”.

“Impossibile”, afferma lo scrittore, portare il programma altrove: “Appartiene alla Rai, dove non c’è più spazio per fare antimafia”.

Nel mirino del centrodestra sono finite in particolare le  affermazioni di Saviano su Salvini. Lei rivendica la definizione di ‘ministro della mala vita’ già al centro di una contesa giudiziaria? “Ma certo che la rivendico. Ho definito Salvini ‘Ministro della Mala Vita’ prendendo in prestito questa definizione da Gaetano Salvemini. Ministro della Mala Vita è chi sfrutta un territorio per fini elettorali, ma tiene ai margini del dibattito i veri problemi che su quel territorio insistono.

Matteo Salvini andò a Rosarno, terra di ‘ndrangheta, e disse che il problema di Rosarno sono le baraccopoli e prometteva ruspe. Tra chi ascoltava il suo comizio c’erano persone vicine ai Pesce-Bellocco, nemmeno un riferimento alla ‘ndrangheta. Credo che dal paragone con Giovanni Giolitti, che Gaetano Salvemini definì appunto ‘Ministro della Mala Vita’ nel suo omonimo libro, Matteo Salvini abbia solo da guadagnare”.

Le puntate di Insider, annunciato ufficialmente per novembre nei palinsesti Rai, erano già registrate? E quali temi avrebbero affrontato? “A Insider – spiega ancora lo scrittore- stiamo lavorando da oltre un anno. Non solo io, ma una redazione composta perlopiù da donne e coordinata da una donna. Si tratta di 4 puntate già registrate. Abbiamo parlato di Don Peppe Diana, sacerdote ucciso dal clan dei casalesi; dei collaboratori di giustizia che hanno permesso di svelare importanti rapporti tra mafia e politica e tra mafia e imprenditoria e dei giornalisti perseguitati, tra loro Rosaria Capacchione ed Enzo Palmesano. Quest’ultimo è stato parte della storia di Alleanza Nazionale, poi allontanato per il suo impegno antimafia, non in linea con il nuovo corso”.

Ha parlato di ‘coincidenza’ con le critiche a Don Ciotti. “Mettere alla gogna il percorso di Don Ciotti è un regalo alle mafie e che questo avvenga nelle stesse ore in cui si cancella in Rai una trasmissione antimafia dovrebbe far riflettere”.

Peppe de Cristofaro (Avs), componente della commissione di Vigilanza Rai. “La non messa in onda del programma di Roberto Saviano sulla mafia è una evidente ritorsione legata alla vicenda di Filippo Facci. La Rai a trazione sovranista non poteva permettersi di mantenere Saviano dopo la decisione di sospendere il programma del giornalista di Libero. Un vero e proprio regolamento di conti che non ha nulla a che vedere con il codice etico aziendale e su cui presenterò una interrogazione in Vigilanza Rai. Con questa scelta il nuovo amministratore delegato della Rai Roberto Sergio mette sullo stesso piano una critica politica ad un ministro con l’attacco ad una ragazza che denuncia una presunta violenza. Un messaggio devastante”.

Chiara Colosimo (Fdi), presidente della Commissione Antimafia. “Ho rimandato la discussione in ufficio di presidenza perché ho trovato irrispettoso fare una discussione sul palinsesto Rai alla presenza del procuratore di Bari. Trovo imbarazzante che l’antimafia debba occuparsi di decisioni aziendali della Rai e rivendico la serietà di un organo parlamentare, quello che presiedo, che si occupa di criminalità organizzata e non di televisione…”.

Augusta Montaruli (Fdi), vicepresidente in Vigilanza Rai. “Un Pd che solleva la questione Saviano in Antimafia anziché in commissione Vigilanza Rai è evidentemente in confusione cronica. Al di là del comportamento sconclusionato dell’opposizione, rimane una scelta legittima della dirigenza Rai che condividiamo nell’ottica dell’applicazione in maniera uniforme di regole e principi a cui Saviano non può essere sottratto. Peraltro gli interventi di Saviano che lo rendono incompatibile con il servizio pubblico avvenuti in maniera reiterata nulla c’entrano con uno pseudo impegno contro la criminalità organizzata. Voler arrivare ad applicare in Rai due pesi per due misure è l’ultimo tentativo di una sinistra spiazzata dal pluralismo e dalla riorganizzazione dell’azienda che per questo ha il nostro plauso”.

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