Il presidente del consiglio Mario Monti

Monti lancia la Fase 2: malumori in partiti e sindacati

Il governo c’è ed è al lavoro. Il messaggio che il presidente del Consiglio vuole inviare al Paese, all’Europa e soprattutto ai mercati, deve fare i conti con lo spread. Il differenziale tra i Btp e Bund tedeschi continua ad attestarsi sopra i 500 punti e non accenna a scendere. Dato allarmante per i conti dello Stato:  il Tesoro, per la fine dell’anno, metterà all’asta titoli di Stato per un totale di un ammontare complessivo di 20 miliardi di euro. Un test fondamentale per misurare la fiducia del proff. Mario Monti risponderà già oggi con un consiglio dei ministri che, se non prenderà alcun provvedimento per la crescita, sarà l’occasione per illustrare la road map della Fase 2. Il premier illustrerà ai ministri, e giovedì all’opinione pubblica nella conferenza stampa di fine anno, il timing dei provvedimenti, convinto che nella manovra ci sono già ‘i semi’ per lo sviluppo. I principali capitoli d’intervento sono noti: sblocco infrastrutture, fisco, liberalizzazioni, mercato del lavoro. Ma per l’esecutivo sarà una corsa ad ostacoli. Il governo, come spiega un membro del governo “non può commettere passi falsi né sottrarsi al confronto con parti sociali e partiti”. La pressione di media, partiti e parti sociali sta diventando sempre più forte. Insomma Monti dovrà dialogare, cioè mediare, sulle principali riforme che vorrebbe varare per dare il giusto impulso alla crescita. Il mercato del lavoro non si ‘cambia’ senza il tavolo di concertazione e l’ok dei sindacati. La triplice è pronta a tutto e la Fornero ha potuto già provare un assaggio di ‘contestazione’ quando ha parlato dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Cigl, Cisl e Uil non accetteranno alcuna riforma calata dall’alto: chiedono confronto su tutto. E poi ci sono i malumori dei partiti. La Lega Nord, con Calderoli invita il presidente del consiglio “ad andare in vacanza” e tuona contro il Cavaliere. “Berlusconi – ha incalzato l’ex ministro- predica bene, considerato il suo giudizio critico sulla manovra, ma razzola male, perché questa manovra killer l’ha votata lui e quindi è un complice di Bersani, Casini e Monti”. Quello che la Lega si aspetta è dunque che il Pdl “stacchi la spina” al governo per elezioni nel 2012. Ma fanno riflettere soprattutto le parole dei capigruppo di Camera e Senato del Pdl. Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri non hanno gradito “l’iperattivismo di alcuni ministri” e mettono dei paletti sulle liberalizzazioni: non vanno fatte “con colpi di mano unilaterali”. Duro anche Guido Crosetto secondo il quale, “il problema di Monti è in parte lo stesso di Tremonti”. “Ai professori – ha detto – ai burocrati dell’economia e agli intellettuali puri che danno consigli sui quotidiani, sfugge la realtà del Paese. Le medicine e le cure non sono uguali per tutti i pazienti. Un rigore tedesco o svizzero applicato all’Italia rischia di diventare mortale”.

Atteggiamento stigmatizzato dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. “E’ surreale come la politica si comporti nei confronti del governo Monti. Leggendo i giornali sembra che molti, scampato il pericolo, siano pronti a riprendere le vecchie abitudini. Ma il pericolo è più che mai davanti a noi e, se non cancelliamo le vecchie abitudini, potrebbe travolgerci”.

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