Meloni all’Onu: ‘Discorso da statista. Il tema dei migranti entra nell’agenda mondiale’

Il capogruppo alla Camera Tommaso Foti sottolinea l’intervento di ampio respiro del premier all’Onu: “Il presidente Meloni, nel suo primo discorso al Palazzo di Vetro, ha rivolto un forte appello e un determinato invito al mondo ad unirsi nella lotta contro i trafficanti di esseri umani e la mafia degli scafisti. Che si arricchiscono con la nuova schiavitù sulla pelle degli immigrati. Dopo aver costretto l’Europa ad affrontare in maniera coesa la questione dei flussi migratori, stavolta l’Italia si rivolge all’Onu; perché si affronti insieme la sfida epocale della difesa delle identità e delle Nazioni: come nel caso della guerra di aggressione all’Ucraina. Altre sfide globali non devono essere sottovalutate, ed è il caso dell’intelligenza artificiale: una grande opportunità che però nasconde ancora troppi lati oscuri e altrettante insidie. Con l’intervento del premier Meloni emerge la sua qualità di lungimirante statista: l’Italia torna ad essere protagonista nei consessi internazionali. Infine, denso di significato è il richiamo alle parole di Papa Giovanni Paolo II: secondo cui l’attività politica viene dall’uomo, si realizza attraverso l’uomo ed è per l’uomo”.

L’affondo sul tema epocale delle migrazioni – “non voltatevi dall’altra parte”- è stato un atto di coraggio. “Aver posto all’attenzione mondiale il tema della lotta ai trafficanti di esseri umani rappresenta un atto di coraggio”: lo afferma il copresidente del gruppo Ecr del Parlamento europeo, Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia. Un atto di coraggio “e un importante risultato ottenuto dal presidente Giorgia Meloni. Soprattutto perché questa sfida è stata lanciata in maniera costruttiva, ponendo alla base il diritto di ogni persona a non dover emigrare; e la necessità di cooperare per la crescita economica delle nazioni africane. Il tema dei migranti entra di diritto nell’agenda mondiale. Non era mai stato posto in maniera così netta e forte all’assemblea generale dell’Onu- prosegue. Anche perché il presidente del Consiglio italiano ha voluto fornire alternative alla migrazione di massa: come il piano Mattei per l’Africa. Spiegando che solo aiutando queste popolazioni nei loro Paesi si potranno sconfiggere gli schiavisti del terzo Millennio. Forte anche il richiamo di Meloni a un’altra sfida fondamentale per il futuro: l’intelligenza artificiale con i suoi rischi e opportunità. Altro tema che, come per i migranti, sarà al centro del G7 del 2024 in Italia”.

Nel suo primo discorso di fronte ai 193 membri dell’Onu, la premier italiana Giorgia Meloni fa un intervento intenso e appassionato, esorta le Nazioni Unite a “dichiarare una guerra globale ai trafficanti” di essere umani, i nuovi schiavisti, e tratteggia i temi di quelle che sono le sfide e le emergenze da affrontare lavorando tutti “insieme a ogni livello”.

“Temi – anticipa il primo ministro italiano – che l’Italia porrà al centro della sua Presidenza del G7 nel 2024” Ma anche e  “soprattutto questioni che investono la responsabilità delle Nazioni Unite”.

Un’organizzazione nata “all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, in un altro secolo, un altro millennio” e che dovrà essere riformata nel suo Consiglio di Sicurezza per renderlo “più rappresentativo, trasparente ed efficace”  garantendo “una distribuzione geografica dei seggi più equa” in maniera da rafforzare “anche la rappresentanza regionale”.

“E’ un onore, per me, rappresentare l’Italia di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un onore che, tuttavia, non è leggero come il privilegio, ma pesante come lo è la responsabilità”, esordisce Giorgia Meloni ricordando che “viviamo un’epoca complessa, fatta di emergenze e mutazioni continue. E non possiamo permetterci il lusso delle frasi di circostanza, dei principi decantati ma non attuati, delle scelte facili in luogo di quelle giuste”.

Di qui il richiamo “al senso profondo di ciò che ha dato vita a questo luogo, la Comunità delle Nazioni e dei popoli che si riconoscono nella Carta delle Nazioni Unite del 1945, nata – rievoca la premier italiana – per trovare soluzioni condivise che potessero garantire pace e prosperità”.

E, dunque, Giorgia Meloni ricorda che le Nazioni Unite poggiano su due pilastri, due “elementi che hanno dato un senso a questo luogo”: le Nazioni e la Ragione.

“Da una parte le Nazioni. Che esistono perché rispondono al bisogno, naturale, degli uomini di sentirsi parte di una Comunità di destino, di appartenere ad un determinato popolo. E di poter condividere, con altre persone, la stessa memoria storica, le stesse leggi, gli stessi usi e costumi. In una parola, la identità”.

“Dall’altra parte” c’è “l’ispirazione di quelle Nazioni, differenti fra di loro, di trovare un luogo nel quale risolvere le controversie internazionali con uno strumento più difficile da utilizzare ma decisamente più efficace nei risultati della forza, cioè lo strumento della Ragione”.

“Se – dice la premier italiana rivolta ai 193 membri dell’Onu che la ascoltano – questi due elementi, la Nazione e la Ragione, sono ancora il fondamento di ciò che ci muove, allora dobbiamo respingere il racconto utopico e interessato di chi dice che un mondo senza Nazioni, senza confini e senza identità, sarebbe anche un mondo senza conflitti. E, con altrettanta determinazione,  dobbiamo impedire il ritorno della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”.

“La guerra di invasione russa dell’Ucraina ci racconta esattamente questo. Che di fronte a chi vorrebbe riportarci al tempo delle guerre di dominio e di stampo neo-imperialista del quale pensavamo esserci liberati nel secolo scorso la Ragione può ancora avere la meglio, e che l’amore di Patria, il valore della Nazione, più ancora essere difeso oltre l’inimmaginabile”.

“Sta a noi, a ciascuno di noi – avverte la presidente del Consiglio italiana – decidere da che parte della Storia stare, in coscienza. Ma non prendiamoci in giro, perché questa è la posta in gioco. La scelta tra la Nazione e il caos, e tra la Ragione e la prevaricazione”.

Nella grande sala del Palazzo di Vetro di New York, Giorgia Meloni rivendica che “l’Italia ha scelto chiaramente da che parte stare. Lo ha fatto per senso di giustizia. Lo ha fatto perché è consapevole di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha avuto la meglio chi bombarda le infrastrutture civili sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio, chi utilizza come arma l’energia e ricatta le Nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone”.

E in un mondo così complicato e interconnesso “le conseguenze del conflitto in Ucraina travolgono tutti come in un domino. Ma impattano, soprattutto, sulle nazioni del sud del mondo”. Quella della Russia, sottolinea Giorgia Meloni, “è una guerra mossa non solo contro l’Ucraina, ma contro le Nazioni più povere”.

Da questo punto di vista, “l’attenzione dell’Italia è rivolta particolarmente verso l’Africa, dove Nazioni già provate dai lunghi periodi di siccità e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, si trovano oggi di fronte a una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare, che le espone ancora di più all’instabilità. E le rende facili prede del terrorismo e del fondamentalismo”.

“E’ una scelta – avverte la premier italiana. – Creare il caos e diffonderlo. E in quel caos, che produce decine di milioni di persone potenzialmente in cerca di condizioni di vita migliori, si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili”.

“Sono i trafficanti di esseri umani che organizzano la tratta dell’immigrazione illegale di massa – sottolinea la Meloni. – Illudono chi vuole migrare che,  affidandosi a loro, troverà una vita migliore. Si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l’Europa che vendono con le brochure  come fossero normali agenzie di viaggio. Ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo. Perché a loro non importa se la barca sia adatta o meno ad affrontare quel viaggio, l’importante per loro è solo il margine di guadagno”.

“E’ questa gente che un certo approccio ipocrita in tema di immigrazione ha fatto arricchire a dismisura. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme. E combatteremo anche questa – promette il presidente del Consiglio italiano. – Il punto è che combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite”.

“Davvero – si chiede e chiede Giorgia Meloni ai 193 membri dell’Onu – un’organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo “la fede nella dignità e nel valore della persona umana”, può voltarsi dall’altra parte di fronte a questo scempio?”

“Davvero possiamo fingere di non vedere che oggi, al mondo,  non esiste attività criminale più profittevole del traffico di migranti, quando proprio i rapporti Onu certificano come questo business abbia raggiunto, per volumi di denaro, il traffico di droga, e ampiamente superato quello delle armi?”

“Davvero questa Assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente quel crimine universale che era la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme, che si continui a mercificare la vita umana, che vi siano donne portate in Europa a prostituirsi per ripagare debiti enormi contratti con i trafficanti, o uomini abbandonati nelle mani della criminalità organizzata?”

“Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere, in via prioritaria, non chi ne ha davvero diritto ma, piuttosto, chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi?”

“Io penso di no. E sono convinta – dice Giorgia Meloni – che sia dovere di questa Organizzazione rifiutare ogni ipocrisia su questo tema. E  dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”.

“Per farlo dobbiamo lavorare insieme a ogni livello. E l’Italia – avverte la premier italiana – intende essere in prima fila su questo fronte”.

“Con il Processo di Roma, avviato a luglio, con la Conferenza su Migrazioni e Sviluppo, abbiamo coinvolto le Nazioni mediterranee e diverse Nazioni africane su un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali: sconfiggere – ricorda il presidente del Consiglio italiano – gli schiavisti del terzo millennio da un lato, e affrontare le cause alla base della migrazione dall’altra, con l’obiettivo di garantire il primo dei diritti. Che è il diritto a non dover emigrare, a non essere costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, a recidere le proprie radici, trovando, nella propria terra, le condizioni necessarie a costruire la propria realizzazione”.

“Anche qui bisogna avere il coraggio di dire le cose come stanno. L’Africa non è un continente povero. E’, al contrario, un continente ricco di risorse strategiche. Detiene la metà di quelle minerarie del mondo, tra cui abbondanti terre rare, e il 60% delle terre coltivabili, spesso inutilizzate. L’Africa non è un continente povero, ma – accusa la Meloni – è stato spesso, ed è, un continente sfruttato. Troppo spesso gli interventi delle Nazioni straniere nel continente non sono stati rispettosi delle realtà locali. Spesso l’approccio è stato predatorio, e ciononostante perfino paternalistico”.

La soluzione è dunque quella di “invertire la rotta. L’Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione, capace di collaborare con le Nazioni africane affinchè possano crescere e prosperare grazie alle risorse che possiedono. Una cooperazione – avverte – da pari a pari. Perché l’Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizioni di competere, ad armi pari, di investimenti strategici che leghino i destini delle Nazioni con progetti reciprocamente vantaggiosi”.

Bisogna “offrire un’alternativa, seria, al fenomeno della migrazione di massa, un’alternativa fatta di lavoro, formazione e opportunità nelle Nazioni di provenienza. E percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile”.

“Saremo i primi a dare il buon esempio con il “Piano Mattei per l’Africa”. Un piano di cooperazione allo sviluppo che prende il nome di Enrico Mattei, un grande italiano che sapeva conciliare l’interesse nazionale italiano con il diritto degli stati partner di conoscere una stagione di sviluppo e progresso”.

“Dobbiamo avere il coraggio di rimettere l’uomo, con i suoi diritti, al centro del nostro agire. Un principio apparentemente scontato, ma che scontato non è più”.

“Nazioni vengono invase. E la ricchezza si concentra sempre di più, la povertà dilaga, si riaffaccia la schiavitù, tutto sembra voler mettere a repentaglio la sacralità dell’essere umano”

“Perfino quello che a uno sguardo superficiale può sembrare uno strumento per migliorare il benessere dell’umanità, a un’analisi più attenta rivela i suoi rischi – mette in guardia là premier italiana. – Pensiamo all’intelligenza artificiale. Le applicazioni di questa nuova tecnologia rappresentano sicuramente una grande opportunità in molti campi, ma non possiamo fingere di non comprendere anche gli enormi rischi che porta con sé”.

“Non sono certa che ci stiamo rendendo conto abbastanza delle implicazioni connesse a uno sviluppo tecnologico che corre molto più velocemente della nostra capacità di governarne gli effetti”.

“Eravamo abituati a un progresso che aveva come obiettivo ottimizzare le capacità umane. E oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituire le capacità umane. E se in passato questa sostituzione si concentrava sul lavoro fisico, così che gli uomini potessero concentrarsi sui lavori di concetto e di organizzazione, oggi è l’intelletto che rischia di essere soppiantato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti, ad esempio nel mercato del lavoro”.

“Sempre più persone non saranno necessarie, in un mondo sempre più dominato dall’ineguaglianza, dalla concentrazione di potere e di ricchezza nelle mani di pochi”.

“Non è il mondo che vogliamo. E dunque non possiamo commettere l’errore di considerare questo dominio una “zona franca” senza regole”.

Di qui le regole che ci si dovrá necessariamente dare, “questioni che investono la responsabilità delle Nazioni Unite”: “servono meccanismi di governance globale capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche, che l’evoluzione della tecnologia rimanga al servizio dell’uomo e non viceversa. Serve dare applicazione pratica al concetto di “algoretica”, ovvero dare un’etica agli algoritmi”.

“Sono sfide enormi, che non possiamo affrontare se non prendiamo atto anche dei nostri limiti, come Nazioni e nel sistema multilaterale. Per questo l’Italia sostiene la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza che lo renda più rappresentativo, trasparente ed efficace. Che garantisca una distribuzione geografica dei seggi più equa e rafforzi anche la rappresentanza regionale”.

Un consesso delle Nazioni Unite “che esca dall’assetto cristallizzato all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, in un altro secolo, un altro millennio, per dare a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore nel presente”.

“Su questi e su molti altri temi si dimostrerà la nostra capacità di governare il nostro tempo – dice la premier italiana riportando alla memoria la figura di Papa Wojtyla. – La nostra capacità di fare quello che in questa sede, il 2 ottobre del 1979, un grande uomo, un santo e uno statista come Papa Giovanni Paolo II, ci ricordava, e cioè che l’attività politica, nazionale e internazionale, viene “dall’uomo”, si esercita “attraverso l’uomo” ed è “per l’uomo”.

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